Cosa sta accadendo davvero con AstraZeneca e perché non dobbiamo andare in panico

La paura è comprensibile, soprattutto dopo i titoli allarmistici di alcuni giornali e i comunicati di Aifa, che è sembrata contraddirsi da sola nel giro di poche ore. Ma non nascondiamocelo: senza AstraZeneca potremmo non riuscire a vedere la fine di questa pandemia entro settembre. Quindi è meglio capire bene quanto sia il caso di preoccuparci e quanto invece no.
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Giulia Dallagiovanna 16 Marzo 2021
* ultima modifica il 15/04/2021

L'Aifa ha sospeso in via precauzionale l'uso del vaccino AstraZeneca in tutta Italia. Una sola frase che nella giornata di ieri ha fatto sorgere milioni di domande, e di paure: ma allora è davvero pericoloso? C'è il sospetto fondato che le persone siano morte a causa del farmaco? E ora come proseguiremo la campagna vaccinale? La fine della pandemia è sempre più lontana? D'altronde, l'annuncio è arrivato solo poche ore dopo che il generale Francesco Figliuolo, attuale commissario straordinario per l'emergenza Covid, aveva promesso di raggiungere l'immunità di gregge entro settembre.

I dubbi e le paure sono lecite. E lo sono ancora di più dopo che alcuni giornali hanno cavalcato l'onda emotiva e calcato la mano sui soliti termini "paura", "allarme", arrivando persino a "vaccini killer". Non solo, l'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, ha pubblicato due comunicati discordanti nel giro di qualche ora. Nel primo si parlava di un "allarme ingiustificato", nel secondo avvisava della sospensione della somministrazione di tutte le dosi, non solo di quelle legate al lotto sospetto, sull'intero territorio nazionale. Stando così le cose, obiettivamente, chi non avrebbe paura?

C'è un problema, però, ed è molto importante: i vaccini sono l'unico modo per uscire da questa pandemia evitando altri migliaia o milioni di morti. L'unico modo per permettere a bar, ristoranti, palestre, teatri, cinema e negozi di riaprire. L'unico modo per tornare ad assistere a concerti ed eventi sportivi con gli stadi pieni. L'unico modo per riabbracciare i nonni e gli amici. L'unico modo per tornare a vivere. L'allarmismo, semplicemente, non ce lo possiamo permettere. E quindi doverose e sacrosante tutte le cautele e le sospensioni necessarie, ma proviamo a capire quanto invece sia fondato il panico.

Cosa sta succedendo

Prima di tutto, i fatti. Ci sono cinque persone morte, 3 in Sicilia, una a Napoli e l'ultima a Biella. Tutte e cinque avevano ricevuto la prima dose del vaccino di AstraZeneca e tutte e cinque sono decedute per ragioni legate alla circolazione del sangue. Nello specifico, i tre militari di Siracusa, Catania e Trapani avrebbero riportato coaguli del sangue e trombosi. Anche Vincenzo Russo, il bidello dell'istituto Viviani di Casalnuovo in provincia di Napoli, ha mostrato segni di trombosi. Infine Sandro Tognatti, insegnate di musica a Biella, rimasto vittima di un arresto cardiaco.

Tutte le persone di cui ti ho parlato avevano tra i 50 e i 58 anni, ad eccezione di Stefano Paternò, un militare di stanza a Siracusa, che ne aveva 43. Tutti loro si erano sottoposti alla vaccinazione tra qualche ora e pochi giorni prima del decesso.

Diverse procure hanno aperto un'indagine. Alcune, come quella di Biella, contro ignoti, mentre a Siracusa si contano una decina di persone iscritte nel registro degli indagati, da AstraZeneca fino al personale sanitario che si è occupato della somministrazione, tutti con l'accusa di omicidio colposo. Secondo l'avvocato Marco Fanti, non si tratterebbe di "un atto dovuto", come avrebbe risposto il procuratore, in quanto non erano ancora disponibili i risultati dell'autopsia e non si poteva dunque conoscere con certezza la causa del decesso.

Quello di cui non dobbiamo dimenticarci infatti è che al momento non c'è nessuna prova che vi sia un nesso causale tra il vaccino e il decesso. L'autopsia eseguita sul maresciallo dei carabinieri Giuseppe Maniscalco, di Trapani, avrebbe già escluso qualsiasi legame, ma la procura ha comunque disposto ulteriori esami istologici.

