Depressione post partum: cos’è, i sintomi, come si cura e come si previene

Quando Brooke Shields ammise pubblicamente di aver sofferto di depressione post partum, molte donne si sentirono sollevate. Perché questo tipo di depressione che arriva dopo la nascita di un figlio, è spesso motivo di vergogna, senza ragione alcuna. È invece una patologia che si può curare e si può anche prevenire.
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Sara Polotti 21 Luglio 2023
* ultima modifica il 10/10/2023
Con la collaborazione della Dott.ssa Beatrice Allegri Psicologa clinica, esperta in psicologia perinatale.

Genitori non si nasce, si diventa. E quando arriva un neonato in casa non sono tutte rose e fiori. Orari stravolti, sonno interrotto ogni tre, quattro ore, pannolini da cambiare e biberon da sterilizzare. Forse le aspettative non erano proprio queste, quando ancora potevi pensare solo all’arredamento della cameretta e alle tutine in ciniglia. Devi quindi sapere che una neomamma, in uno dei periodi più felici della sua vita, può invece essere colpita da una forma di depressione più o meno lieve, che può arrivare già a pochi giorni dal parto o nelle settimane successive.

La depressione post partum (DPP) è un disturbo dell'umore che può colpire le donne dopo il parto e che colpisce tra il 7 e il 12% delle neomamme. Non arriva subito, ma generalmente tra le sesta e la dodicesima settimana dopo la nascita del bambino, quando il livello degli ormoni inizia a normalizzarsi. Spesso questo tipo di depressione viene sottostimato, ma è fondamentale riconoscerlo per far stare meglio la mamma e permettere a lei e al bambino di instaurare una relazione serena.

Non si tratta quindi di depressione comune: sono due condizioni distinte che possono avere sintomi simili, ma che si verificano in contesti differenti. La depressione "normale", spesso chiamata anche "depressione clinica" o "disturbo depressivo maggiore", è una condizione caratterizzata da una persistente tristezza, mancanza di interesse per le attività quotidiane, cambiamenti dell'appetito e del sonno, sensazione di stanchezza, perdita di energia e difficoltà di concentrazione. Può influenzare significativamente il funzionamento generale e la qualità della vita di una persona e può verificarsi in qualsiasi momento della vita, a seguito di eventi stressanti o come risultato di una predisposizione genetica o di squilibri chimici nel cervello. Quella post partum, invece, si verifica specificamente nelle donne dopo aver dato alla luce un bambino.

Depressione post-partum o baby blues?

Prima di capire cosa sia la depressione post-partum, tuttavia, è bene distinguerla dal baby blues.

Prima di tutto, queste due condizioni che possono verificarsi dopo una gravidanza hanno caratteristiche e intensità diverse. Il baby blues è una condizione transitoria e relativamente comune che provoca una sensazione di malinconia, inquietudine e irritabilità che può raggiungere il picco tre, quattro giorni dopo il parto, ma tende a svanire nel giro di poco tempo, generalmente entro i primi 10, 15 giorni dal parto. Le donne possono sperimentare sbalzi d'umore, sensibilità emotiva, pianto frequente e affaticamento. L’insorgenza del Baby Blues è dovuta al cambiamento ormonale che colpisce la donna nelle ore successive al parto (crollano gli estrogeni e il progesterone) e alla stanchezza fisica e mentale dovuta al travaglio e al parto. Ha quindi un’incidenza più alta rispetto alla depressione post-partum, perché arriva anche a colpire il 70% delle neomamme.

La depressione post-partum, invece, è una forma più grave di depressione che richiede un intervento clinico. I sintomi sono simili a quelli della depressione normale, ma si verificano specificamente dopo il parto e possono persistere per mesi o anche oltre. È importante cercare aiuto medico se i sintomi persistono o peggiorano.

Se in passato la neomamma è già stata depressa, è possibile che corra un maggior rischio di sviluppare la depressione post-partum, o depressione puerperale, un disturbo che può essere causato non solo da fattori biologici, ma anche da fattori psicologici e problematiche di coppia. Altre cause possono essere i bassi livelli di serotonina (il neurotrasmettitore che regola l’umore), la caduta degli estrogeni (che si riducono del 90-95% nelle prime 48 ore dopo il parto) e le fluttuazioni di altri ormoni come quelli della tiroide, il cortisolo e la prolattina. Dal punto di vista emotivo, è possibile che corra un maggior rischio di depressione post-partum una donna molto giovane o immatura, che abbia avuto un parto difficile o traumatico, una donna single a cui manca il supporto della famiglia, o ancora una donna con disturbi d’ansia o di personalità, o peggio, con problemi di alcol o droga.

