Dobbiamo dire addio alle bottigliette in plastica e preferire quelle in vetro: ma sai perché?

Scegliere di utilizzare il vetro anziché la plastica oggi non è solo il concreto contribuito che ognuno di noi potrebbe dare alla diffusione di uno stile di vita più sostenibile: preferire il vetro alla plastica oggi equivale anche a optare per un materiale meno impattante per la per la nostra salute.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Ottobre 2022
* ultima modifica il 07/10/2022
In collaborazione con la Dott.ssa Maria Rosaria Marchili Pediatra e responsabile dell’unità operativa semplice di Pediatria ad Alta Intensità all’ospedale Bambino Gesù di Roma. 

Plastica o vetro? È il dilemma cui anche tu sicuramente ti trovi di fronte quando devi scegliere il contenitore della tua razione quotidiana di acqua.

Lo so che può apparire una scelta non facile visto che tutti i giorni devi destreggiarti tra le apparenti facilità di utilizzo delle bottigliette di plastica, la loro apparente comodità e i costi meno vantaggiosi dei contenitori in vetro.

Sul tavolo però c’è una scelta importante. Non solo perché decidere di utilizzare il vetro anziché la plastica – perché di questo ti sto parlando – oggi rappresenterebbe il concreto contribuito che ognuno di noi potrebbe facilmente dare alla diffusione di uno stile di vita più sostenibile.

“Oggi la plastica, ovvero il Pet, è il materiale meno sano in cui potremmo conservare l’acqua. Soprattutto se confrontata con il vetro” ha riassunto bene la dottoressa Maria Rosaria Marchili, pediatra e responsabile dell’unità operativa semplice di Pediatria ad Alta Intensità all’ospedale Bambino Gesù di Roma.

Tradotto, significa che scegliere di preferire il vetro alla plastica oggi equivale anche a optare per un materiale meno impattante per la per la nostra salute.

Un mondo di plastica 

Ti abbiamo raccontato più volte degli effetti devastanti della plastica, prima di tutto sull’ambiente e gli ecosistemi marini.

La colpa è dello smaltimento scorretto e scellerato dei rifiuti di plastica (ricordi il marine litter?) e della conseguente invasione di microplastiche.

Quelle minuscole particelle di plastica nascono anche dalle bottigliette che usiamo e gettiamo in ambiente oggi le ritroviamo in ogni angolo del Pianeta. “Sappiamo che la plastica impiega dai 500 ai 1000 anni a degradarsi e quindi dal punto di vista ecologico ora stiamo affrontando una vera invasione di microplastiche”.

Dalle vette più alte del mondo (come l’Everest) ai pesci che popolano gli abissi marini fino, inevitabilmente, all’acqua che utilizziamo tutti i giorni. “Ne sono piene sia le acque sorgive, perché le microplastiche si trovano disperse nell’ambiente, sia nelle acque minerali in bottiglia dal momento che il tappo che la chiude ne rilascia comunque discrete quantità ha spiegato la pediatra del Bambino Gesù di Roma.

L’invasione del corpo umano

Beviamo microplastiche, insomma, e nemmeno ce ne accorgiamo. E come potremmo?

L’acqua, come puoi intuire, diventa così uno dei veicoli con cui la plastica nella sua forma “micro”, dopo essersi presa il Pianeta, sta finendo per invadere anche il nostro corpo.

In sequenza abbiamo ritrovato microplastiche nella placenta, nei polmoni, nel sangue: ovunque insomma. E se anche è vero che ad oggi non abbiamo univoche evidenze scientifiche dei loro effetti negativi sulla nostra salute, è altrettanto difficile credere che a lungo termine non abbiano un impatto altrettanto distruttivo sul nostro corpo.

“Quello delle microplastiche è un problema recente e non sappiamo ancora che impatto può avere a lungo termine sull’ambiente o sull’organismo umano. Sta di fatto che il vetro in ogni caso è di gran lunga preferibile al pet e alla plastica”. 

