Disfagia: quando mandare giù un boccone può essere un tormento

La disfagia consiste nella difficoltà a deglutire gli alimenti. Può essere causata dall’invecchiamento, da disturbi o patologie neurologiche, traumi o certi tipi di tumori. In Italia, a soffrire di problemi di deglutizione sono soprattutto gli over 50, ma il 90% di chi ne soffre minimizza o ignora il problema.
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Angelica Giambelluca 17 Marzo 2020
* ultima modifica il 03/01/2021
Con la collaborazione della Dott.ssa Beatrice Travalca Cupillo Direttrice dell' Unità Operativa Dipartimentale di Foniatria del Policlinico San Martino di Genova

Deglutire sembra facile: apri la bocca, mastichi il boccone e mandi giù. E il corpo fa il resto. In realtà è uno dei processi più complessi del nostro organismo, coinvolge 31 muscoli, oltre al cervello e al sistema nervoso. Se uno di questi preziosi meccanismi non funziona correttamente, possono insorgere diversi disturbi di deglutizione, riuniti sotto il nome di disfagia.

Cos’è

La disfagia è la difficoltà oggettiva a deglutire cibi solidi, liquidi e semiliquidi. La disfagia tradizionale si può distinguere in orofaringea o esofagea, a seconda di dove si blocca il bolo alimentare (la poltiglia di cibo elaborata dalla masticazione e dalla saliva, pronta a scendere nell’esofago) e neurologica, se a causarla sono condizioni particolari come traumi, ictus o patologie neurodegenerative. Quando a giocare un ruolo decisivo sono fattori esterni come ansia o stress, può insorgere il bolo isterico, una sensazione di nodo alla gola che in realtà non ha nulla di patologico ma può comportare disturbi di deglutizione. A questo proposito si può parlare anche di “disfagia ansiosa”.

In Italia, a soffrire di problemi di deglutizione sono soprattutto gli over 50: uno su cinque ha difficoltà a deglutire, ma il 90% di coloro che soffrono di questo disturbo non sa di averlo, non si informa, minimizza e non cerca aiuto. Chi soffre di disfagia può andare incontro a problemi di malnutrizione, disidratazione e patologie respiratorie, come la polmonite da aspirazione (chiamata anche ab ingestis) causata dal transito del cibo nelle vie respiratorie. Nei casi più gravi, si può correre il rischio di soffocamento, con esiti fatali. Ma questo disturbo può causare anche depressione, isolamento, difficoltà nelle relazioni sociali. La tempistica e lo specialista giusto possono fare la differenza: se il disturbo è individuato in tempo e trattato dai professionisti specializzati (foniatra, otorinolaringoiatra edotto in deglutologia, logopedista) anche chi è affetto da gravi patologie neurologiche può parzialmente recuperare la deglutizione.

 I sintomi 

Per capire se si ha problemi di disfagia occorre fare attenzione a diversi sintomi. Tra i principali vi sono:

  • Secrezioni abbondanti di saliva durante la deglutizione
  • Soffocamento mentre si mangia
  • Rigurgiti durante i pasti
  • Colpi di tosse ripetuti
  • Deglutizioni frequenti dello stesso boccone
  • Perdite di cibo dalla bocca mentre si sta mangiando
  • Polmonite ricorrente
  • Sensazione di dolore durante la deglutizione (da non confondere con il semplice mal di gola dovuto a infezioni virali o batteriche)

I disturbi della deglutizione, e in particolare la disfagia, si distingue in disfagia oro-faringea (il bolo alimentare non riesce a scendere dalla faringe all’esofago) e disfagia esofagea (il bolo rimane bloccato nell’esofago). Secondo l'Agenzia per la ricerca e la qualità della sanità degli Stati Uniti (AHRQ) un terzo dei pazienti con disfagia sviluppa polmonite ab ingestis. Sempre negli Stati Uniti, oltre 60mila persone muoiono ogni anno per queste complicazioni.

