Non c’era una causa specifica, chiara, univoca. La schiena era storta e la colonna vertebrale presentava una deformità così grave che le provocava dolore a ogni singolo movimento del corpo e un fortissimo disagio psicologico.
Ma Chiara, nome di fantasia con cui ora ti racconterò la storia di una ragazza siciliana di 15 anni, della sua schiena conosceva solo questo: il dolore. E la patologia che l'affliggeva, una scoliosi idiopatica, ovvero senza una causa precisa ma estremamente critica.
Fai conto che la deformità della sua colonna vertebrale era di 130 gradi Cobb. È il metodo standard per misurare la curvatura di una scoliosi, patologia che riguarda il 3% della popolazione italiana e che nell’80% dei casi viene diagnosticata in età adolescenziale.
L’angolo di Cobb consiste nel calcolo dell’angolo formato dall'intersezione di due rette tangenti la prima e l'ultima vertebra colpite da scoliosi.
In base alla sua gradazione, si decide cosa e come fare. Tendenzialmente oltre i 5° la scoliosi viene confermata, superati i 20° si può intervenire con il corsetto, oltre i 40-45° la soluzione è l’intervento chirurgico.
Capisci, insomma, che per una condizione grave e particolare come quella di Chiara serviva un approccio particolare. Inusuale. Eccezionale.
Come quello messo in campo dall’Unità di Neurochirurgia del Maria Cecilia Hospital di Cotignola, che per la prima volta in Italia ha previsto la combinazione di un doppio intervento di correzione della scoliosi.
Nessuna delle analisi genetiche cui Chiara si è sottoposta avevano trovato traccia di patologie che avessero potuto spiegare l’origine della sua scoliosi.
Negli ultimi anni, poi, la sua situazione è peggiorata molto velocemente, al punto che i trattamenti con il busto erano diventati ormai inefficaci.
Se non si fosse intervenuti in fretta, Chiara sarebbe andata incontro anche a una grave insufficienza respiratoria e le deformità della gabbia toracica dovute alle scoliosi avrebbero portato pure a una serie di problemi cardiaci e polmonari.
Come ti ho accennato poco sopra, l’intervento di correzione è stato diviso in due. In un primo momento i neurochirurghi hanno escluso l’impegno della tecnica Halo, cui sarebbe dovuto seguire un periodo di immobilità di 15-20 giorni.
Per evitare un ulteriore peso fisico e psicologico per Chiara hanno così optato per il Growing Rod Magnetico.
In sostanza le hanno inserito una barra magnetica transitoria dentro la colonna vertebrale. Si tratta di un intervento, utilizzato più spesso nei pazienti pediatrici, che prevede una barra magnetica in grado di lavorare sull’allungamento graduale della colonna vertebrale tenendo il paziente a casa e con sedute periodiche in ambulatorio.
Questa barra magnetica si adatta alla crescita dei pazienti più piccoli e oggi viene utilizzata anche per attuare una trazione temporanea in caso di scoliosi grave.
Nel caso di Chiara, il Growing Rod è stato agganciato alla colonna vertebrale. Sono poi state praticate delle osteotomie di Ponte, cioè delle resezioni della parte posteriore delle vertebre per mobilizzare la colonna vertebrale e renderla più flessibile.
Una volta uscita dalla prima sala operatoria, Chiara si è sottoposta a una serie di sedute di allungamento.
Tramite un attivatore esterno, la barra viene estesa in modo da correggere gradualmente la scoliosi e rendere la colonna più elastica in attesa dell’intervento definitivo.
Ogni volta che Chiara arrivava in ambulatorio, la sua barra magnetica veniva allungata di circa 5-10 millimetri finché, nell’arco di un mese, non l’hanno tirata fino a quasi 3 centimetri.
A distanza di 40 giorni si è poi sottoposta al secondo intervento chirurgico per rimuovere la barra magnetica e sostituirla con quelle definitive.
Nonostante gli allungamenti e le trazioni della barra magnetica, la scoliosi di Chiara era ancora molto grave.
Così i chirurghi hanno deciso di procedere con una vertebrectomia, ovvero una vertebral column resection (o Vcr). In pratica le hanno rimosso la settima vertebra toracica per mobilizzarle la schiena.
Nonostante l’8% di rischio di un danno neurologico, la vertebrectomia è stata efficace. La scoliosi è stata risolta e la curva della colonna vertebrale è stata corretta ancora di più, anche dal punto di vista estetico: un dettaglio che diventa importante se pensi che Chiara, in tutto questo, ha solo 15 anni.
Fonte | Maria Cecilia Hospital di Cotignola