Donare organi a 97 e 100 anni? Il dottor Cardillo (Cnt): “Oggi l’età non è più un limite: tutti possiamo contribuire a salvare una vita”

Il direttore del Centro Nazionale Trapianti ci ha spiegato cosa rappresentano le storie delle due donne di 97 e 100 anni che nelle ultime settimane hanno scelto di donare il fegato. Su tutto, spicca la necessità di far passare un messaggio: diversi organi sono molto resistenti ai danni dell’invecchiamento e anche gli anziani quindi possono dare il proprio consenso alla donazione aiutando così a salvare delle vite.
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Kevin Ben Alì Zinati 18 Novembre 2022
* ultima modifica il 18/11/2022
In collaborazione con il Dott. Massimo Cardillo Direttore del Centro Nazionale Trapianti

Quando si è spenta Maria aveva 97 anni 6 mesi e 29 giorni, Francesca invece aveva addirittura superato quota 100 (anni) da dieci mesi e 24 ore. I loro sono due nomi di fantasia ma dietro di sé celano le identità della donatrici d’organo più anziane d’Italia e del mondo.

Dopo la morte i loro fegati sono stati prelevati e impiantati in altri due pazienti da mesi in lista d’attesa. La scelta di Maria e Francesca – o meglio, quella delle loro famiglie – ha salvato la vita di queste due persone.

Questi interventi sono già entrati nelle pagine della letteratura scientifica e certificano una volta di più il ruolo da protagonista del sistema trapiantologico italiano tra le eccellenze mondiali. Uno status già stato testimoniato nel 2020, quando il primo trapianto di utero in Italia era stato portato a termine nel pieno della pandemia. Il trapianto, se ti ricordi, era stato un successo e poche settimane fa la giovane Albina Verderame è riuscita a dare alla luce la sua bambina.

“Utilizzare un donatore così anziano significa possedere una capacità di selezione e di procedura trapiantoglogica assolutamente d’eccellenza. Vuol dire riuscire a eseguire con efficacia tutte le indagini sul donatore necessarie per valutare l’idoneità e la qualità di un organo anziano e poi selezionare un candidato ideale per la procedura chirurgica” ha riconosciuto orgogliosamente il dottor Massimo Cardillo, direttore del Centro Nazionale Trapianti. Ma le storie di Maria e di Francesca dicono di più.

Portano a una presa di coscienza che non aiuta solo a rafforzare la fiducia nel sistema donazione-trapianto, certificato già dai numeri del 2021. I gesti di queste due donne ridefiniscono i contorni di che cosa voglia dire «vecchio» in medicina e consolidano una realtà che deve diventare una consapevolezza. E cioè che a volte l'età è davvero solo un numero scritto su un pezzo di carta. Specialmente quando in ballo c’è una vita.

Quel numero non dice nulla. Di certo, da solo non basta per definire se un organo è «inutile» o meno. “Alcuni, come il cuore e i polmoni sono più sensibili all’invecchiamento. Fegato e reni sono invece organi più resistenti, in particolar modo il fegato perché ha una grande capacità rigenerativa”. E una volta trapiantato, ha aggiunto il direttore del Cnt, il fegato trova il modo di rinnovarsi con maggiore facilità rispetto agli altri e di continuare a funzionare in modo perfetto nonostante la sua «età».

I due trapianti raccontano poi che gli anni non sono un vincolo stretto e rigido nemmeno nella ricerca di un ricevente compatibile. “In condizioni ordinarie si cerca sempre di fare un bilanciamento tra l’età del donatore e quella del ricevente. Nel caso del fegato però questo non è un criterio assoluto perché a guidare le scelte è l’urgenza del ricevente”. 

Fegato e reni sono organi più resistenti, in particolar modo il fegato perché ha una grande capacità rigenerativa

Dott. Massimo Cardillo, direttore Cnt

Il dottor Cardillo ha spiegato insomma che sarebbe possibile trapiantare il fegato di un donatore ultracentenario in un ricevente giovane, anche di 20-30 anni, se quest’ultimo fosse in immediato pericolo di vita. “In queste circostanze il trapianto diventa un’alternativa valida rispetto al restare in lista d’attesa con il rischio di morire”. 

Certo: non tutti gli organi prelevati da un’ultranovantenne o addirittura un’ultracentenaria possono essere riutilizzati. Maria e Francesca hanno donato il proprio fegato ma anche i tessuti o la cornea avrebbero potuto potenzialmente essere riutilizzati. “La cornea, per esempio, ha un’idoneità anche in età molto avanzata e quindi potrebbe anche questa essere donata da persone ultraottantenni”.

Prima di poter avere luce verde, poi, ogni organo deve superare una rigidissima e scrupolosa fase di «selezione». “C’è una procedura di valutazione del donatore molto accurata, effettuata con esami ematochimici e strumentali che hanno l’obiettivo di sancire idoneità dell’organo che viene trapiantato”. E i fegati di Maria e Francesca, ovviamente, sono stati considerati in perfette condizioni.

“In questi ultimi anni si sta diffondendo molto l’utilizzo di macchine di perfusione, dette «ex situ», all’interno delle quali un organo prelevato da un donatore può essere perfuso e mantenuto in ottime condizioni ha aggiunto il dottor Cardillo, sottolineando che questa tecnica ha permesso di allargare ulteriormente le possibilità di ricorrere a donatori anziani.

La cornea ha una buona idoneità al trapianto anche in età molto avanzata

Dott. Massimo Cardillo, direttore Cnt

Le storie di Maria e Francesca, come ti ho detto, raccontano tante cose. Tra cui anche il fatto che se due donne di 97 e 100 anni arrivano a donare i propri organi significa che la qualità e l’aspettativa di vita  sono aumentate, e non poco. Secondo il direttore del Cnt, non è solo un ottimo segnale sul lato donazioni: “Oggi vengono avviati a ricevere un trapianto pazienti anche molto anziani per i quali prima esisteva una controindicazione. L’età molto avanzata era un limite, oggi invece anche i più anziani possono sottoporsi a queste procedure salvavita”.

La donazione di organi da parte di due persone così anziane sembra confermare quanto il direttore Cardillo ci aveva spiegato già nel 2021. Quando cioè il sistema nazionale di donazione e trapianti aveva rimontato l'inversione dovuta alla pandemia registrando un aumento dell’adesione alla donazione da parte dei cittadini italiani e quindi la crescita del senso di responsabilizzazione. E in parte è vero.

Tuttavia le storie di Maria e Francesca si configurano piuttosto come esempi virtuosi ma ancora un po’ troppo isolati. “Curiosamente, nella manifestazione in vita, le percentuali di opposizioni alla donazione si alzano di più nei soggetti anziani – ha ammesso Cardillo -. Mentre i giovani più facilmente danno il consenso, gli anziani lo fanno meno. Abbiamo una percentuale complessiva in vita del 30% ma per gli ultraottantenni la percentuale raddoppia. Dobbiamo imparare a informare meglio questa fascia di popolazione. Gli anziani non devono temere che i loro organi siano ormai inutilizzabili. È importante che ciascun cittadino dia la sua disponibilità alla donazione, a prescindere dall’età.

Maria e Francesca l'hanno dimostrato.

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