Forse non ci avevi mai pensato, ma contrarre un virus non porta solo effetti immediati. In alcuni casi, le conseguenze possono essere anche a lungo termine. E più pericoloso è il patogeno, più gravi potrebbero essere gli effetti. Quando si parla di Hiv, ad esempio, la malattia, cioè l'Aids, potrebbe dare luogo anche a una forma di demenza. Naturalmente, solo nel momento in cui un paziente non segua la terapia prevista. Proviamo a capire meglio di che si tratta.
Il sostantivo demenza di per sé indica la degenerazione progressiva, quindi che peggiora con il tempo, delle capacità cognitive del cervello. Nello specifico, la demenza da HIV è un deterioramento progressivo causato proprio dall’infezione cerebrale da virus da immunodeficienza umana (HIV). Per semplificare, in alcuni casi (negli stadi finali) il virus può raggiungere e infettare direttamente il cervello e comprometterne le capacità. Con capacità intendiamo memoria, pensiero, giudizio e capacità di apprendimento. Inoltre in chi ha contratto l'Hiv e non segue le terapie, la demenza può sopraggiungere anche a causa di linfomi o infezioni che, in un sistema immunitario compromesso, possono favorire la comparsa del problema. Non ci sono caratteristiche specifiche per questo tipo di demenza ad eccezione dell’età di manifestazione: tende ad emergere quando si è ancora abbastanza giovani.
La causa della demenza da Aids è proprio il virus dell’Hiv che entra nel cervello, infettandolo. Se lo si lascia replicare senza aderire ai trattamenti antiretrovirali finisce per rovinare le connessioni cerebrali, ossia quei collegamenti essenziali che gli permettono di funzionare a dovere.
Anche la demenza da Aids presenta gli stessi sintomi di altri tipi di demenze:
Se uno dei genitori ha trasmesso il virus al proprio figlio e questo arriva a sviluppare demenza, si noterà:
È molto importante sottolineare che, quando una persona con Hiv assume con regolarità la terapia antiretrovirale, può condurre una vita praticamente normale, non rischia di trasmettere il virus a nessuno e soprattutto non sviluppa alcuna forma di demenza o altre complicanze.
Quando viene diagnosticata l’infezione da Hiv, di solito i medici spiegano già al paziente quali esami dovrà svolgere per tenere controllata nel tempo l'infezione. Se poi c'è il dubbio che stia emergendo una demenza, si passa a: risonanza magnetica per immagini (RMI) per controllare che i disturbi cerebrali riscontrati non abbiano altre cause. come la toxoplasmosi o il linfoma.
Se la pressione intracranica non è troppo alta, si estrae inoltre un campione di liquido cerebrospinale che poi manderà in laboratorio per l’analisi. Infine, si aggiungono alla lista le analisi del sangue che vanno a verificare la conta dei CD4 e la carica virale, se la prima è molto bassa mentre la seconda molto alta diciamo che il rischio di sviluppare infezioni cerebrali, linfoma e demenza associata all'Aids esiste.
Iniziamo dicendo che senza un trattamento questa demenza associata all'Aids può essere fatale. Se, invece, l’infezione viene curata con terapia antiretrovirale possiamo dire che anche le funzioni cerebrali ne traggono giovamento e migliorano. Ecco perché è importante non solo sapere di essere affetti da Hiv ma anche riconoscere i primi segnali di demenza associata, proprio per calibrare le cure e non perdere di vista il decorso dell’infezione.
Il passo più importante, però, è quello di sottoporsi a un test e iniziare subito con le eventuali cure. In questo modo non si correrà nemmeno il rischio di sviluppare una demenza, un linfoma o un tumore.
Fonti| World Health Organization, Fondazione Veronesi