Sì, però…

Evitare la plastica, però, a volte non è per nulla facile, se poi conti che è comoda e pure più economica. In più, ha raccontato con amarezza la dottoressa Marchili, “il messaggio non è ancora passato del tutto”.

Il suo ragionamento parte da un dato recentemente rivelato da Greenpeace, secondo cui l’Italia sarebbe il terzo paese al mondo per consumo di acqua minerale in bottiglie plastica: “Superiamo i 200 litri pro capite annui. Una montagna di plastica, insomma”. 

Un’abitudine che chiaramente stride con la volontà di intraprendere la strada della sostenibilità, il cui radicamento profondo non aiuta il processo di consapevolizzazione e responsabilizzazione oggi necessari.

“Credo che alla base di questo utilizzo vi sia la convinzione di molta gente che l’acqua in bottiglia sia più sicura di quella del rubinetto, che viene invece resa potabile attraverso processi di purificazione ha spiegato la dottoressa Marchili, ammettendo che in questo ragionamento, purtroppo, una base di verità c’è.

“Se tutto il processo di imbottigliamento è corretto, l’acqua minerale in bottiglia è batteriologicamente pura mentre quella dell’acquedotto è resa batteriologicamente sicura ma non pura – ha spiegato – Quella del rubinetto è quindi un’acqua che non fa male alla salute ma in determinate situazioni è preferibile utilizzare un’acqua batteriologicamente pura e quindi si ricorre alla bottiglia”.

Anche perché, sfortunatamente, non devi dimenticare che l’acqua potabile del rubinetto può essere soggetta a ulteriori rischi, legati alla sua distribuzione, tubi e condutture che non sempre rispettano gli standard di qualità ed efficienza.

Di problemi sanitari legati ad un’acqua malsana ne abbiamo sentito parlare spesso, dalle zone più degradate del mondo fino all’Europa.

Le ragioni del vetro

Torniamo al dilemma iniziale. Dato per assodato che la plastica ha un circolo vizioso di problemi dal punto di vista umano e ambientale, appare chiaro che la miglior soluzione per conservare l’acqua sia dunque il vetro.

“È un materiale è riciclabile ha un’inerzia chimica, è impermeabile ai gas e microorganismi e inalterabile nel tempo. È il più ecologico, insomma. Lo svantaggio è il trasporto, che è più costoso”.

La pediatra del Bambino Gesù di Roma ha poi voluto far riflettere sul concetto di aggredibilità dei due materiali. La bottiglia di plastica, infatti, è più suscettibile del vetro agli attacchi da parte dei batteri: “I microbi che normalmente abbiamo sulle labbra colonizzano la bottiglietta che se non ben conservata può diventare veicolo di diffusione di germi e batteri”. Per questo la bottiglietta in Pet non può essere utilizzata molte volte.

Come per la plastica, anche nel caso del vetro poi sono fondamentali le modalità di conservazione. La bottiglia di plastica se non conservata correttamente può rilasciare sostanze che ne alterano le caratteristiche, tra cui appunto le microplasiche. “La bottiglia di vetro invece dev’esser chiusa perfettamente e in modo ermetico e non ci deve essere il tappo lesionato”.

Come far passare questo messaggio, insomma? “Serve fare sensibilizzazione, il problema ecologico oggi è molto sentito ma purtroppo è ancora molto difficile far fare alla gente una raccolta differenziata come si deve. Le persone devono essere informate di più e incentivate, per esempio con dei piccoli bonus per ogni bottiglia di plastica riconsegnata e quindi mandato al riciclo. E lo stesso vale per il vetro”. 

Serve quindi rendere i cittadini più consapevoli. E come fare? La risposta della dottoressa Marchili è chiara: Coinvolgendoli. Il problema della plastica riguarda tutti, e tutti noi nel nostro piccolo possiamo contribuire a contrastarlo”.

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.