Da oggi in Inghilterra si riapre tutto: cosa sta succedendo nel Paese e la situazione in Italia

Mentre i contagi nel Paese continuano a salire a causa della variante Delta, il primo ministro Boris Johnson ha deciso di eliminare quasi tutte le misure restrittive imposte durante la pandemia, dalle mascherine al distanziamento sociale. Ma su quale base ha fatto questa scelta? E cosa sta accadendo in Italia?
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Giulia Dallagiovanna 19 Luglio 2021
* ultima modifica il 14/09/2021

Da oggi in Inghilterra si riapre. Ufficialmente. Niente più mascherine, niente più distanziamento, niente più ingressi contingentati. Il primo ministro Boris Johnson lo aveva annunciato già a inizio luglio e ha proseguito sulla strada senza ammettere dietrofront. Ma qual è la situazione nel Paese? In Italia quando potremo sperare di arrivare a una decisione simile? E soprattutto: è davvero una buona scelta? Proviamo a capire meglio insieme cosa stia succedendo.

La fine delle chiusure in Inghilterra

In Inghilterra a partire da oggi non sarà più obbligatorio indossare la mascherina, né all'aperto e né al chiuso. Insomma, nemmeno al ristorante o sui mezzi pubblici. Finisce anche l'imposizione del distanziamento sociale, che nel Paese era stato incrementato fino a due metri. E ancora, niente più raccomandazione di smart working per le aziende che potevano ricorrere a questa modalità. E nemmeno limite di persone che possono partecipare a un matrimonio o sedersi assieme al tavolo di un ristorante. In breve, da questo momento è quasi come se in Inghilterra fosse finita la pandemia. Ma è proprio così?

Il sindaco di Londra ha deciso di mantenere obbligatorio l'uso della mascherina sui mezzi pubblici

La riposta è no e infatti non tutto il Regno Unito ha deciso di seguire l'esempio del Paese. In Scozia, Galles e Irlanda del Nord l'allentamento delle misure sarà più lento e progressivo, dal momento che ciascuno di loro potrà decidere in autonomia quali provvedimenti adottare in base ai contagi. Non solo, ma il sindaco di Londra, Sadiq Khan, ha già comunicato che nella capitale resterà l'obbligo di mascherina sui mezzi di trasporto pubblici.

I contagi nel Regno Unito

Nel Regno Unito, come abbiamo già sottolineato diverse volte, i contagi hanno ripreso a salire da inizio giugno. Il 17 luglio è stato raggiunto un nuovo picco con oltre 54mila casi in un solo giorno. Secondo gli esperti, con l'allentamento delle misure si potrebbe arrivare addirittura a un incremento quotidiano di 200mila positivi. Sono numeri enormi, che in Italia non abbiamo per fortuna mai visto. Il sospettato principale per questo nuovo rialzo nella curva è la variante Delta, che secondo Ema e il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) è tra il 40% e il 60% più trasmissibile rispetto all'Alpha, quella finora indicata come la più contagiosa.

C'è un però. Il numero dei decessi rimane molto basso. Sul grafico, è rappresentato da una linea piatta, con una punta di 67 morti il 15 luglio, quando già da due settimane si viaggiava sugli oltre 27mila contagi al giorno. Nel frattempo, le terapie intensive non stanno registrando quell'aumento di accessi che ormai abbiamo imparato a conoscere. L'altro indicatore da tenere presente, infatti, è quello dei vaccini. A oggi, il 54% della popolazione ha completato il ciclo vaccinale, ricevendo le due dosi previste. Ed eccolo qui, il primo effetto dei vaccini che volevamo ottenere: gli ospedali che non si saturano e i decessi che calano.

Riaprire è una buona idea?

Se l'Inghilterra stia imboccando la strada giusta oppure no, lo vedremo nelle prossime settimane. Il premier Johnson ha già specificato che ci si dovrà attendere nuovi morti e un aumento dei contagi, aggiungendo però che gli pareva più sensato riaprire in estate piuttosto che con l'arrivo del freddo e la circolazione del virus facilitata dalle basse temperature.

In ogni caso, va precisato che non è un libera tutti. Non solo ci sono regioni e sindaci che manterranno alcune misure restrittive, ma il governo stesso raccomanda di continuare a lavorare da casa prevedendo un ritorno graduale agli uffici in presenza, cercare di rimanere il più possibile all'aperto e di non frequentare luoghi troppo affollati, di continuare a indossare una mascherina quando si forma un assembramento e di mantenere comunque una certa distanza da persone non conviventi.

Nel frattempo, lo stesso Boris Johson è in isolamento preventivo dopo aver avuto un contatto con il ministro della Salute, Sajid Javid, risultato positivo.

La situazione in Italia

I numeri in Italia ci raccontano di una curva dei contagi che cresce, a partire più o meno dall'8 luglio. Ad oggi, la soglia dei 3mila al giorno è stata superata e nei prossimi giorni dovremo attenderci nuovi rialzi. Per ora, sembra che il numero dei decessi rimanga basso e che le terapie intensive non vedano incrementi negli accessi.

Bisognerà, però, tenere monitorati i nuovi ricoveri per capire quale sia il reale impatto della variante Delta nel nostro Paese. L'ultimo report dell'Istituto superiore di sanità mostrava una prevalenza del 22%, ma il documento risale al 9 luglio e la percentuale nel frattempo potrebbe essere aumentata, anche di parecchio.

Rispetto al Regno Unito siamo un pochino più indietro sulle vaccinazioni, con il 43% della popolazione (il 50% se consideriamo solo la fascia over12) che ha completato il ciclo e il 60% che ha ricevuto almeno una dose. Il problema è che le nuove prenotazioni stanno diminuendo. Complici le vacanze, la sfiducia in questi farmaci, ma anche i ritardi nelle forniture, ora gli appuntamenti per le seconde dosi superano in quantità quelli per le prime.

E intanto c'è chi parla già di nuove possibili restrizioni. Le regioni a rischio zona gialla sarebbero al momento Sardegna, Sicilia, Veneto, Lazio e Campania, ma quasi tutta l'Italia è classificata a rischio epidemico moderato. Il verdetto arriverà il 26 luglio con il nuovo decreto legge, seppure il ministro della Salute Roberto Speranza abbia già anticipato che verranno valutati nuovi parametri e il focus sarà più che altro sull'aumento dei ricoveri. Esattamente quello che ci si aspetterebbe in piena campagna vaccinale.

Il nostro Paese quindi procede con maggiore cautela rispetto al Regno Unito, nell'attesa di avere un'idea precisa anche di quanto gli Europei di calcio 2020 abbiano pensato sulla curva dei contagi.

Fonti| Sito ufficiale del governo del Regno Unito; Johns Hopkins University; Report vaccini Ministero della Salute; Istituto superiore di sanità;

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