Il disturbo paranoide della personalità rientra naturalmente nei disturbi della personalità e ha come caratteristica quella di esprimersi in una forte diffidenza nei confronti delle altre persone, anche quando queste non comportano nessuna minaccia. Colpisce più o meno tra lo 0,5% e il 2,5% della popolazione con una prevalenza negli uomini rispetto alle donne. Scopriamo meglio di cosa si tratti e come riconoscerlo.
Chi soffre di questo tipo di disturbo di solito è, come ti dicevo prima, molto sospettoso. È portato infatti a nutrire una scarsa fiducia nei confronti del prossimo. Si tratta comunque di un disturbo cronico che, come tale, può essere trattato, quindi è importante che tu sappia che un aiuto è possibile in queste situazioni. Bisogna dire che lo scopo è quello di rendere più lievi i sintomi, dal momento che non è possibile ottenere una vera e propria guarigione.
Conviverci significa comunque ritrovarsi a pensare sempre, o quasi, di essere sfruttato dal suo prossimo, ingannato in un certo senso. Naturalmente, si sta parlando di una esclusiva percezione, non vi sono prove che dimostrino l'esistenza di una reale minaccia. Anzi, l'individuo paranoide è spesso alla ricerca di conferme a questo suo pensiero. Di conseguenza, come potrai immaginare, questa persona farà molta fatica a stabilire rapporti profondi e duraturi con qualcun altro: non si fida di chi ha davanti e ne ha una visione distorta.
Nella maggior parte dei casi i primi segnali si possono notare già nell’adolescenza, ma solo verso i 30 anni chi ne è affetto lo accetta e si affida a uno specialista. Non parliamo necessariamente di deliri veri e propri, anzi spesso chi ne è affetto non ha queste manifestazioni.
Il nocciolo fondamentale della questione sta proprio nel trovare una minaccia per se stesso un po’ ovunque e in chiunque si interfacci con lui. Va specificato che la minaccia non è intesa come paura di un male fisico, ma di un evento che in qualche modo possa svilire la sua persona. Insomma, si preoccupa di trovarsi in situazioni che lo facciano sentire come se valesse di meno. Come avrai ben capito non è semplice da riconoscere e diagnosticare, ecco perché molte volte chi ne è affetto se ne accorge solo dopo vari anni.
Non possiamo indicarti una o più cause specifiche per questo problema perché le sue origini non sono ancora del tutto chiare. In generale gli specialisti ipotizzano una sorta di mix di fattori:
Un’ulteriore spinta a questo problema può venire da traumi avvenuti durante l’infanzia.
Come ti abbiamo detto poco fa, chi ne è affetto tende a pensare di essere vittima di minacce da parte della persona con cui ha a che fare. Di nuovo, non in termini di pericolo fisico. In generale teme di essere sfruttato, ingannato, preso in giro, quindi deriso. Non solo, pensa che l’attacco possa giungere da un momento all’altro, ecco perché se qualcuno che conosci ne soffre, vedrai che si tratterà di una persona che è alla costante ricerca di uno stile di vita isolato.
Chi soffre di questa patologia è molto attento a eventuali offese, insulti o sgarbi e difficilmente li dimentica. Tende a reagire manifestando molta rabbia, in maniera eccessiva. Se poi per caso deciderai di rispondergli, lui recepirà questa reazione come una sorta di conferma delle sue paure. Inizierà quindi ad avere dei dubbi sulla lealtà della persona che ha di fronte come se fosse una prova in piena regola.
Per poter dire che il paziente è affetto da disturbo paranoide della personalità si dovranno riscontrare questi sintomi:
Una diagnosi viene effettuata dallo psichiatra e da altri medici che possono comporre il pool diagnostico.
Se ne soffri o sei amico, o familiare di qualcuno che ne è affetto, ecco cosa dovrai fare. Lavorare, dopo aver consultato lo specialista che dia il suo benestare e le sue linee guida, er aiutare la persona a fronteggiare il problema. Potrà ad esempio imparare da te la comunicazione essenziale per interagire nelle varie situazioni in modo più sano e soprattutto a ridurre la sfiducia che prova verso il prossimo.
Ci sono poi due terapie principali:
Il primo approccio è più incentrato sul soggetto, sulla fiducia che può riporre nello specialista, per evitare che si metta sulla difensiva. Il secondo, invece, punta a una migliore gestione delle emozioni. Lo scopo è arrivare, con gradualità, a cercare di capire cosa stia davvero accadendo e quale sia invece la percezione distorta del paziente.
Fonte| MSD Manual