Degenerazione maculare senile: sai come riconoscere una delle principali cause delle cecità?

In occasione della Giornata Mondiale della Vista abbiamo cercato di stilare un identikit per riuscire ad identificare in anticipo l’insorgenza di una forma particolare di maculopatia che, solo in Italia, provoca più di 50mila nuovi casi ogni anno.
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Kevin Ben Alì Zinati 13 Ottobre 2022
* ultima modifica il 13/10/2022
Intervista alla Prof.ssa Stela Vujosevic Responsabile dell’Unità di Retina Medica del Gruppo MultiMedica e Ricercatrice presso l’Università degli studi di Milano

Un italiano su due non la conosce, nonostante colpisca più di un milione di persone e oltre 50mila individui, per lo più over60, ogni anno tornino a casa con una diagnosi inequivocabile.

Non solo: la degenerazione maculare senile rappresenta la prima causa al mondo di cecità e riduzione della vista nel campo centrale nei soggetti anziani.

È una malattia cronica trattabile, per la quale è necessaria una diagnosi precoce per avere migliori risultati in termini di funzione visiva, che tuttavia non va sottovalutata, perché invalidante.

Come la si può riconoscere? E soprattutto: come ciascuno di noi può prevenirne l’insorgenza? In occasione della giornata mondiale della vista, ne abbiamo parlato con la professoressa Stela Vujosevic, responsabile dell’Unità di Retina Medica del Gruppo MultiMedica e Ricercatrice presso l’Università degli studi di Milano.

Professoressa Vujosevic, quali sono i principali sintomi da cui riconoscerla?

Negli stadi iniziali, la malattia può essere anche asintomatica, per questo risulta molto importante fare dei controlli periodici al fondo dell’occhio per individuare eventuali segni iniziali della sua insorgenza. Quando è in uno stadio già avanzato, invece, può provocare la comparsa di una visione sfocata al centro del campo visivo, visione distorta, quindi difficoltà nel riconoscere i volti e nel distinguere i colori, la diminuzione della sensibilità al contrasto e la difficoltà nel passare dalla  luce al buio. Tutto questo limita tutte le attività che richiedono una visione di precisione: pensiamo per esempio alla lettura e a tutte quelle attività che una persona può svolgere da vicino.

Ci sono altri modi in cui possiamo individuarla?

Coprendo un occhio alla volta, si può osservare un reticolo, la cosiddetta griglia di Amsler, costituita da piccola quadrati. Se fissando il punto centrale si dovessero vedere linee non dritte ma interrotte o distorte allora sarebbe il caso di andare subito da un oculista.

Quali sono i fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza della degenerazione maculare senile?

Ce ne sono di due tipi: non modificabili e modificabili. Nei primi rientrano l’età, l’etnia caucasica, il sesso femminile e anche la familiarità. Se un individuo avesse un genitore che ha avuto questa malattia, avrebbe quindi un maggior rischio di svilupparla a sua volta.

E quelli modificabili?

Tra i fattori di rischio modificabili, il più importante è il fumo. Oltre a questo ci sono l’esposizione duratura al sole, l’obesità, l’inattività fisica, un’alta pressione del sangue e una dieta ricca di grassi.

In che modo l’alimentazione interagisce con la salute della nostra vista?

Le sostanze antiossidanti possono aiutare a proteggere la retina dagli effetti negativi di questi depositi. E dunque una dieta ricca di vitamina C, carotenoidi, omega3, luteina, astaxantina, vitamina B può aiutare a proteggere da tutto ciò che è connesso al processo di invecchiamento e alla cattiva funzionalità delle cellule retiniche.

Oggi come viene curata la degenerazione maculare?

Attualmente curiamo solo la forma avanzata,  quella neovascolare, detta anche “umida”. Il trattamento prevede delle iniezioni ravvicinate all’interno dell’occhio con farmaci anti-VEGF. Si tratta di terapie potenti che tuttavia hanno una durata molto breve e che quindi richiedono di essere somministrate ripetutamente e continuativamente nel tempo. È una terapia a lungo termine: la maculopatia senile è una malattia degenerativa e se si fanno poche iniezioni si ottengono pochi risultati.

Qual è la frontiera del trattamento della degenerazione maculare?

Nel futuro si cercherà di allungare il tempo di durata dei nuovi farmaci e di investire su terapie con un unico intervento come la terapia genica. Dall’altra parte, la nuova frontiera sarà anche il trattamento della forma secca della malattia, quella più prevalente ma con un decorso molto più lento e per cui oggi non abbiamo ancora un trattamento a disposizione in Europa.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.