Intanto, le vaccinazioni sono bloccate. Siamo partiti con un solo lotto incriminato e momentaneamente ritirato: l'ABV2856, ricevuto dai militari in Sicilia. Al collaboratore scolastico di Napoli e all'insegnate di Biella, però, sono state somministrate dosi provenienti da altri lotti. La magistratura di Biella aveva inizialmente parlato di "sequestro preventivo d’urgenza sull’intero territorio nazionale del lotto ABV5811, cui apparteneva la fiala di vaccino somministrata", mentre in seguito il Piemonte sembrava aver ripreso l'utilizzo del vaccino. A dare una risposta definitiva è stata l'Aifa: "L’AIFA ha deciso di estendere in via del tutto precauzionale e temporanea, in attesa dei pronunciamenti dell’EMA, il divieto di utilizzo del vaccino AstraZeneca Covid19 su tutto il territorio nazionale. Tale decisione è stata assunta in linea con analoghi provvedimenti adottati da altri Paese europei".

Nicola Magrini, direttore di Aifa, ha spiegato in un'intervista a Repubblica che  la disposizione di bloccare l'utilizzo di AstraZeneca è arrivata direttamente dal governo e che si è trattato di "una scelta di tipo politico". Proviamo allora a capire il perché.

Gli altri Paesi europei

Il primo allarme non è stato lanciato in Italia. Era il 7 marzo e i problemi erano stati riportati in Austria: un decesso sospetto e un altro caso di trombosi, che poi si è risolta. Veniva fatto riferimento a un altro lotto ancora, l’ABV5300, in uso in diversi Paesi dell'Unione europea: Bulgaria, Cipro, Danimarca, Estonia, Francia, Grecia, Islanda, Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Malta, Paesi Bassi, Polonia, Spagna e Svezia. Da noi invece non era arrivato.

La decisione di sospendere l'uso di AstraZeneca è stata presa dal governo

Diversi altri Stati hanno dunque deciso di sospendere in via precauzionale l'utilizzo di quel lotto, mentre la Danimarca ha optato per il blocco della somministrazione del vaccino di AstraZeneca per due settimane, in attesa di effettuare tutte le verifiche che riteneva necessarie. Altri episodi di trombosi sono infatti stati riscontrati in queste nazioni.

L'Ema, l'agenzia europea per i medicinali, ha subito emesso un comunicato prendendo una posizione chiara: non c'erano elementi per sostenere che la causa delle trombosi potesse essere stata il vaccino. Aifa si era pronunciata in modo molto simile mentre veniva fermato il primo lotto in Italia.

Si arriva così a ieri, quando la situazione è sembrata quasi precipitare. Il nodo fondamentale sarebbe stata la decisione della Germania, dove il Paul-Ehrlich-Institut, l'agenzia tedesca che monitora la sicurezza dei medicinali, ha disposto il blocco all'utilizzo di AstraZeneca e avviato alcune indagini. A ruota, sono arrivati la Francia, la Spagna, l'Irlanda, i Paesi Bassi e anche l'Italia, che anzi è stata tra le prime a seguire la strada tracciata da Angela Merkel. Sì, perché secondo una ricostruzione del Post, la decisione sarebbe arrivata dopo un colloquio telefonico tra la cancelliera e il presidente del Consiglio Mario Draghi.

Intanto, l'Organizzazione mondiale della sanità ha continuato a ribadire che non vi fossero ragioni per smettere di utilizzare il vaccino di AstraZeneca, il quale poteva continuare a essere ritenuto sicuro.

La vigilanza delle autorità

Rispetto ai vaccini contro il Covid, bisogna ricordare che sono stati autorizzati per "l'uso condizionato", che è la formula che contraddistingue una situazione di emergenza. Siamo infatti alle prese con una pandemia che, ad oggi, ha fatto registrare oltre 2 milioni di morti accertate in tutto il mondo, sebbene diversi esperti suggeriscano che questo numero sia superiore e che, soprattutto durante la prima ondata, molti decessi siano sfuggiti al monitoraggio.

I vaccini sono ritenuti l'arma più efficace per mettere fine alla catena dei contagi e dunque degli ospedali intasati e delle morti. Per questo motivo sono stati approvati a condizione che si continuasse a raccogliere dati rispetto alla loro efficacia e alla loro sicurezza. Il blocco al quale stiamo assistendo in queste ore non fa che confermare che i controlli ci sono davvero.

In queste ore, l'Istituto superiore di sanità sta analizzando i flaconi del primo lotto incriminato e di tutti gli altri sospetti per verificare se non siano presenti impurità, nanoparticelle contaminanti che avrebbero potuto pregiudicare la sicurezza della soluzione. Altre indagini sono state avviate dall'Ema, che raccoglierà tutte le cartelle cliniche dei casi sospetti e si pronuncerà giovedì 18 marzo.

È già successo

Non stiamo assistendo a un evento straordinario: è già accaduto in passato che alcuni farmaci venissero temporaneamente ritirati a causa di sospetti sulla loro sicurezza. Diversi giornali riportano ad esempio il caso di un altro vaccino, il FLUAD, un antinfluenzale prodotto dall'azienda Novartis.

