
Deglutire sembra facile: apri la bocca, mastichi il boccone e mandi giù. E il corpo fa il resto. In realtà è uno dei processi più complessi del nostro organismo, coinvolge 31 muscoli, oltre al cervello e al sistema nervoso. Se uno di questi preziosi meccanismi non funziona correttamente, possono insorgere diversi disturbi di deglutizione, riuniti sotto il nome di disfagia.
La disfagia è la difficoltà oggettiva a deglutire cibi solidi, liquidi e semiliquidi. La disfagia tradizionale si può distinguere in orofaringea o esofagea, a seconda di dove si blocca il bolo alimentare (la poltiglia di cibo elaborata dalla masticazione e dalla saliva, pronta a scendere nell’esofago) e neurologica, se a causarla sono condizioni particolari come traumi, ictus o patologie neurodegenerative. Quando a giocare un ruolo decisivo sono fattori esterni come ansia o stress, può insorgere il bolo isterico, una sensazione di nodo alla gola che in realtà non ha nulla di patologico ma può comportare disturbi di deglutizione. A questo proposito si può parlare anche di “disfagia ansiosa”.
In Italia, a soffrire di problemi di deglutizione sono soprattutto gli over 50: uno su cinque ha difficoltà a deglutire, ma il 90% di coloro che soffrono di questo disturbo non sa di averlo, non si informa, minimizza e non cerca aiuto. Chi soffre di disfagia può andare incontro a problemi di malnutrizione, disidratazione e patologie respiratorie, come la polmonite da aspirazione (chiamata anche ab ingestis) causata dal transito del cibo nelle vie respiratorie. Nei casi più gravi, si può correre il rischio di soffocamento, con esiti fatali. Ma questo disturbo può causare anche depressione, isolamento, difficoltà nelle relazioni sociali. La tempistica e lo specialista giusto possono fare la differenza: se il disturbo è individuato in tempo e trattato dai professionisti specializzati (foniatra, otorinolaringoiatra edotto in deglutologia, logopedista) anche chi è affetto da gravi patologie neurologiche può parzialmente recuperare la deglutizione.
Per capire se si ha problemi di disfagia occorre fare attenzione a diversi sintomi. Tra i principali vi sono:
I disturbi della deglutizione, e in particolare la disfagia, si distingue in disfagia oro-faringea (il bolo alimentare non riesce a scendere dalla faringe all’esofago) e disfagia esofagea (il bolo rimane bloccato nell’esofago). Secondo l'Agenzia per la ricerca e la qualità della sanità degli Stati Uniti (AHRQ) un terzo dei pazienti con disfagia sviluppa polmonite ab ingestis. Sempre negli Stati Uniti, oltre 60mila persone muoiono ogni anno per queste complicazioni.
Le cause della disfagia e dei disturbi di deglutizione sono diverse. Il fatto che colpisca soprattutto la popolazione anziana è stato confermato da diversi studi, ma a soffrirne possono essere anche persone di tutte le età affette da malattie neurologiche e neurodegenerative, come:
la disfagia può insorgere anche per altre patologie e traumi come ictus, tumori che coinvolgono il sistema nervoso e le strutture anatomiche direttamente interessate alla deglutizione, solo per citarne alcune. Ci sono anche altre condizioni che causano disturbi della deglutizione, come:
I problemi di deglutizione possono manifestarsi anche in assenza di patologie specifiche. Dopo i 50 anni di età, infatti, inizia a insorgere la sarcopenia, l’indebolimento graduale dei muscoli del nostro organismo. Tra questi, vi sono anche quelli che ci aiutano nella deglutizione. Con l’avanzare dell’età, quindi, per una persona deglutire può risultare sempre più difficoltoso. I dati epidemiologici della disfagia non sono del tutto definiti perché spesso questo sintomo è diagnosticato in un secondo momento o con procedure diagnostiche differenti.
Se pensi di avere un problema di deglutizione è bene che ne parli prima di tutto con il tuo medico. La gestione di questa patologia è complessa e necessita di diverse figure professionali che lavorano sull’apparato della deglutizione: il foniatra che tratta le alterazioni e le disfunzioni della voce, del linguaggio, della parola e della deglutizione; l’otorinolaringoiatra, specializzato in deglutologia, che si occupa delle malattie dell'orecchio e delle vie aeree superiori (naso, faringe, laringe); il logopedista che cura le anomalie della voce, del linguaggio, dell'articolazione della parola e della deglutizione.