I sintomi della depressione post-partum

La neomamma colpita da depressione post-partum è invasa da una profonda tristezza senza che ci sia una ragione evidente. Ma ci sono anche altri sintomi:

  • piange con facilità
  • è irritabile
  • prova un senso di inadeguatezza alla nuova situazione che la fa sentire in colpa e le fa provare anche vergogna, fattore non trascurabile perché le impedisce di manifestare questo disagio e quindi di risolverlo.
  • prova difficoltà di interazione e attaccamento al neonato.

Altri sintomi possono essere:

  • sbalzi di umore
  • difficoltà di concentrazione o nel prendere decisioni
  • astenia
  • agitazione
  • irrequietezza
  • aumento o scomparsa dell’appetito o del sonno
  • pensieri di morte o suicidio
  • sensi di colpa e ansia eccessiva nei confronti della salute del bambino

Nelle forme più severe questa depressione può includere anche la psicosi post-partum. L'Istituto Superiore di Sanità la definisce anche "psicosi puerperale", spiegando che è una forma grave di depressione post-partum, "uno specifico tipo di depressione che può colpire le donne dopo il parto e che si verifica, con diversi livelli di gravità, dal 7% al 12% delle neomamme (più frequentemente fra la 6a e la 12a settimana dalla nascita del figlio)".

Più rara e decisamente più grave della depressione post-partum, si sviluppa tendenzialmente in persone che soffrano già di un disturbo mentale come quello bipolare o come la schizofrenia. In questo caso i sintomi saranno più specifici e includeranno gravi sbalzi d'umore come umore alto, euforia, esaltazione, parlantina rapida e pensieri velocissimi a cui seguono umore basso, tristezza, scarsa energia, perdita di appetito e difficoltà a dormire.

Durata della depressione post-partum

Come sempre quando si parla di salute mentale e fisica, anche la depressione non ha dei contorni definiti e precisi, ma tendenzialmente può durare anche fino a dodici mesi dal parto, seguendo trattamenti specifici, ma ci sono casi in cui si arriva anche a 36 mesi circa dal parto.

Come prevenire la depressione post-partum

Può sembrare banale ma, per stare bene, una neomamma deve rilassarsi e riposarsi: nei primi mesi un neonato stravolge i ritmi del sonno di tutta la famiglia, e non si può sottovalutare questo aspetto. Se quindi hai appena avuto un bimbo, cerca di dormire il più possibile, anche di giorno. Avere un buon rapporto con il tuo o la tua partner può aiutarti molto; se a questo si aggiunge un aiuto concreto in casa, come preparare un pranzo o una cena, o caricare un lavaggio nella lavatrice, potrai dedicarti con più serenità alle cure del tuo bambino e instaurare con lui quel legame profondo che deve essere costruito giorno dopo giorno.

A questo proposito, le tecniche di rilassamento sono molto utili e consigliate. Mindfulness, yoga post-parto e rilassamento guidato possono offrire un validissimo aiuto.

Non devi poi trascurarti: è importante che tu segua una dieta equilibrata, con alimenti ricchi di acidi grassi buoni omega 3 e povera di sostanze eccitanti (vino, superalcolici, caffè…). Fai anche scorta di vitamina D: approfitta delle passeggiate con il bambino per stare all'aria aperta, e se reputi che sia il caso, aumentane il dosaggio con degli integratori. Non farti problemi a chiedere aiuto a parenti e amici e circondati di altre neomamme, per darvi un aiuto reciproco.

Cosa fare in caso di depressione post-partum

Nei casi più gravi e quando si sospetta di essere in presenza di depressione post-partum, per risolverla è fondamentale ricorrere alla psicoterapia; gli psicofarmaci sono generalmente sconsigliati, perché invaliderebbero la fase di allattamento della neomamma. Se tuttavia il medico curante o la medica curante ritiene che la psicoterapia debba essere affiancata dalla somministrazione di alcuni farmaci, potrebbe prescrivere alcuni antidepressivi, ansiolitici, stabilizzatori dell’umore o antipsicotici per alleviare i sintomi della depressione.

In ogni caso, è sempre doveroso chiamare uno/una psicoterapeuta o psichiatra e parlarne a persone di fiducia.

La depressione post-partum può essere anche tardiva?

Sì, la depressione post parto può durare anche più a lungo e manifestarsi dopo i primi mesi dopo la gestazione. Alcune ricerche hanno infatti rilevato come i sintomi depressivi riconducibili alla situazione post-parto possano arrivare anche dopo le prime settimane dopo il parto, arrivando a durare anche fino a 36 mesi dalla nascita del bambino o della bambina.

Per questo è importante contattare il personale medico anche dopo i primi mesi, senza abbassare la guardia, ma affidandosi sempre ai professionisti e alle professioniste della salute mentale anche quando di primo acchito non si penserebbe immediatamente alla depressione post-parto.

