Cos’è la mucormicosi: il “fungo nero” che si sta diffondendo in India

Si tratta di un’infezione molto pericolosa che sembra colpire soprattutto chi è guarito dal Covid-19. Ma qual è il legame tra queste due malattie? E come mai si è diffusa soprattutto in India? Proviamo a capire meglio quali sono le cause di questo fenomeno e soprattutto se anche in Italia dovremmo preoccuparci.
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Giulia Dallagiovanna 25 Maggio 2021
* ultima modifica il 29/06/2021

Lo chiamano "fungo nero" anche se il nome corretto è mucormicosi. Si tratta proprio di un'infezione fungina che di norma colpisce soprattutto chi è immunodepresso oppure chi soffre di diabete e non lo sta controllando con i farmaci. Purtroppo, quella che si sviluppa è una malattia molto grave, che risulta fatale nel 54% dei casi e che spesso costringe i medici a intervenire chirurgicamente in modo molto invasivo per impedire che il patogeno raggiunga il cervello. Non è raro, ad esempio, che si debba ricorrere alla rimozione dell'osso della mascella oppure che si perda del tutto la vista.

Ne parliamo oggi, perché c'è un Paese nel quale sembra sia in atto una vera e propria epidemia. Ed è un fatto davvero strano, se consideri che si tratta comunque di una malattia rara che insorge solo in circostanze particolari. Il riferimento è all'India, come probabilmente avrai intuito, territorio già a messo a dura prova dall'impennata di casi di Covid-19. E non è semplicemente una tragica coincidenza: esiste un legame tra alcune terapie salvavita contro il Coronavirus, la regolamentazione sul commercio dei farmaci e la diffusione del fungo nero. Proviamo allora a capire meglio.

Cos'è

Prima di tutto, la mucormicosi è un'infezione provocata da una serie di funghi appartenenti all'ordine dei Mucorales. In questo gruppo di muffe, ci interessano soprattutto quelle appartenenti ai generi Rhizopus, Rhizomucor e Mucor. Tutti e tre provocano un'infezione con sintomi simili.

Bisogna però specificare che con questi patogeni entrerai in contatto spesso e di norma risultano innocui, perché il tuo sistema immunitario è assolutamente in grado di combatterli. Il problema sopraggiunge quando è presente un deficit proprio nella risposta immunitaria. Accade quindi con individui immunodepressi, affetti da HIV o Aids e non in terapia, pazienti con diabete che non è controllato da farmaci, leucemia. Oppure a chi è stato indotto uno stato di immunodepressione proprio dai medicinali.

Se quindi di verifica una di queste situazioni e la persona inala le spore dei funghi, può svilupparsi un'infezione che colpisce più di frequente naso, seni paranasali e occhi, cercando di spingersi fino al cervello. Può inoltre coinvolgere i polmoni e l'apparato gastrointestinale.

I sintomi

I sintomi della mucormicosi dipendono anche dalla parte del corpo che colpiscono e quindi dalla forma che si sviluppa.

La mucormicosi rinocerebrale

La più frequente, come ti dicevo, è la murcomicosi rinocerebrale ed è anche quella a cui si associa l'espressione "fungo nero". La prima manifestazione è un dolore intenso che coinvolge il naso e i seni paranasali, accomapagnato da febbre. Quando poi arriva a colpire gli occhi, ne può derivare una cellulite orbitale e una proptosi, cioè protrusione dell'occhio colpito. Detto con termini meno complicati, significa che il bubo oculare può uscire dalla sua sede, ovvero dalle orbite, mentre l'infezione raggiunge anche il tessuto all'interno dell'orbita, attorno ad essa e dietro all'occhio.

Tra le conseguenze ci sono la perdita delle vista o di strutture del viso, come la mascella

Tra le conseguenze ci sono la perdita della vista e persino dell'occhio stesso. Altre strutture che possono essere danneggiate, fino a rischiare di essere del tutto distrutte, sono l'orbita, i seni paranasali e il setto nasale. Di fatto, i tessuti entrano progressivamente in uno stato di necrosi, che fa loro assumere una colorazione nera. Il fungo nero, appunto.

Quando poi l'infezione raggiunge il cervello, possono subentrare diversi deficit tra cui la perdita delle capacità di linguaggio. La persone potrebbe inoltre riportare delle crisi convulsive, una paralisi parziale o addirittura entrare in coma. Questa forma si rivela spesso fatale.

La murcomicosi polmonare

Il fungo entra attraverso le vie respiratorie ed è quindi probabile che raggiunga anche i polmoni. In quel caso di parla di murcomicosi polmonare, che può essere presente anche assieme a quella rinocerebrale. Tra i sintomi troviamo di nuovo febbre e dolore, accompagnati da tosse e difficoltà respiratorie.

La murcomicosi cutanea

Oltre che attraverso le vie aree, i miceti possono penetrare nell'organismo tramite le ferite. In quel caso, si sviluppa una murcomicosi cutanea. Di nuovo, non capita ogni qualvolta ti procuri un taglio, ma solo in situazioni particolari. Magari il sistema immunitario di una persona funziona anche in modo corretto, ma la lacerazione della pelle è entrata in contatto con il terreno contaminato. Questo incidente può verificarsi soprattutto in caso di catastrofi naturali, come terremoti o alluvioni, oppure durante un conflitto, a causa di un'esplosione.

La murcomicosi cutanea è più rara e viene favorita da situazioni di catastrofi naturali o esplosioni

A questo punto, ne sarà colpita soprattutto la pelle e i sintomi saranno più che altro cutanei. Oltre alla febbre, infatti, noterai una ferita più calda e arrossata, con l'area colpita che diventa rossa, si gonfia e farà male. Possono inoltre formarsi vescicole e ulcere. Di nuovo, il tessuto entrerà in necrosi e comincerà a diventare nero.