Le cause

 Le cause della disfagia e dei disturbi di deglutizione sono diverse. Il fatto che colpisca soprattutto la popolazione anziana è stato confermato da diversi studi, ma a soffrirne possono essere anche persone di tutte le età affette da malattie neurologiche e neurodegenerative, come:

la disfagia può insorgere anche per altre patologie e traumi come ictus, tumori che coinvolgono il sistema nervoso e le strutture anatomiche direttamente interessate alla deglutizione, solo per citarne alcune. Ci sono anche altre condizioni che causano disturbi della deglutizione, come:

  • Il reflusso gastroesofageo
  • La stenosi esofagea (esofago più stretto del normale)
  • L’acalasia (quando lo sfintere esofageo inferiore non si apre e non permette al bolo di passare nello stomaco)

Nell’anziano

I problemi di deglutizione possono manifestarsi anche in assenza di patologie specifiche. Dopo i 50 anni di età, infatti, inizia a insorgere la sarcopenia, l’indebolimento graduale dei muscoli del nostro organismo. Tra questi, vi sono anche quelli che ci aiutano nella deglutizione. Con l’avanzare dell’età, quindi, per una persona deglutire può risultare sempre più difficoltoso. I dati epidemiologici della disfagia non sono del tutto definiti perché spesso questo sintomo è diagnosticato in un secondo momento o con procedure diagnostiche differenti.

La diagnosi

Se pensi di avere un problema di deglutizione è bene che ne parli prima di tutto con il tuo medico. La gestione di questa patologia è complessa e necessita di diverse figure professionali che lavorano sull’apparato della deglutizione: il foniatra che tratta le alterazioni e le disfunzioni della voce, del linguaggio, della parola e della deglutizione; l’otorinolaringoiatra, specializzato in deglutologia, che si occupa delle malattie dell'orecchio e delle vie aeree superiori (naso, faringe, laringe); il logopedista che cura le anomalie della voce, del linguaggio, dell'articolazione della parola e della deglutizione.

Tra gli esami maggiormente utilizzati per diagnosticare la disfagia troviamo:

  • Videofluorografia: esame radiologico per valutare tutte le fasi della deglutizione
  • Fibroscopia: è un’indagine endoscopica (uno strumento a fibre ottiche è inserito nella cavità nasali fino alla faringe) per controllare lo stato e la funzionalità della laringe e della faringe
  • Manometria esofagea ad alta risoluzione: è un esame che serve per misurare la forza e la durata delle contrazioni dell’esofago e delle valvole esofagee

A seconda degli esiti di questi test, i medici potranno approfondire con ulteriori esami oppure consigliare una dieta ed esercizi specifici per risolvere o limitare il disturbo.

 Cosa fare

Con l’aiuto di una dieta specifica ed esercizi mirati a potenziare la muscolatura degli organi deputati alla deglutizione, la disfagia può essere risolta totalmente o parzialmente.

Per evitare che il disturbo si acutizzi gli esperti raccomandano di mangiare in modo corretto, seguendo semplici regole che valgono per tutti, perché il pasto è un momento importante che necessita tutta la nostra attenzione, soprattutto se siamo soggetti a disturbi della deglutizione.

Se soffri di disfagia, ti raccomandiamo di:

  • Mangiare seduto, con la schiena appoggiata allo schienale della sedia
  • Durante la deglutizione, cerca di abbassare il mento verso il torace, tenendo la testa flessa sul collo (posizione protetta)
  • Non parlare mentre mangi
  • Non distrarti guardando la tv o il telefonino
  • Non parlare con il cibo in bocca
  • Mastica lentamente, evitando di buttare giù il boccone intero
  • Evita consistenze miste (pastina in brodo)
  • Bevi liquidi utilizzando una cannuccia

A questi semplici accorgimenti, i medici possono associare altre terapie:

Rieducazione della deglutizione. Con l’aiuto di un logopedista ed esercizi specifici che migliorano la muscolatura dell’apparato deglutitorio, puoi imparare nuovamente a deglutire.

