Dalla cardiopatia al trapianto di cuore: è il destino di mamma e figlia, salvate dallo stesso cardiochirurgo a distanza di 33 anni

È la storia di Roberta, oggi 62enne e di Benedetta, la giovane figlia di 25 anni: affette dalla stessa forma grave di cardiopatia, sono state operate di trapianto di cuore e quindi salvate dallo stesso cardiochirurgo, a distanza di più di 30 anni.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Novembre 2022
* ultima modifica il 08/11/2022

Unite, come lo possono essere solo una mamma e una figlia. Insieme: nella nella vita ma anche nella malattia, nella sofferenza, nella paura. E nella riemersione, nella guarigione.

È la storia di Roberta Rapisardi, oggi 62enne e di Benedetta, che di anni ne ha solo 25. Mamma e figlia sono unite anche nello stesso destino: una cardiopatia, un trapianto di cuore e lo stesso chirurgo ad operarle e a restituirle alla vita.

Era il 1989 quando Roberta si è rivolta al cardiochirurgo Ugolino Livi. Da tempo, infatti, soffriva di una grave cardiopatia che le aveva danneggiato il sistema cardiaco fino a costringerla a mettersi in lista d’attesa per un trapianto.

Fortunatamente le cose non sono andate troppo per le lunghe e Roberta è riuscita ad essere operata e a ricevere il suo cuore nuovo. Fu il dottor Livi ad eseguirlo.

Diventato infine direttore della Cardiochirurgia dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Udine, Livi nella sua carriera ha eseguito più di 250 trapianti di cuore, nelle sale operatorie di diverse regioni d’Italia e quello portato a termine su Roberta fu il primo.

L’intervento è un successo e Roberta, dopo pochi anni, decide che è arrivato il momento. Si sente bene, è in salute e vuole costruire la sua famiglia diventando mamma.

Sa che la cardiopatia di cui ha sofferto è una malattia con un alto rischio di trasmissione genetica, ma decide di comunque correre il rischio. Per disinnescare qualsiasi pericolo, si è addirittura fatta ricoverare nell’ospedale di Padova dove all'epoca operava il dottor Livi, così da avere al suo fianco il suo cardiochirurgo.

Anche il parto va per il meglio e Roberta dà alla luce Benedetta, una bambina bellissima e sana. Apparentemente: sì, perché ben presto anche lei comincia a soffrire di cardiopatia. Il suo cuore comincia a funzionare male, a darle problemi e a costringerla a ricoveri su ricoveri, esattamente come successo alla mamma.

Il dottor Livi, ormai onnipresente nella vita di Roberta, le indirizza al centro specializzato in cardiopatie diretto dal collega Giancarlo Sinagra a Trieste. È comodo, vicino a casa ed estremamente affidabile, sarete in buone mani, dice. Qui Benedetta resta a lungo monitorata e curata.

Ma la situazione precipita anche per lei. Nel giro di poco tempo Benedetta si ritrova costretta su un letto nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale triestino. Sta troppo male e il suo cuore sta cedendo. La giovane resta ben due mesi della propria vita in attesa in quel letto. In attesa che arrivasse un cuore disponibile e soprattutto compatibile.

Non era un’impresa facile, ha spiegato il dottor Livi al Piccolo di Trieste. Benedetta infatti ha una corporatura minuta e aveva quindi bisogno di un cuore “particolare”, di piccole dimensioni e con caratteristiche specifiche.

L’organo viene trovato lo scorso ottobre. Ricevuta la notizia, Benedetta viene preparata per l’intervento e nel giro di poche ore trasportata in sala operatoria. Tutto è pronto, l’anestesia sta per entrare in circolo e la ragazza sta per chiudere gli occhi, pronta per risvegliarsi con cui cuore nuovo.

Ad attenderla, dall’altra parte del tavolo operatorio, c’è però ancora lui, il dottor Ugolino Livi. Quello di Benedetta è stato l’ultimo trapianto della sua carriera da cardiochirurgo. A distanza di 33 anni, Livi è riuscito a curare salvare prima la mamma e poi la figlia.

Un intervento che è andato per il meglio. Anzi: è stato un successo. Oggi Benedetta sta molto bene, sta recuperando le forze e presto potrà tornare a casa. Mamma Roberta l’aspetta per una cena in famiglia. Chissà, magari con un ospite speciale in più.

Fonte | Ansa

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