Tra gli esami maggiormente utilizzati per diagnosticare la disfagia troviamo:
A seconda degli esiti di questi test, i medici potranno approfondire con ulteriori esami oppure consigliare una dieta ed esercizi specifici per risolvere o limitare il disturbo.
Con l’aiuto di una dieta specifica ed esercizi mirati a potenziare la muscolatura degli organi deputati alla deglutizione, la disfagia può essere risolta totalmente o parzialmente.
Per evitare che il disturbo si acutizzi gli esperti raccomandano di mangiare in modo corretto, seguendo semplici regole che valgono per tutti, perché il pasto è un momento importante che necessita tutta la nostra attenzione, soprattutto se siamo soggetti a disturbi della deglutizione.
Se soffri di disfagia, ti raccomandiamo di:
A questi semplici accorgimenti, i medici possono associare altre terapie:
Rieducazione della deglutizione. Con l’aiuto di un logopedista ed esercizi specifici che migliorano la muscolatura dell’apparato deglutitorio, puoi imparare nuovamente a deglutire.
Cercando di seguire regimi alimentari sempre equilibrati e bilanciati, si sono tre tipi di dieta che si possono consigliare a seconda del livello di disfagia:
Se soffri di disturbi di deglutizione, i cibi da evitare sono quelli che si appiccicano al palato (come gli gnocchi o il pane “gommoso”), le spezie, perché possono indurre a tossire e rendere difficile la deglutizione e le polveri come cannella e cacao perché possono compromettere le vie aeree. Esistono in commercio anche pasti appositamente realizzati per chi soffre di questi disturbi. Sono soprattutto polveri che si ricostituiscono con brodo o acqua oppure pietanza già pronte da scaldare.
Molte persone ignorano eventuali problemi di deglutizione, minimizzano inconsciamente il disturbo scegliendo alimenti più facili da mangiare o masticando lentamente. La disfagia può essere invalidante, ma oggi esistono specialisti e tecniche che possono aiutare notevolmente a risolvere questo disturbo. La cosa importante è non sottovalutarlo.
Nei casi più gravi, quando né la dieta né gli esercizi aiutano, e il quadro clinico è peggiorato (c'è rischio di polmonite o malnutrizione) si può optare per l’inserimento di una cannula nasale (sondino nasogastrico) o PEG (gastrostomia percutanea endoscopica), vale a dire il posizionamento di una sonda che collega lo stomaco con l’esterno.
Uno dei centri di eccellenza per curare i disturbi della deglutizione si trova a Genova, ed è considerato un punto di riferimento per trattare queste patologie. Si tratta dell’Unità Operativa Dipartimentale di Foniatria del Policlinico San Martino di Genova, diretta dalla dottoressa Beatrice Travalca Cupillo. Alla dottoressa Cupillo abbiamo chiesto quali sono stati i progressi della cura della disfagia in Italia.
C’è ancora molta strada da fare affinché la disfagia smetta di essere sottostimata e sotto trattata con conseguenze talora anche molto gravi e che, non di rado, possono costare la vita del paziente. Con le conoscenze e la tecnologia attuali ed i percorsi diagnostici terapeutici da tempo tracciati, molte morti di pazienti disfagici possono essere evitate e molti pazienti possono contare su percorsi diagnostici efficaci. Ma è chiaro che tali percorsi devono essere conosciuti e praticati. Da almeno due decenni, in ambito scientifico e nel settore sanitario ci stiamo impegnando per minimizzare il rischio di rendere inefficace la terapia orale nei pazienti disfagici, dando precise indicazioni su come manipolare i farmaci seguendo regole ben precise e tenendo conto delle difficoltà specifiche di deglutizione del paziente. Oggi, finalmente, siamo arrivati a un risultato importante con la pubblicazione da parte del Ministero della Salute, nell’ottobre del 2019, della Raccomandazione per la manipolazione delle forme farmaceutiche orali solide.
Fonte| Humanitas