Dialisi a domicilio: a chi è indicata e quando si può fare a casa?

La dialisi si può svolgere anche a casa, al proprio domicilio. E’ un trattamento che richiede formazione e anche un po’ di autonomia da parte del paziente, ma fatta fuori dall’ospedale può avere benefici maggiori. In che cosa consiste e a chi è indicato?
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Valentina Rorato 10 Marzo 2023
* ultima modifica il 13/03/2023

La dialisi è una procedura necessaria quando i reni non sono più grado di svolgere il loro lavoro, ovvero eliminare attraverso l’urina le sostanze di rifiuto presenti nel sangue. La dialisi si sostituisce ai reni e filtra il sangue dalle tossine, grazie a una macchina specifica. È un trattamento che si svolge in ospedale, ma può esserci anche la possibilità di farlo a casa. In questo caso si parla di emodialisi domiciliare.

Che cos’è

Le dialisi a domicilio, sia peritoneale sia per il trattamento emodialitico, consente alle persone con insufficienza renale di eseguire una terapia sostitutiva direttamente a casa, grazie a sistemi tecnologici, supportati dalla telemedicina.

I trattamenti a domicilio hanno un grande vantaggio, perché sono più versatili, perché è possibile adeguare l’orario e la frequenza settimanale in base alle esigenze del paziente, ma anche allo stile di vita. Per esempio, non è necessario assentarsi dal lavoro per fare il trattamento, quando è possibile organizzarlo direttamente in casa e ciò lo rende meno invalidante sia a livello economico che sociale.

Alcuni studi, hanno dimostrato che i trattamenti domiciliari migliorano i dati di sopravvivenza, il controllo dei parametri emodinamici e gli indici di adeguatezza dialitica, oltre che la qualità della vita.

Come funziona

La struttura sanitaria di riferimento dovrebbe permettere il percorso di avvio alla dialisi domicilare, che deve essere completamente gratuito e comprende l’invio mensile di sacche, cateteri, tappi, cerotti, garze e disinfettante.

Il trattamento avviene mediante dialisi peritonale, la quale utilizza un filtro naturale o membrana già presente nel corpo chiamata peritoneo. Il liquido di dialisi entra nella cavità peritoneale attraverso un piccolo tubo di plastica morbido (un catetere che deve essere posizionato chirurgicamente), che è inserito nell'addome con una operazione relativamente semplice. La membrana peritoneale agisce come un filtro che rimuove le scorie dal sangue. Il sangue filtrato e pulito, durante il trattamento non esce dall'organismo. Il processo dialitico, lento, dolce e continuo è ben tollerato dal paziente.  Questo tipo di terapia si esegue a casa, o comunque in un luogo pulito e sicuro, e la persona interessata o il caregiver viene  "addestrato" al proprio domicilio ad utilizzare l'apparecchio per la dialisi (c’è un corso di tre ore giornaliere per un paio di settimane). Ovviamente, mensilmente il paziente deve essere poi controllato in ospedale.

Potrebbe essere proposta anche l’emodialisi extracorporea. È una soluzione abbastanza rara e richiede l’aiuto di personale esperto o formato, che deve inserire due aghi nella fistola arterovenosa (la connessione chirurgica tra un’arteria e una vena) creata nel braccio. Questi aghi sono collegati a due tubi, uno che manda il sangue nella macchina per la depurazione e l’altro che riceve il sangue pulito.

Per chi è prevista

La dialisi a domicilio è indicata per chi soffre di grave insufficienza renale, ma le persone devono essere autonome o ben assiste a casa per la dialisi peritoneale. Per l’emodialisi extracorporea impone una particolare attenzione è necessario la supervisione di caregiver davvero qualificati, perché potrebbero insorgere dei rischi.

E le regioni?

In Italia ci sono circa 50 mila i pazienti dializzati, potenzialmente quasi tutti candidabili alla dialisi peritoneale, ma solo l’8-10% del sfrutta la dialisi peritoneale e l’1% l’emodialisi extracorporea. Purtroppo non in tutte le Regioni ci sono strutture preparate a seguire a casa i pazienti o formarli perché possano fare il trattamento domiciliare e spesso sono opportunità collegate a progetti sperimentali o con finanziamenti a tempo.

Fonte | Ausl; Ospedale Niguarda

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