Dal tè verde al vino rosso fino ai mirtilli: e se fossero questi i nuovi potenziali alleati contro l’Alzheimer?

Un gruppo di ricercatori della Tufts University di Boston avrebbe individuato due composti, le catechine del tè verde e il resveratrolo presente in altri alimenti come il vinorosso, in grado di ridurre la formazione di placche in quelle cellule neurali, tratto distintivo dell’Alzheimer.
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Kevin Ben Alì Zinati 22 Novembre 2022
* ultima modifica il 22/11/2022

Il tè verde o il vino rosso. Ma anche altri alimenti come uva, mirtilli, arachidi, pistacchi e cacao. Sono questi i potenziali nuovi alleati contro il morbo di Alzheimer.

L’ha rivelato un lavoro pubblicato sulla rivista Free Radical Biology and Medicine in cui un gruppo di ricercatori della Tufts University di Boston avrebbe individuato due composti, le catechine e il resveratrolo, in grado di ridurre la formazione di placche in quelle cellule neurali, tratto distintivo dell’Alzheimer.

Oggi la causa dietro l’insorgenza di questa malattia neurodegenerativa non è ancora molto chiara ma all’inizio di quest’anno gli stessi ricercatori di Tufts avevano scopetto che il comune virus dell’herpes poteva ricoprire un ruolo importante nello viluppo delle placche nel cervello. L'ipotesi circolava già diversi anni fa.

Hanno quindi testando in laboratorio ben 21 diversi composti alla ricerca di sostanze in grado di rallentare la progressione della malattia e misurando il loro effetto sulla crescita delle placche beta-amiloidi hanno osservato che le catechine del tè verde e il resveratrolo del vino rosso contribuirebbero efficacemente alla riduzione di queste placche neurali.

Alcuni dei 21 composti testati, tuttavia, hanno ridotto la progressione della malattia funzionando come agenti antivirali. Hanno quindi rallentato la progressione di una forma di Alzheimer connessa all’infezione dal virus dell’herpes.

Il vero passo per la svolta, però, sarebbe stato individuare delle sostane che fossero capaci di diminuire le placche indipendentemente dalla componente virale. “Ciò dimostrerebbe che, indipendentemente dalla causa dell'Alzheimer, si potrebbe ancora vedere un qualche tipo di miglioramento ha spiegato Dana Cairns, una delle ricercatrici che ha guidato lo studio.

Così gli scienziati hanno avviato delle attività di screening su modelli più semplici e i composti che hanno avuto un effetto positivo sulle placche, testandole poi su un modello di tessuto neurale costruito in 3D utilizzando una spugna di seta non reattiva realizzata con cellule di pelle umana che, attraverso la riprogrammazione genetica, vengono convertite in cellule staminali neurali.

Crescendo, queste cellule popolano la spugna, consentendo la formazione di reti 3D di neuroni simili a quelli nel cervello umano.

Da qui sono state identificate 5 sostanze che avevano offerto una prevenzione solida contro le placche senza effetti antivirali: oltre ai composti del tè verde e al resveratrolo c’erano appunto anche la curcumina dalla curcuma, il farmaco per il diabete metformina e un composto chiamato citicolina. “Nel caso di questi composti che hanno superato lo screening, non c’era praticamente nessuna placca visibile dopo circa una settimana”.

La dottoressa Cairns l’ha comunque detto fin da subito: gli effetti positivi visti in laboratorio non si traducono sempre in effetti positivi nei pazienti. Alcuni composti per esempio non attraversano la barriera emato-encefalica, essenziale nel caso dell'Alzheimer, mentre altri non vengono facilmente assorbiti dall’organismo.

Tuttavia, la scoperta è importante perché i nuovi potenziali alleati contro l’Alzheimer sono composti efficaci, sicuri, facilmente accessibili con integratori o nella dieta.

Fonte | "Screening neuroprotective compounds in herpes-induced Alzheimer's disease cell and 3D tissue models" pubblicata sulla rivista Free Radical Biology and Medicine

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