Come aiutare una persona che soffre di depressione post partum

Oltre a suggerire la fondamentale psicoterapia e l'essenziale supporto medico, per aiutare una persona che soffre di depressione post-partum è prima di tutto necessario ascoltare attentamente e offrire il proprio sostegno sincero, con pazienza e comprensione.

Dopodiché, puoi offrire assistenza pratica (nell'accudire il bambino, preparare pasti, fare la spesa o aiutare con le faccende domestiche), incoraggiare il coinvolgimento professionale, incentivare la persona a prendersi cura di sé ed evitare giudizi e stereotipi con commenti insensibili con la minimizzazione dell'esperienza. Meglio non dire frasi come "tutte le nuove mamme si sentono stanche" o "dovresti semplicemente essere felice di avere un bambino". Questi commenti possono far sentire la persona ancora più isolata e incompresa.

Sii quindi presente nel lungo periodo: la depressione post-partum può durare diversi mesi, come hai visto, quindi è importante essere pazienti e continuare a offrire il proprio sostegno.

Ricorda infine che ogni persona è diversa e potrebbe avere bisogni diversi. Ciò che è importante è mostrare empatia, sostegno e comprensione durante questo periodo delicato. E in caso di preoccupazione per la sicurezza della persona o del bambino, è fondamentale coinvolgere immediatamente un professionista della salute mentale o un medico.

Abbiamo sentito sull'argomento il parere della Dottoressa Beatrice Allegri, psicologa clinica esperta in psicologia perinatale, psicologa volontaria dell’Associazione Mama Chat.

"Nell’esperienza di una donna non c’è altro periodo paragonabile alla gravidanza e a quello che succede, fisicamente e affettivamente, nei nove mesi di gestazione e nell’immediato periodo dopo il parto. Per molte la gravidanza e la nascita del proprio figlio rappresentano un periodo meraviglioso, ma per non poche donne questi eventi si possono accompagnare a un disturbo mentale che può insorgere o complicarsi proprio durante questi nove mesi con un impatto non indifferente anche sulla salute del nascituro. Da una ricerca pubblicata sul British Journal of Psychiatry (oltre 500 gestanti coinvolte) è emerso che il disturbo maggiormente ricorrente e clinicamente significativo è quello depressivo (riguarda l’11% delle gestanti) seguito da disturbi riguardanti la sfera ansiosa (15%); a complicare il quadro vi è il fatto che molte donne presentino un quadro complesso con problematiche miste. Bisogna riconoscere che, nonostante per molti anni l’attenzione si sia focalizzata sulla depressione post partum, i disturbi dell’umore e la depressione siano maggiormente presenti proprio nel periodo della gravidanza piuttosto che dopo il parto.

Frequentemente, la depressione post partum non è altro che l’esito di un disturbo depressivo non trattato, iniziato in gravidanza, che non è stato riconosciuto o per il cui la neomamma non è stata in grado di chiedere o trovare aiuto e che è emerso in tutta la sua gravità quando lo stress causato dalle cure, che il nuovo arrivato richiede, si è aggiunto al malessere già accumulato durante la gravidanza. Ad essere a rischio, quindi non è solo la salute della donna, ma anche quella del figlio: lo stato depressivo materno può influenzare l’ambiente uterino dal punto di vista ormonale, in particolare è stato riscontrato che proprio l’andamento dell’ormone legato allo stress abbia un effetto diretto sul futuro sviluppo del bambino dal punto di vista cognitivo, emotivo e fisiologico. Conseguenza di ciò è la presenza di un maggiore rischio di sviluppare un disturbo mentale in adolescenza o da adulti. Riconoscere e intercettare per tempo tale problema è fondamentale; sono molte le possibilità per le future mamme,  oltre all’ offrire loro un’assistenza e un percorso di aiuto psicologico si offre anche un supporto nutrizionale, con integratori appositi che possano influenzare positivamente l’umore delle neomamme.

In termini di interventi psicologici, la terapia cognitivo-comportamentale appare quella maggiormente efficace in gravidanza ma è giusto tenere presente che l’intervento terapeutico in gravidanza, nelle situazioni molto gravi, non può prescindere dall’uso di antidepressivi. Per le donne che presentano depressione persistente il beneficio dei farmaci antidepressivi sorpassa i potenziali rischi, considerando le ricadute della depressione materna sulla salute mentale a lungo termine del bambino. Diventa quindi chiaro come aiutare e promuovere il benessere della neomamma significhi anche salvaguardare la salute del bambino".

(Scritto da Gaia Cortese il 14 marzo 2019; modificato da Sara Polotti il 21 luglio 2023)

Fonti | Ministero della Salute | Fondazione Veronesi

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