C’è una risonanza magnetica innovativa, che non utilizza radiazioni o liquidi di contrasto. È più veloce delle altre tecniche diagnostiche ed è capace di scovare alcuni dei tumori più sfuggenti alle classiche indagini di prevenzione.
La Whole Body Diffusion di per sé non è una novità. È una metodica d’indagine attiva ormai da anni nei principali ospedali oncologici europei e americani e a cui i pazienti già affetti da tumore vengono sottoposti perché ad alto rischio di metastasi asintomatiche.
È capace di rilevare quelle lesioni di pochissimi millimetri che spesso non sono individuabili con le metodiche standard.
Probabilmente ti sarà capitato di sentirne parlare perché non si tratta però di un’esclusiva estera, anzi. L’Istituto Europeo di Oncologia di Milano ne fa un uso praticamente quotidiano fin dal 2009 ed è stato uno dei centri internazionali che più hanno contribuito al miglioramento e alla sua evoluzione.
Al punto che i massimi esperti internazionali di diagnostica per immagini, coordinati proprio dallo Ieo, sulla rivista Radiology ne hanno recentemente firmato il grande passo in avanti.
Oggi la tecnologia Whole Body Diffusion non verrà impiegata soltanto nel caso di pazienti oncologici, dunque già affetti da tumore: le nuove linee guida appena pubblicate ne delineano l'impiego anche per la diagnosi precoce dei tumori nei pazienti sani.
Per il professor Giuseppe Petralia, Direttore dell'Unità di Imaging di Precisione e Ricerca dell’Istituto, “le buone performance diagnostiche nel rilevare tumori primitivi e metastasi in multipli distretti corporei, a fronte di un numero basso di falsi postivi, unite alla sicurezza dell’esame l’hanno reso uno strumento importantissimo per lo screening nei soggetti ad alto rischio genetico di sviluppare tumori”.
Quello alla popolazione generale è stato poi un passaggio naturale, nato “in risposta al diffondersi della cultura della diagnosi precoce dei tumori e al crescente bisogno di rassicurazione sul proprio stato di salute. Confortati dai nostri dati, sostanzialmente concordi con quelli della letteratura internazionale, oggi sappiamo che molti tumori maligni possono essere diagnosticati, quando sono ancora asintomatici, grazie alla DWB”.
La “rivoluzione” della DWB sta nella sua capacità di creare un’unica immagine di tutto il corpo senza utilizzare radiazioni né mezzi di contrasto.
“Le immagini ottenute sono di tipo morfologico, per il dettaglio anatomico, e funzionale, perché sensibili alla diffusione delle molecole di acqua nello spazio tra una cellula e l’altra – ha spiegato il professor Petralia – Nei tumori maligni le cellule sono fittamente stipate tra loro e le molecole di acqua hanno una diffusione fortemente impedita, condizione che rende i tumori assai più brillanti rispetto ai tessuti sani in questo tipo di immagini”.
Queste “fotografie” ad alta risoluzione, dove sostanzialmente i tessuti tumorali “brillano” agli occhi dell’indagatore, possono mettere in evidenza lesioni anche di 3-4 millimetri di diametro.
Attraverso la Whole Body Diffusion si possono così individuare in anticipo e per tempo quei tumori silenziosi, che molto spesso rimangono nascosti e sopiti nel tuo organismo per presentarsi poi solo in uno stadio ormai già troppo avanzato.
Oggi esiste una classifica dei tumori più diffusi e mortali, redatta ogni anno ufficialmente dalle varie istituzioni nazionali.
E per i "vincitori", ovvero le neoplasie della prostata, della mammella, del polmone e colon-retto, come sai sono già attivi screening semplici ed efficaci come il PSA, la mammografia, la TC a bassa dose del polmone e la ricerca del sangue occulto nelle feci o colonscopia.
Poco o nulla, ha spiegato il Direttore dell’Unità di Imaging di Precisione e Ricerca dello Ieo, viene invece fatto in termini di diagnosi precoce per gli altri tumori della «top ten»: quelli vescicali, renali, linfomi, tumori del pancreas e del fegato.
“Queste sono le neoplasie che possono essere diagnosticate con la DWB in una sola seduta, anziché ricorrere a multipli esami dei singoli segmenti corporei”.
Te lo starai chiedendo: quanto è efficace questa risonanza magnetica nella diagnosi di tumori in pazienti sani?
Il professor Petralia ha definito i numeri della DWB assolutamente non trascurabili: “In una revisione della letteratura che abbiamo condotto insieme con i colleghi del Royal Marsden Hospital e del Mount Vernon Cancer Centre di Londra, pubblicata l’anno scorso su Cancer Imaging, sono stati individuati 41 tumori maligni in soggetti del tutto asintomatici su 3.692 casi analizzati (1,1%) e sottoposti a DWB per screening”.
Valori che, come ha ricordato l'esperto, sono stati confermati anche da uno studio prospettico pubblicato su PNAS nel 2020, condotto negli Stati Uniti su 1190 soggetti asintomatici della popolazione generale, nel quale con la DWB di screening sono stati diagnosticati tumori maligni nel 1,7% dei soggetti arruolati.
Per questo gli esperti dell’Istituto Europeo di Oncologia sono concordi nel vedere l'innovativa risonanza magnetica come un importante strumento in più per la medicina di precisione, in grado di garantire una diagnosi più precoce e accurata con una netta riduzione degli effetti collaterali vista l'assenza delle radiazioni.
Devo però fermare il tuo flusso di pensieri perché la Whole Body Diffusion non può ancora rappresentare il sostituto designato delle metodologie di indagine standard. Non può, ancora, prendere il monopolio delle attività di screening oncologico previste dalla sanità pubblica.
Come ha spiegato il professor Petralia, la DWB è stata messa a punto per integrare i classici esami, con lo scopo di scovare tumori maligni negli organi che non sono mai studiati con le attività di screening standard (ad esempio, pancreas, reni, ossa) e che, ancora oggi, possono essere considerati “orfani” di screening.
“Il futuro non riusciamo a prevederlo – ha concluso – ma sono medico da 20 anni e già alcune volte ho assistito a innovazioni stupefacenti, che hanno ribaltato il nostro modo di pensare. Per fare un esempio, lavoro ogni giorno sulle applicazioni dell’intelligenza artificiale nella diagnostica dei tumori, una cosa a cui solo qualche anno fa non avrei mai pensato. Ma questo è un altro discorso”.