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Cos’è un corridoio umanitario e come funziona

L’invasione russa in Ucraina ha riacceso l’attenzione sui corridoi umanitari, un progetto nato diversi anni fa anche grazie a un contributo italiano e pensato per agevolare l’evacuazione dei profughi da zone di emergenza umanitaria e la loro accoglienza, legale e in sicurezza, in altri Paesi. Vediamo in quali casi vengono attivati e come funzionano.
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Alessandro Bai 11 Marzo 2022
* ultima modifica il 11/03/2022

Negli ultimi giorni, seguendo gli sviluppi della guerra tra Russia e Ucraina, potresti aver sentito parlare dei cosiddetti corridoi umanitari, chiedendoti quale sia il loro esatto significato. A menzionarli per la prima volta durante il conflitto è stato il ministero della Difesa russo, annunciando uno stop temporaneo delle operazioni militari per permettere ai civili ucraini di evacuare in sicurezza le città di Mriupol e Volnovakha, che erano sotto l'attacco dell'esercito russo.

Prima di capire esattamente cos'è e in quali casi viene utilizzato, devi sapere che il concetto di corridoio umanitario esiste in realtà da tempo ed è stato messo in atto, oppure solamente proposto, già altre volte, sempre nell'ottica di gestione delle emergenze umanitarie per mettere in salvo più gente possibile.

Corridoi umanitari: cosa sono

Con l'espressione corridoio umanitario si intende un programma di accoglienza dei profughi che provengono da zone di emergenza umanitaria, ovvero da territori colpiti dalla guerra o da disastri naturali. In questi contesti, infatti, i civili si ritrovano costretti a fuggire, pur non sapendo dove andare, semplicemente perché rischierebbero la vita rimanendo nel proprio Paese. Come puoi immaginare, però, muoversi da una nazione all'altra, quasi sempre senza potersi affidare a spostamenti organizzati, può essere davvero complicato, sia perché alcuni Paesi richiederebbero un visto d'ingresso impossibile da ottenere, sia per il rischio, ad esempio, di rimanere coinvolti nel conflitto che imperversa su quel territorio, come nel caso dell'Ucraina.

I corridoi umanitari vengono attivati proprio in queste situazioni, con un duplice obiettivo: da una parte permettere che le persone fragili individuate possano lasciare il proprio Paese in sicurezza, che ad esempio nel caso del conflitto in Ucraina si traduce in uno stop momentaneo agli attacchi e ai bombardamenti russi, per consentire l'evacuazione attraverso un'area demilitarizzata; dall'altra, invece, è necessario semplificare il più possibile l'ingresso dei profughi all'interno del Paese ospitante, abbattendo quindi gli scogli di natura burocratica.

Forse avrai capito che quella dei corridoi umanitari è una grande macchina che, per funzionare, ha bisogno ovviamente dei suoi protagonisti principali, ovvero esperti, volontari e l'agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR).

Come funzionano

Ma cosa succede quando si attivano i corridoi umanitari? Come ti anticipavo, ci sono diverse parti in gioco. Per prima cosa, dopo aver inviato volontari o esperti direttamente sul posto, gli enti che propongono l'attivazione di un corridoio umanitario entrano in contatto con una rete di collaboratori composta da associazioni, Ong, organismi internazionali o chiese per stilare una lista di potenziali beneficiari, che può essere segnalata direttamente anche dall'UNHCR, l'agenzia ONU per i rifugiati. In questo elenco, a seconda dell'emergenza umanitaria, possono essere presenti solo bambini, donne, anziani o disabili, ma anche categorie più ampie quando lo scopo è quello di mettere al sicuro in generale più civili possibili.

Le segnalazioni vengono inviate al Ministero dell'Interno italiano che provvede a controllarle e, successivamente, ad inviare le liste dei beneficiari ai consolati delle nazioni coinvolte, che a propria volta rilasceranno dei visti speciali per l'ingresso nel Paese. Nel caso italiano, si tratta in particolare di visti umanitari che hanno una validità territoriale limitata.

Una volta giunti su suolo italiano attraverso il corridoio umanitario, i profughi vengono accolti dagli stessi attori che hanno promosso il progetto secondo un modello che viene definito di accoglienza diffusa, che prevede corsi di lingua italiana, lezioni scolastiche per i bambini e altre iniziative per favorire l'integrazione dei migranti. Inoltre, i beneficiari potranno anche presentare la domanda di asilo, con il vantaggio di ottenere un supporto durante la procedura legislativa.

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Storia

Forse non sapevi che la nascita dei corridoi umanitari è avvenuta ben prima dell'invasione russa in Ucraina e che proprio l'Italia può ritenersi tra i fondatori di questo progetto. Mentre l'agenzia ONU per i rifugiati si impegnava, con varie difficoltà, a promuovere un programma di rinsediamenti (resettlement) per far fronte alle crescenti richieste provenienti da tutto il mondo e all'aumento dei flussi migratori, nel dicembre 2015 veniva firmato un protocollo d'intesa tra la comunità di Sant'Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, la Tavola Valdese e il Governo che aveva come scopo proprio quello di sviluppare un ulteriore programma di accoglienza per i rifugiati.

L'accordo di cui ti parlo ha quindi sancito la nascita del progetto pilota dei corridoi umanitari, un'iniziativa nata dalla collaborazione tra società civile e istituzioni, che si è posta come primo obiettivo l'accoglienza di 1000 persone nei primi 2 anni, provenienti principalmente da Libano, Marocco ed Etiopia. Inoltre, tutto questo può avvenire senza alcun peso per lo stato, perché ciascun corridoio umanitario, dato che i finanziamenti necessari per attivarlo derivano per la maggior parte dall'Otto per mille delle chiede valdesi e metodiste, oltre che da varie raccolte fondi o donazioni.

Più in generale, all'attivazione di un corridoio umanitario sono legati molteplici aspetti, che lo rendono un'alternativa sicura e quindi da utilizzare il più possibile. In questo modo, infatti, si contrasta il traffico di esseri umani e si garantisce alle persone ritenute vulnerabili per varie ragioni un ingresso legale e sicuro sul territorio di arrivo, ma soprattutto si può ridurre il ricorso ai cosiddetti viaggi della speranza, quelli intrapresi dai migranti che cercano di abbandonare il proprio Paese. Purtroppo però queste rotte, che spesso partono da Afghanistan o Pakistan passando per i Balcani, oppure cominciano da Libia, Egitto, Tunisia e Turchia prevedendo l'attraversamento del Mediterraneo, causano spesso un numero incalcolabile di morti e dispersi, proprio per le condizioni che caratterizzano questi viaggi.

Ecco perché il progetto italiano dei corridoi umanitari è considerato un modello da esportare: negli anni scorsi lo hanno attivato anche Francia e Belgio, mentre più recentemente se n'è parlato durante il conflitto tra Russia e Ucraina, per consentire ai tanti civili rimasti intrappolati nelle città ucraine prese d'assalto dall'esercito di Mosca di abbandonare queste zone ed emigrare in sicurezza e legalmente verso altri Paesi.

Fonte | UNHCR

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