Cosa c’è da sapere sulla raccolta firme per un referendum sul fine vita proposto dall’Associazione Coscioni

L’iniziativa terminerà il prossimo 30 settembre, data entro la quale dovranno essere raccolte 500mila firme per presentare la proposta di referendum. Lo scopo è quello di abrogare parte dell’articolo 579 del codice penale. Proviamo a capire meglio il perché.
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Giulia Dallagiovanna 12 Luglio 2021
* ultima modifica il 27/07/2021

A partire dallo scorso weekend potresti aver visto dei banchetti di raccolta firme in alcune piazze e lungo le strade di quasi tutti i comuni italiani. Li ha organizzati l'Associazione Luca Coscioni per raccogliere 500mila firme per chiedere un referendum sul tema del fine vita e dell'eutanasia legale. La scadenza è il prossimo 30 settembre. Si tratta di argomenti davvero molto importanti e delicati, su cui ciascuno di noi si è sicuramente formato una propria opinione. Ma per evitare slogan o tifoserie, sia da un lato che dall'altro, è bene prima di tutto conoscere quale sia la situazione in Italia oggi e cosa vorrebbero ottenere le realtà che appoggiano questa mobilitazione.

La situazione in Italia

Come probabilmente già saprai, in Italia oggi non sono legali né l'eutanasia, attiva o passiva, né il suicidio assistito. Esistono diversi articoli del codice penale che possono essere utilizzati per incriminare un medico che interviene in questo senso nei confronti di un paziente malato. Anche se questo versa in condizioni irreversibili ed è lui stesso, nel pieno possesso delle sue facoltà mentali, a richiedere un trattamento che ponga fine alla sua vita.

Abbiamo quindi l'articolo 575 del Codice penale che disciplina il reato di omicidio volontario, il 579 che descrive nello specifico l'omicidio del consenziente e, ancora, il 580 che parla direttamente di istigazione o aiuto al suicidio, assieme al 593 che punisce l'omesso soccorso. Il quadro normativo dunque sembra andare in una direzione ben precisa, se non fosse che tutto questo si scontra con l'articolo 32 della Costituzione, la legge fondamentale dello Stato, secondo cui: "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana".

La senza della Corte Costituzionale

Questo divario è emerso con forza quando è scoppiato il caso di Fabiano Antoniani, in arte Dj Fabo. Come forse ti ricorderai, l'uomo era stato accompagnato in Svizzera da Marco Cappato, tesoriere dell'Associazione Luca Coscioni, per poter accedere alla pratica del suicidio assistito, come da sua volontà. Di ritorno dal viaggio, Cappato si era autodenunciato alla Procura di Milano, dando di fatto il via a un processo che ha condotto a una sentenza storica da parte della Corte Costituzionale.

Prima di tutto, la Corte, chiamata ad esprimersi in merito alla legittimità costituzionale del reato di aiuto al suicidio di cui era accusato Cappato, ha ricordato al Parlamento quali fossero le sue responsabilità, ovvero legiferare per colmare questo vuoto legislativo. Deputati e senatori non hanno fatto nulla di tutto questo e quindi la palla è passata di nuovo alla Consulta che il 24 settembre 2019 annunciava: "La Corte ha ritenuto non punibile ai sensi dell’articolo 580 del codice penale, a determinate condizioni, chi agevola l’esecuzione del proposito di suicidio, autonomamente e liberamente formatosi, di un paziente tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitale e affetto da una patologia irreversibile, fonte di sofferenze fisiche e psicologiche che egli reputa intollerabili ma pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli". Per la prima volta in Italia si parlava di condizioni che permettessero di distinguere il reato dall'esercizio di un diritto.

La raccolta firme per il referendum

A distanza di quasi due anni da quella sentenza, nel panorama legislativo italiano non è cambiato nulla. Una piccola eccezione è l'approvazione da parte della Commissione Giustizia della Camera del testo base di una nuova legge che disciplini l'eutanasia.

Complice l'emergenza pandemica, il Parlamento ha continuato a ignorare il richiamo della Corte Costituzionale, mentre i tribunali la tengono presente come una sorta di bussola per orientarsi nelle diverse vicende giudiziarie, ma soprattutto umane. Un esempio è quanto è accaduto ad Ancona nei confronti di un uomo di 43 anni, tetraplegico, che da tempo chiedere di accedere al suicidio assistito.

Ed è così che si arriva alla raccolta firme per il referendum proposto dall'Associazione Coscioni. Nello specifico, il testo proposto prevede una parziale abrogazione dell'articolo 579 del codice penale, in modo da eliminare ogni ostacolo legislativo all'attuazione della cosiddetta eutanasia attiva, ovvero l'intervento di un medico che somministra farmaci e induce la morte del paziente. Si vuole passare dal modello dell'indisponibilità della vita, che era stato sancito dal codice penale del fascismo del 1930, a quello dell'autodeterminazione individuale e quindi della disponibilità della vita. In linea con quanto prevede la Costituzione.

Ora la scelta è tua: puoi aderire all'iniziativa e aggiungere la tua firma, oppure decidere che sei contrario e quindi non supportare il referendum. L'importante è che tu abbia in mano tutti gli strumenti per scegliere.

Fonte| Comunicato stampa Associazione Luca Coscioni 

Credits photos: Ufficio Stampa Associazione Luca Coscioni 

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