Un caso molto simile è già accaduto nel 2014 con un vaccino antinfluenzale

Nel 2014 in Italia vi furono 5 segnalazioni di morti sospette avvenute dopo la somministrazione del farmaco e così l'Aifa decise di bloccare momentaneamente e in via cautelativa l'utilizzo di due lotti. Al termine delle indagini affermò che il vaccino non era contaminato e non conteneva sostanze tossiche.

Le conseguenze degli allarmi? Un calo di un terzo delle prenotazioni, mentre la Società italiana di igiene ricordava in una lettera pubblicata sul British Medical Journal che: "ogni giorno, nel corso dei 2 mesi dedicati alla campagna anti-influenzale, per un fatto puramente casuale, 15-20 persone muoiono entro 2 giorni dalla vaccinazione". Muoiono, insomma, per una pura, seppur tragica, coincidenza.

Le trombosi

La ragione per cui il vaccino di AstraZeneca è sotto osservazione riguarda i casi di trombosi, che per alcuni pazienti si sono risolti e per altri, purtroppo, sono terminati con un decesso. Ma che di che patologia stiamo parlando?

La trombosi insorge in conseguenza di un trombo, ovvero un coagulo di sangue. Questo grumo è formato da globuli rossi, globuli bianchi e piastrine, ovvero tutte quelle cellule che costituiscono la parte solida del siero. Quando la circolazione incontra un ostacolo del genere, si blocca del tutto o parzialmente. In ogni caso ci sarà un organo che riceverà molto meno sangue di quello di cui invece avrebbe bisogno. Quando il trombo si frammenta in parti più piccole si parla invece di embolo, una situazione non meno pericolosa.

Siamo infatti di fronte a una patologia che spesso si rivela fatale, in quanto causa infarti, ictus o embolie polmonari.

Guardiamo ai dati

I morti erano persone, avevano delle famiglie, dei legami, una storia. Non sono numeri e su questo siamo tutti d'accordo. Ma se non guardiamo ai numeri non possiamo avere una visione chiara della situazione e quindi ora ci concentreremo soprattutto sui dati. Partiamo prima di tutto da una considerazione importante: in Italia si contano decessi ogni giorno. Incidenti, infarti, tumori o altre patologie ad esito fatale, ma anche omicidi e femminicidi. Come rileva l'Istat, il totale è compreso tra le 1.600 e le 2mila persone ogni giorno. Per la maggior parte sono anziani, ma vi è anche una certa percentuale di giovani. Naturalmente, in seguito alla pandemia queste cifre sono aumentate in modo repentino, ma dal conteggio sono esclusi i decessi per Covid-19. Siamo comunque davanti a un primo segnale che ci può far capire come le cinque morti di cui si parla in questi giorni possano essere state delle tragiche coincidenze.

L'11 marzo l'Ema spiegava come i casi di trombosi registrati fino a quel momento fossero 30 su un totale di 5 milioni di vaccinati con AstraZeneca in tutti i Paesi UE. Un'incidenza che non era superiore a quella rilevata in altri periodi, quando i vaccini ancora non c'erano. Il tasso quindi è dello 0,0006%. Per la pillola anticoncenzionale, ad esempio, il rischio è dello 0,001%.

L'11 marzo l'Ema aveva rilevato 30 casi di trombosi su 5 milioni di vaccinati

Nel frattempo anche l'Mhra, l'agenzia del farmaco del Regno Unito che non dipende più dall'Ema, ha eseguito il proprio monitoraggio sulla popolazione vaccinata. Tra chi aveva ricevuto AstraZeneca, tre persone erano morte e in 45 avevano avuto una trombosi. Di nuovo, dati non difformi rispetto alla norma. Non solo, tra chi aveva ricevuto Pfizer le trombosi rilevate erano 48. Ad oggi in UK ci sono 24,5 milioni di persone che hanno già ricevuto almeno la prima dose (e nell'ultima settimana i ricoveri sono crollati del 26,5%).

Proprio l'Mhra ha detto la sua rispetto alle sospensioni che stanno avvenendo nel resto d'Europa: "Le trombosi registrate fino a questo momento non sono in numero superiore rispetto a quello che accade naturalmente. La sicurezza delle persone viene sempre prima di tutto. Stiamo tenendo monitorata la questione da vicino, ma le prove che emerse per ora non confermano che il vaccino possa essere la causa".

