La demenza è un disturbo neurodegenerativo che colpisce soprattutto gli anziani, provocando perdita di memoria, difficoltà di apprendimento, ragionamento, giudizio e pensiero. Le cause restano poco chiare, nel senso che non abbiamo ancora compreso con precisione come si inneschi il processo che porta al danneggiamento delle cellule cerebrali e quindi al declino delle funzioni cognitive. Uno dei maggiori fattori di rischio rimane comunque l'invecchiamento, oltre a patologie croniche come il diabete, l'ipertensione o il colesterolo alto. Quello di cui non si parla tanto, però, è di come alcune attività sportive possano favorire l'insorgenza di questo fenomeno, sebbene in percentuale più bassa rispetto agli elementi che ti ho indicato prima. Vediamo ad esempio quale possa essere il ruolo del rugby e del pugilato.
La demenza è una patologia neurodegenerativa caratterizzata del lento e progressivo peggioramento delle facoltà cognitive di una persona. Di norma, colpisce pazienti che hanno già più 65 anni e spesso risultano affetti da patologie croniche come appunto il diabete o l'ipertensione. Quando invece interessa soggetti giovani si parla di demenza precoce.
Bisogna dire, in generale, che oltre alla forma più diffusa e conosciuta, ovvero la malattia di Alzheimer, esistono altre forme di cui potresti aver sentito parlare meno come la demenza con i corpi di Lewy o le demenze vascolari. In aggiunta, vi sono delle forme secondarie che possono insorgere in seguito a patologie specifiche, come può essere la demenza da Aids. In questo articolo vogliamo concentrarci in particolare sulla encefalopatia traumatica cronica, chiamata anche "demenza pugilistica" o "demenza da rugby".
Come potrai immaginare, questi termini derivano dal fatto che risultano più a rischio proprio i pugili, i rugbisty, ma anche calciatori e tutti gli atleti che possono ricevere colpi violenti e ripetititivi sulla testa, oltreché i soldati. Si calcola che circa un 3% degli atleti che hanno subito commozioni multiple, anche non gravi, possa sviluppare un'ETC. Di fatto, si tratta dell'accumulo della proteina tau e della conseguente formazione di grovigli neurofibrillari in alcune aree dell'encefalo, in modo simile a quanto accade nel caso dell'Alzheimer.
Le cause della demenza, come ti dicevamo all'inizio, non si conoscono ancora con precisione. Il problema principale è la formazione di questi grovigli neurofibrillari che danneggiano i neuroni fino a provocarne l'atrofizzazione, ovvero la morte. Nel caso dell'encefalopatia traumatica cronica, però, è stato notato che colpi violenti e ripetuti alla testa e i traumi che ne derivano aumentano la concentrazione della proteina tau nel tessuto cerebrale e ne favoriscono quindi la formazione di accumuli.
I più a rischio, come già ti abbiamo ripetuto diverse volte, sono i pugli o gli ex-pugili, i rugbisty, i giocatori di football americani e gli atleti che praticano il wrestling. Bisogna inoltre prestare attenzione a tutti gli sport di contatto o dove comunque possono avvenire degli scontri, come ad esempio nel calcio.
Altri fattori di rischio sono l'abuso di alcol, il fumo, l'eccesso di colesterolo e il diabete.
L'encefalopatia traumatica cronica, come tutte le forme di demenza, insorge piano piano e non è semplice riconoscere subito che vi è un problema. I sintomi a cui prestare attenzione, soprattutto in caso di persona giovane, sono:
Putroppo la diagnosi di encefalopatia traumatica cronica non è immediata, perché non esiste un test che la può confermare in modo diretto. Di norma si parte dall'anmnesi e dalla storia familiare del paziente, dopodiché si passa a una diagnosi differenziale, ovvero che esclude tutte le altre possibili cause fino a quando rimane solo la demenza. Per fare questo si ricorre anche ad alcuni esami come:
Purtroppo non esiste una cura per la demenza e tutte le terapie si concentrano sul rallentarne il decorso e tenerne sotto controllo i sintomi. Le terapie di supporto prevedono anche la creazione di un ambiente stabile attorno al paziente, sia a casa che nel luogo di cura, con un arredamento che ne favorisca l'orientamento (presenza di orologi facilmente leggibili, calendari, oggetti familiari ecc.).
Si procede poi con la fisioterapia per preservare le capacità di movimento, con una terapia farmacologica a base ad esempio di antidepressivi per l'umore e una consulenza psicologica per il paziente e i caregiver. La demenza è sempre una dramma ed è una malattia che coinvolge tutta la famiglia, per questo è fondamentale circondarsi di specialisti che possano rispondere a ogni dubbio o esigenza nel momento in cui sorgono.
Fonti| South Wales University; Concussion ;