Coronavirus: scoperta la molecola che gli impedisce di replicarsi ed espandere l’infezione

L’hanno chiamata 13b e sono anche riusciti a fotografarla. Questa molecola può inibire la proteasi, cioè quell’enzima che permette al virus di replicarsi. La buona notizia è che è stata finalmente aperta la strada a farmaci mirati, quella cattiva è che serviranno anni prima di poterli mettere a punto.
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Giulia Dallagiovanna 21 Marzo 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

La buona notizia è che è stato scoperto quello che può essere definito "il motore" del Coronavirus. Quella cattiva è che saranno necessari anni prima di poter mettere a punto un farmaco, che dovrà essere creato da zero. In ogni caso, è uno studio importante quello che arriva dall'Università di Lubecca e che è stato pubblicato sulla rivista Science. I risultati però potrebbero non essere così semplici da capire e provo quindi a spiegarteli per farti rendere conto meglio di cosa finalmente è venuto alla luce.

Prima di tutto, sai cos'è la proteasi? In poche parole, è quell'enzima che permette ai virus di replicarsi. Le catene di proteine vengono infatti rotte in frammenti più corti e con questi pezzettini l'agente patogeno crea nuove copie di se stesso. Ed estende l'infezione. Nel caso del SARS-Cov-2, questa ha una forma simile a un cristallo.

Il team dell'ateneo tedesco ha però trovato la molecola che impedisce tutto questo, perché blocca la proteasi. Gli ha dato un nome, 13b, e l'ha anche fotografata, grazie ai potenti raggi X del sincrotrone Bessy di Berlino, un acceleratore di particelle che è stato messo subito a disposizione per fornire il proprio contributo contro questa emergenza sanitaria.

Un farmaco è già stato testato in laboratorio e sui topi, ma il percorso è ancora lungo

A questo punto, abbiamo quindi un'arma per combattere il Covid-19. O meglio, abbiamo un inizio. Il farmaco è stato infatti prodotto ed è iniziata la lunga serie di test che lo separano dalla sua validazione e messa in commercio. Per ora, sappiamo che ha dato ottimi risultati in laboratorio su cellule di polmone umano, e che è stato somministrato anche ai topi, dimostrando di non essere tossica. Non solo, ma sembra che sia efficace anche se assunto per via inalatoria, un aspetto molto utile per chi è ricoverato con ossigeno.

Il punto fondamentale per ora è che abbiamo capito come faccia il SAR-Cov-2 a replicarsi e che quindi possiamo studiare farmaci mirati. Intanto si cerca di capire se quelli attualmente disponibili, come il Tocilizumab e il Remdesivir possano essere efficaci come terapia di supporto ai pazienti attualmente ricoverati e che purtroppo non hanno tempo di aspettare la fine della sperimentazione.

Fonte| "Crystal structure of SARS-CoV-2 main protease provides a basis for design of improved α-ketoamide inhibitors" pubblicato su Science il 20 marzo 2020. 

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