Diabete e insufficienza renale: tre studi per prevenire questa complicanza

Presentati all’ultimo Congresso della Società americana di Diabetologia, tutti e tre si sono concentrati su farmaci in grado di ridurre il rischio di insufficienza renale e di scompenso cardiaco in pazienti affetti da diabete.
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Giulia Dallagiovanna 9 Luglio 2021
* ultima modifica il 09/07/2021

Forse non lo sapevi, ma se sei affetto da diabete, ti dovrai preoccupare anche dei tuoi reni e del cuore. Assieme all'ipertensione, infatti, questa patologia è la principale causa di insufficienza renale, la quale a sua volta ti può mettere in serio pericolo di sviluppare uno scompenso cardiaco e in generale disturbi cardiovascolari. Si è parlato anche di questo legame durante il Congresso della Società americana di Diabetologia, che quest'anno si è tenuto interamente in diretta streaming. Sono tre in particolare gli studi che si sono focalizzati su queste specifiche complicanze del diabete.

I farmaci che proteggono dallo scompenso

I farmaci del gruppo degli SGTL2 inibitori si sono mostrati in grado di offrire una buona protezione del cuore e delle sue funzioni, anche quando i reni sono già in insufficienza. Risultati che derivano da ben due studi, chiamati SOLOIST ed EMPEROR-Reduced.

L'empagliflozin è in grado di ridurre il rischio ospedalizzazione per problemi cardiovascolari

Nel secondo, in particolare, si è visto come l'empagliflozin protegga il muscolo cardiaco dallo scompenso con eccezionale rapidità. Emerge, inoltre, un rallentamento della perdita del filtrato glomerulare, che diventa molto più simile a quella fisiologica e dovuta semplicemente all'età. Nel complesso si riduce quindi il rischio di ospedalizzazione e di morte cardiovascolare anche in chi soffre, appunto, di diabete.

Prevenire l'insufficienza renale

Un terzo studio, FIDELIO, si è invece occupato della fase precedente, ovvero dello sviluppo dell'insufficienza renale. Al centro dell'attenzione in questo caso c'è il finerenone, un antagonista non steroideo dei mineralcorticoidi, che si è dimostrato in grado di ridurre in modo importante la progressione della malattia renale cronica in insufficienza renale terminale. Di conseguenza, sono calate anche le probabilità di morte per cause di origine renali.

Ma c'è di più, perché nei pazienti che hanno assunto il farmaco, si sono registrati anche un minor numero di casi di fibrillazione atriale rispetto a quanto accade di norma, soprattutto nei più anziani.

Fonte| Comunicato stampa della Società italiana di Diabetologia

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