Cosa sono le USCA e perché saranno importanti sul territorio

Le Unità Speciali di Continuità assistenziale sono formate da medici e il loro scopo è quello di assistere a domicilio i pazienti affetti da Covid-19 che non hanno bisogno di un ricovero. In questo modo vengono alleggeriti gli ospedali, mentre i medici di famiglia possono continuare a seguire i pazienti ordinari.
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Giulia Dallagiovanna 6 Maggio 2020
* ultima modifica il 09/11/2020
Con la collaborazione del Dott. Giovanni Scarani Medico di Medicina Generale presso il comune di Borgonovo Val Tidone (Piacenza)

Se c'è un aspetto che in questa epidemia è emerso più chiaro che mai è l'importanza del territorio nell'assistenza ai malati. Mi riferisco a tutta quell'assistenza, soprattutto sanitaria, che permetta di evitare il ricovero fino a quando non diventa strettamente necessario, alleggerendo così il carico per gli ospedali e garantendo un miglior supporto ai pazienti. È anche a questo scopo che nascono le USCA, ovvero le Unità Speciali di Continuità Assistenziale. Sono già attive in diverse regioni, soprattutto al nord, e lavorano in stretta collaborazione con i medici di famiglia.

Cosa sono

Le USCA sono delle unità di medici, di solito giovani, che si recano nelle case per assistere direttamente i pazienti affetti da Covid-19, che non hanno bisogno di essere ricoverati in ospedale. Sono state istituite dal governo con il decreto legge del 9 marzo, ma è servita qualche settimana prima che le aziende sanitarie territoriali potessero organizzarle e farle entrare in funzione. Sono formate da un numero di persone che varia in base a quanti erano già attivi nelle sedi di continuità assistenziale di quel territorio e al volume di richieste alle quali devono far fronte. In poche parole, si decide quanti medici arruolare in base a quante guardie mediche sono di solito necessarie in quella zona e a quanto la stessa è stata colpita dall'epidemia.

Possono prendervi parte specialisti, chi sta ancora seguendo il corso per diventare medico di Medicina Generale e neoabilitati in attesa di sostenere il concorso per entrare in una scuola di specializzazione. Forse lo avrai intuito, ma è bene specificarlo dal momento che questo aspetto ha raccolto qualche critica: come mai vengono privilegiati i giovani? Non è solo una questione di carenza di forza lavoro, ma anche un modo per proteggere i dottori più anziani e più esposti ai rischi che un'infezione da SARS-Cov-2 può comportare.

A cosa servono

Le USCA sono state pensate sia per alleggerire il carico che tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo si è riversato sugli ospedali, con esiti spesso drammatici, sia per consentire a medici di famiglia e pediatri di libera scelta di continuare a seguire i pazienti ordinari.

Vengono attivate proprio da questi ultimi, mentre non potrai chiamarle tu direttamente. Sono attive dal lunedì alla domenica e dalle 8:00 alle 20:00, anche se possono esserci delle variazioni di orario in base alle zone. Il loro scopo non è quello di fare i tamponi, ma di intervenire quando un paziente già positivo, o fortemente sospettato di aver contratto il Covid-19, ha bisogno di assistenza medica.

Nello specifico, arriveranno quando:

  • Una persona positiva presenta lievi sintomi (come tosse e febbre massimo a 37,5 gradi), ma ha più di 70 anni oppure soffre già di patologie pregresse
  • Una persona è stata ricoverata, ma poi dimessa dall'ospedale con diagnosi di Covid-19, per attendere la guarigione in isolamento domiciliare
  • Una persona ha febbre alta che prosegue da almeno 4 giorni o lamenta difficoltà respiratorie, anche se non è ufficialmente positiva

Una volta che il medico di famiglia ha effettuato un triage telefonico, l'unità viene inviata al domicilio del paziente, naturalmente provvista di tutti i dispositivi di protezione individuale che devono essere forniti direttamente dalla regione. A questo punto visita il malato, rilevando tutti i parametri e soprattutto misurandogli la saturazione con un saturimetro: un valore fondamentale per capire se sia necessario il ricovero oppure no.

"Possono anche sottoporli a ecografia polmonare – ha spiegato a Ohga il dottor Giovanni Scarani, medico di Medicina Generale a Borgonovo Val Tidone, in provincia di Piacenza, tra le città più colpite dall'epidemia. – Noi attiviamo le USCA soprattutto quando abbiamo dei casi sospetti, perché se la polmonite è nelle fasi iniziali, la lastra potrebbe anche risultare negativa mentre l'ecografia può rivelare se c'è un danno ai polmoni. Queste unità sono un grosso aiuto per il nostro lavoro".

Perché sono importanti

Come ti spiegavo prima, una delle regioni per cui il Coronavirus ha colpito così duramente alcune regioni del nord Italia ha riguardato proprio l'assetto del sistema sanitario. In Lombardia, ad esempio, si è costruita una rete dove al centro c'era l'ospedale, ma non era supportato da presidi territoriali in grado di far fronte all'emergenza. Per questo motivo, i medici sono stati costretti a ricoverare tutti e i reparti si sono riempiti in pochi giorni.

Le USCA alleggeriscono il carico degli ospedali e consentono ai medici di famiglia di seguire i pazienti ordinari

Le USCA dovrebbero alleviare in parte questo problema, garantendo una migliore assistenza a domicilio in chi versa in condizioni di salute che gli permettano di attendere la guarigione a casa. Non solo, ma sempre in accordo con il medico di famiglia a cui devono far riferimento, potranno anche prescrivere farmaci, compresi quelli off-label e che fanno parte delle terapie sperimentali contro il Covid-19.

Nel frattempo, i medici di Medicina Generale e i pediatri di Libera Scelta potranno continuare a seguire i loro pazienti ordinari, che in queste settimane hanno rischiato di venir messi un po' da parte a causa dello scoppio dell'epidemia.

Fino a quando saranno attive

Non c'è ancora una data certa per lo scioglimento delle USCA. I contratti che vengono fatti ai medici che vi prendono parte hanno una durata di tre mesi, ma il decreto prevede che queste unità possano rimanere attive fino a quando non sarà terminata l'emergenza sanitaria. In Italia è stata istituita il 31 gennaio e rimarrà in vigore fino a fine luglio. A quel punto non si sa se verrà rinnovata o se non ne avremo più la necessità.

Da un lato, sembra che da quando i contagi abbiano iniziato a diminuire, si avverta anche meno il bisogno di mantenere attive queste unità. Dall'altro, potrebbero rivelarsi molto utili in caso di una seconda ondata. Un'evenienza purtroppo non così improbabile.

Fonti| Ats Pavia; Regione Emilia-Romagna

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.