Nel 2007, quindi quando il SARS-Cov-2 decisamente non esisteva, uno studio pubblicato sulla rivista Thrombosis and Haemostasis mostrava come in Europa si verificassero ogni anno 465.715 casi di trombosi venosa profonda, 295.982 casi di embolia polmonare e 370.012 decessi legati a questa patologia. Ma la ricerca fa emergere anche un altro problema: il 37% di questi episodi sono stati del tutto improvvisi e il 59% sono stati diagnosticati solo post-mortem. I pazienti, insomma, non sapevano di esserne a rischio, tanto che gli autori parlano di "un problema di salute pubblica molto serio per l'Europa".

Del collaboratore scolastico di Napoli sappiamo ad esempio che lo scorso anno era già stato in cura per una trombosi venosa profonda.

Non dimentichiamoci poi della situazione che stiamo vivendo: una vaccinazione a tappeto, che avviene in contemporanea in tutti i Paesi industrializzati del mondo. Un'impresa di queste dimensioni non era mai stata tentata. Numeri così grandi non si erano mai visti. Le tragiche coincidenze dunque hanno una probabilità di verificarsi che è evidentemente più elevata.

I benefici superano i rischi

Ad oggi in Italia si contano 102.499 morti per Covid-19. Al di là della triste polemica "con" o "per", vuol dire che se non avessero contratto l'infezione, forse sarebbero ancora vivi. Anche loro avevano una storia, una famiglia, degli amici. Anche loro erano persone. Solo ieri sono stati 354. Numeri ai quali ci siamo purtroppo abituati, ma che in certi momenti hanno sfiorato le migliaia in sole 24 ore. Se ci fermiamo un attimo a pensare, ce ne rendiamo conto: è impressionante.

Sul fronte, dei vaccini abbiamo cinque decessi per i quali al momento non è stata riscontrata alcuna correlazione con la somministrazione del farmaco.

Ti ho già spiegato prima come il tasso di ricoveri nel Regno Unito sia drasticamente calato grazie alla campagna vaccinale. E questo invece è un dato dimostrato e dimostrabile. In Israele con il 51% della popolazione che aveva già ricevuto almeno una dose, si contavano solo 717 casi di Covid in tutto il Paese e 224 ricoveri in terapia intensiva. Stanno riaprendo bar, ristoranti, palestre, concerti ed eventi sportivi.

Cosa succede ora?

Il problema è che adesso abbiamo un vaccino in meno. E i piani del generale Figliuolo sulla fine della pandemia sembrano allontanarsi. AstraZeneca infatti doveva garantirci 40 milioni di dosi proprio entro settembre, il che equivaleva a 20 milioni di italiani vaccinati. Un terzo della popolazione.

Intanto molte persone hanno paura, comprensibilmente visti gli allarmismi da parte di alcuni giornali e i cambi di direzione repentini di Aifa, e così disdicono l'appuntamento. Solo in Lombardia, ci sono 33mila prenotazioni saltate.

Senza AstraZeneca esiste il serio rischio che non usciremo da questa pandemia entro il 2021

Dall'ultimo vaccino approvato, quello prodotto da Johnson&Johnson, ci aspettiamo per il 2021 l'arrivo di 26 milioni di dosi in totale. In conclusione: senza AstraZeneca esiste il serio rischio di non uscire quest'anno dalla pandemia. Aspettiamo che Ema e Aifa si pronuncino inoltre per capire cosa debba fare chi ha già ricevuto la prima dose, ma si è visto sospendere la seconda. Ricordiamo comunque che tra una e l'altra devono passare 12 settimane, quindi c'è tutto il tempo per decidere con calma e in modo ordinato.

Nel frattempo, si cercano possibili soluzioni che, per la verità, erano sul tavolo del governo da prima di queste notizie. Ricordiamo infatti che AstraZeneca aveva comunicato diversi ritardi nelle consegne all'Unione europea provocando non pochi disagi per la campagna vaccinale in Italia. Gli altri candidati sono Pfizer, Johnson&Johnson e il russo Sputnik V, che almeno un'azienda italiana sarebbe già pronta a produrre, ma al quale manca ancora il via libera dell'Ema. Si pensa dunque di poter contrattare nuove dosi con queste aziende. Per il momento però non vi è nulla di certo e non sappiamo se le interessate accetteranno.

Non nascondiamocelo: il vaccino di AstraZeneca ci serve per completare la campagna vaccinale, per uscire finalmente da questa pandemia. Controlli sì, cautele pure, ma l'allarmismo è ai limiti della decenza.

Fonti| Aifa; Mhra; Ema; John Hopkins University; ISTAT; Ministero della Salute;
            "Deaths after Fluad flu vaccine and the epidemic of panic in Italy" pubblicato sul British Medical Journal il 14 gennaio 2015
            "Venous thromboembolism (VTE) in Europe. The number of VTE events and associated morbidity and mortality" pubblicato su Thrombosis and Haemostasis a ottobre 2007

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