Diabete di tipo 2: un pancreas artificiale potrebbe aiutare a trattare la malattia in maniera automatica

Su Nature Medicine arrivano i risultati di un’innovativa ricerca sul diabete. I dati dimostrerebbero che un pancreas artificiale composto da un sensore per la glicemia, una pompa per l’insulina e un’app per smartphone controllata da un algoritmo potrebbe davvero rappresentare un’opzione terapeutica per quei pazienti affetti da diabete di tipo 2.
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Kevin Ben Alì Zinati 17 Gennaio 2023
* ultima modifica il 17/01/2023

Gestire il diabete di tipo 2 in maniera automatizzata attraverso un algoritmo. Devono aver pensato questo (più o meno) i ricercatori del Wellcome-MRC Institute of Metabolic Science dell’Università di Cambridge quando si sono messi al lavoro per sviluppare un pancreas artificiale in grado di mantenere livelli di glucosio sani in totale autonomia.

Un sistema, insomma, il paziente non sia costretto a specificare al suo sistema di regolazione dell'insulina cosa sta per mangiare, come avviene per il diabete di tipo 1.

E i primi risultati ottenuti dalla sperimentazione sull’uomo e appena pubblicati sulla rivista Nature Medicine hanno dato loro ragione.

Il pancreas artificiale costruito da un sensore per la glicemia, una pompa per l’insulina e un’app per smartphone potrebbe davvero rappresentare un’opzione terapeutica per quei pazienti affetti da diabete di tipo 2: una patologia che colpisce oltre 400 milioni di persone nel mondo.

In condizioni normali il glucosio (lo zucchero nel sangue) è regolato dal rilascio di insulina ma quando insorge, il diabete di tipo 2 ne blocca la produzione alterando i livelli di glucosio, che diventano troppo alti, e innescando gravi danni agli occhi, ai reni, ai nervi e al cuore.

Tendenzialmente il diabete di tipo 2 viene trattato attraverso la combinazione di farmaci per abbassare i livelli di glucosio e una dieta ad hoc ma all’orizzonte potrebbe esserci un approccio del tutto nuovo e automatico.

Il pancreas artificiale sviluppato dai ricercatori inglesi compie tutto ciò da solo e in autonomia. Composto da un sensore per la glicemia e una pompa per insulina, si basa su un’app e un algoritmo in grado di calcolare quanta insulina serve per mantenere il glucosio nei livelli ottimali.

I ricercatori, per otto settimane, hanno sperimentato il dispositivo su 26 pazienti divisi in due gruppi: il primo avrebbe provato il pancreas artificiale prima e la terapia standard poi, il secondo gruppo avrebbe agito invece all’inverso.

I risultati ottenuti hanno dimostrato l’efficacia del pancreas artificiale. Prima di tutto, i pazienti con pancreas artificiale avevano trascorso due terzi (66%) del loro tempo nei limiti ottimali, il doppio del tempo rispetto al gruppo di controllo (32%).

Il tempo con la glicemia troppo alta invece si è dimezzato. Chi assumeva la terapia standard aveva trascorso due terzi (67%) del proprio tempo con alti livelli di glucosio; con il pancreas artificiale era il 33%.

Dalla sperimentazione i ricercatori hanno inoltre osservato che anche la glicemia media era diminuita, al pari dell’emoglobina glicata. Questa si sviluppa quando l'emoglobina, una proteina dei globuli rossi che trasporta l’ossigeno in tutto il corpo, si unisce al glucosio nel sangue, diventando appunto “glicata”.

Si tratta di un segnale indicativo molto importante per chi soffre di diabete: maggiore è l’emoglobina glivata (o HbA1c) maggiore è il rischio di sviluppare complicanze legate al diabete.

Il team di ricercatori ora ha in programma di condurre uno studio multicentrico molto più ampio per ottenere risultati ancora più esaustivi: nel frattempo però ha già presentato il dispositivo per l'approvazione normativa che lo renda disponibile in commercio per i pazienti ambulatoriali con diabete di tipo 2.

Fonte | "Fully automated closed-loop insulin delivery in adults with type 2 diabetes: an open-label, single-center, randomized crossover trial" pubblicato l'11 gennaio 2023 sulla rivista Nature Medicine

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.