La murcomicosi nell'apparato digerente

Quando le spore vengono ingerite tramite la bocca, magari perché presenti nell'acqua contaminata, possono raggiungere l'apparato digerente e provocare infezioni in quella parte del corpo, con l'aggiunta di nausea, vomito e diarrea.

La murcomicosi nelle arterie

I miceti possono invadere anche le arterie, i vasi sanguigni più importanti del tuo corpo e che portano il nutrimento a cuore e cervello. La conseguenza è la formazione di coaguli che interrompono questo meccanismo e quindi il blocco dell'afflusso di sangue a determinati organi. I quali, a poco a poco, muoiono.

Le cause

La murcomicosi non si trasmette da persona a persona gli unici modi in cui puoi contrarla sono l'entrare in contatto con i funghi che la provocano. E con un sistema immunitario che non è pronto a contrastare l'attacco dall'esterno. Nella maggior parte dei casi, le spore vengono inalate e infestano, come abbiamo visto, le vie aeree e il cervello. Più raramente può capitare che penetrino nel corpo attraverso una ferita.

Le condizioni per cui si sviluppa la murcomicosi quindi sono due: entrata dei miceti nell'organismo e situazione di immunosoppressione o immunocompromissione. Con l'eccezione, come abbiamo visto, dell'infezione che colpisce la pelle.

Il legame con il Covid

Arrivati a questo punto ti starai chiedendo: ma cosa c'entra il Covid in tutto questo? In realtà, non è tanto il virus in sé, quanto il modo in cui viene curato. Tra le terapie salvavita contro il SARS-Cov-2 infatti sono presenti anche gli steroidi, come il desametasone. Vengono prescritti o assunti in dosi elevate, con l'effetto, voluto, di ridurre la risposta immunitaria. Ma se da un lato permettono di evitare le conseguenze più gravi del Covid-19, dall'altro rendono l'organismo più vulnerabile di fronte ad altre infezioni, come la murcomicosi appunto.

Gli steroidi, utilizzati come terapia salvavita contro il Covid-19, riducono la risposta immunitaria dell'organismo

Il secondo problema è che in India si tende ad abusare di farmaci, soprattutto di quelli che sono disponibili nelle farmacie anche senza ricetta medica. Tra questi, lo intuirai, sono compresi anche gli steroidi. Così, un uso non regolamentato dei medicinali ha portato alla creazione di un terreno fertile per l'infezione provocata dai funghi.

Il risultato è che mentre di norma di si parla di un centinaio di casi all'anno, in India ne sono emersi più di 8.800 in pochi mesi. E tutti hanno interessato persone guarite o in via di remissione dal Covid-19. L'area più in difficoltà è lo stato del Maharastra, dove erano stati registrati anche i primi positivi alla variante indiana: su 1.500 contagi ci sono già 90 decessi. Altre persone infette sono state poi rinvenute a Nuova Delhi, nello stato del Madhya Pradesh e nel Rajasthan.

I medici riportano di malati che si presentano troppo tardi in ospedale e hanno già perso la vista oppure la mandibola distrutta. Il primo ministro Narendra Modi l'ha definita una nuova sfida per il Paese, già messo a dura prova dal Coronavirus.

La diagnosi

Per essere certi che si tratti di fungo nero e non di un'altra infezione con sintomi simili, l'unico modo per ottenere una diagnosi definitiva è quello di prelevare campioni di tessuto e metterli in coltura. Il medico quindi invia il materiale a un laboratorio specializzato che si occuperò di far moltiplicare i miceti, per poi osservarli meglio al microscopio. Solo a quel punto si può essere certi di trovarsi di fronte a murcomicosi.

In seguito, per verificare meglio il danno che l'infezione ha provocato, il paziente viene sottoposto a una radiografia oppure a una tomografia computerizzata.

La cura

La cura è fondamentale per tentare di prevenire danni gravi o l'esito fatale dell'infezione. Per questo motivo, deve essere iniziata il prima possibile ed è quindi importante che il paziente si rechi al pronto soccorso nel momento esatto in cui avverte che qualcosa non va.

Il primo intervento viene effettuato con farmaci antimicotici, come amfotericina B in dosi elevate, oppure l’isavuconazolo. In combinazione, si interviene anche sulle cause che hanno favorito l'insorgenza della malattia. Si cerca quindi di aumentare il numero dei leucociti, ovvero di globuli bianchi per potenziare il sistema immunitario, o di riportare sotto controllo il diabete, attraverso la somministrazione di insulina.

Il tessuto andato in necrosi deve essere rimosso chirurgicamente

Nella maggior parte dei casi, però, si renderà necessario un intervento chirurgico molto invasivo. Bisognerà infatti rimuovere il tessuto andato in necrosi, ma anche quelle strutture del corpo che sono state distrutte dall'infezione, come un occhio o la mascella.

La prognosi

Anche quando si interviene rapidamente, anche quando vengono effettuate tutte le manovre necessarie per salvare il paziente, resta molto probabile che la persona non sopravviva. Purtroppo siamo di fronte a un'infezione molto grave e aggressiva che, come ti anticipavo all'inizio, presenta un tasso di letalità che in media è del 54%. Più di un contagiato su due.

Il rischio è variabile in base alla parte del corpo che viene colpita, sebbene rimanga comunque molto elevato: 46% per le infezioni dei seni paranasali, 76% quando vengono intaccati i polmoni e 96% se il patogeno si è diffuso.

Fonti| MDS Manuals; AdnKronos

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