Oltre al vaccino, il cui sviluppo come ti abbiamo raccontato è un processo lungo che durerà mesi, un’altra via per affrontare il Coronavirus è trovare una cura. Un farmaco quindi che agisca sulla conseguenze legate all’infezione è forse la strada più veloce verso una prima arma di difesa contro il virus. L’accelerata potrebbe arrivare dall’Anakinra, un antinfiammatorio che somministrato precocemente, quindi nei primi giorni dell’infezione, si è rivelato capace di spegnere l'esagerata risposta infiammatoria a livello polmonare causata da Sars-Cov-2. È il risultato di una sperimentazione nata dalla collaborazione tra due ospedali liguri, il Galliera e l’Istituto Giannina Gaslini, centro di eccellenza in fatto di malattie infiammatorie. I risultati sono stati pubblicati sul Journal of Allergology and Clinical Immunology.
L’utilizzo di farmaci antinfiamamotori è stata una delle prime ed efficaci risposte contro la severa infiammazione polmonare da Covid-19. Di questi, i farmaci per le malattie reumatiche hanno avuto un ruolo cruciale e il primo a essere utilizzato è stato il tocilizumab, un inibitore di interleuchina-6. Nella nota congiunta dei due ospedali liguri, i ricercatori spiegano che nelle prime settimane il farmaco ha permesso di trattare un gran numero di pazienti ma, allo stesso tempo, ne ha determinato anche una scarsa reperibilità. Come alternativa è stato dunque testato l’uso precoce di un altro farmaco anti-artrite, l’Anakinra, che invece inibisce una delle molecole più dannose prodotte nel corso della risposta infiammatoria a livello dei tessuti, ovvero l’interleuchina-1.
Come sai, moltissime persone entrate in contatto con il virus hanno avuto un drammatico e rapido decorso fino al ricovero e all’intubazione in terapia intensiva. Nella cornice di una collaborazione votata alla lotta contro l’infezione al Covid-19, i due nosocomi liguri hanno messo in campo una sperimentazione con l’antinfiammatorio Anakinra: l’idea era provare ad arginare l’infiammazione polmonare legata all’infezione attraverso l’utilizzo di un farmaco già noto e in commercio.
Dopo il trattamento dei primi 5 pazienti, i medici hanno osservato che la febbre era scomparsa, che l’infiammazione polmonare era nettamente migliorata così come il quadro respiratorio: tanto che era stato possibile eliminare la ventilazione assistita a cui erano stati costretti. Soprattutto, dopo 7-13 giorni, i pazienti sono stati invece dimessi e non hanno riscontrato alcun effetto collaterale. Come già aveva suggerito una sperimentazione preliminare condotta dall’ospedale San Raffaele e pubblicata su Lancet Reumatology, anche lo studio ligure suggerisce che l’Anakinra può davvero essere una valida alternativa al tocilzumab per contrastare la severa polmonite da COVID-19 nei primi giorni dalla comparsa.
Aggiornamento del 19 giugno 2020
In riferimento al Tocilizumab citato poche riga sopra, nella giornata di mercoledì 17 giugno l'Aifa ha interrotto la sperimentazione del farmaco nei pazienti affetti da polmonite legata all'infezione da Coronavirus. Secondo l'Agenzia non avrebbe dato alcun beneficio e per questo resterà un farmaco sperimentale il cui uso sarà limitato agli studi clinici randomizzati.
Fonti | "Safety and efficacy of early high-dose IV anakinra in severe COVID-19 lung disease" pubblicata il 10 maggio su Journal of Allergology and Clinical Immunology