Cercando di seguire regimi alimentari sempre equilibrati e bilanciati, si sono tre tipi di dieta che si possono consigliare a seconda del livello di disfagia:

  • Dieta “fluida”. Si basa sulla preparazione di cibi frullati. Prima si cuociono per renderli più morbidi e teneri e poi si frullano. Si possono utilizzare come liquidi brodo, latte, succhi di frutta e si possono consumare più pasti al giorno.
  • Dieta “tritata”: in caso di dentatura compromessa o assente, consumare cibo sminuzzato può aiutare nella deglutizione. Sono da prediligere alimenti facili da sminuzzare (pane morbido, pasta corta molto cotta e molto condita, verdure cotte non filacciose, budini e creme) e sono da evitare cibi particolarmente duri come frutta secca, verdura cruda, verdura filacciosa e tagli di carne resistenti. Sono inoltre sconsigliati cibi che associano elementi liquidi a elementi solidi (come yoghurt con pezzi di frutta o semolino con verdure a pezzi, a meno che non si triti tutto).
  • Dieta “addensante”. È indicata quando si ha difficoltà nell’ingestione di liquidi. Aggiungendo addensanti specifici, si può ottenere una consistenza simile al budino e facilitarne la deglutizione.

I cibi da evitare

Se soffri di disturbi di deglutizione, i cibi da evitare sono quelli che si appiccicano al palato (come gli gnocchi o il pane “gommoso”), le spezie, perché possono indurre a tossire e rendere difficile la deglutizione e le polveri come cannella e cacao perché possono compromettere le vie aeree. Esistono in commercio anche pasti appositamente realizzati per chi soffre di questi disturbi. Sono soprattutto polveri che si ricostituiscono con brodo o acqua oppure pietanza già pronte da scaldare.

Molte persone ignorano eventuali problemi di deglutizione, minimizzano inconsciamente il disturbo scegliendo alimenti più facili da mangiare o masticando lentamente. La disfagia può essere invalidante, ma oggi esistono specialisti e tecniche che possono aiutare notevolmente a risolvere questo disturbo. La cosa importante è non sottovalutarlo.

Alimentazione con il sondino

Nei casi più gravi, quando né la dieta né gli esercizi aiutano, e il quadro clinico è peggiorato (c'è rischio di polmonite o malnutrizione) si può optare per l’inserimento di una cannula nasale (sondino nasogastrico) o PEG (gastrostomia percutanea endoscopica), vale a dire il posizionamento di una sonda che collega lo stomaco con l’esterno.

Il parere dell’esperto

Uno dei centri di eccellenza per curare i disturbi della deglutizione si trova a Genova, ed è considerato un punto di riferimento per trattare queste patologie. Si tratta dell’Unità Operativa Dipartimentale di Foniatria del Policlinico San Martino di Genova, diretta dalla dottoressa Beatrice Travalca Cupillo. Alla dottoressa Cupillo abbiamo chiesto quali sono stati i progressi della cura della disfagia in Italia.

C’è ancora molta strada da fare affinché la disfagia smetta di essere sottostimata e sotto trattata con conseguenze talora anche molto gravi e che, non di rado, possono costare la vita del paziente. Con le conoscenze e la tecnologia attuali ed i percorsi diagnostici terapeutici da tempo tracciati, molte morti di pazienti disfagici possono essere evitate e molti pazienti possono contare su percorsi diagnostici efficaci. Ma è chiaro che tali percorsi devono essere conosciuti e praticati. Da almeno due decenni, in ambito scientifico e nel settore sanitario ci stiamo impegnando per minimizzare il rischio di rendere inefficace la terapia orale nei pazienti disfagici, dando precise indicazioni su come manipolare i farmaci seguendo regole ben precise e tenendo conto delle difficoltà specifiche di deglutizione del paziente. Oggi, finalmente, siamo arrivati a un risultato importante con la pubblicazione da parte del Ministero della Salute, nell’ottobre del 2019, della Raccomandazione per la manipolazione delle forme farmaceutiche orali solide.

Fonte| Humanitas 

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