L'emergenza coronavirus sta sconvolgendo le nostre vite e tutti ci stiamo chiedendo quando e come potremo tornare alla normalità. L'unica cosa che sappiamo è che si tratta di un processo molto lento: riaprire tutto subito rischia infatti di far ripartire il contagio e vanificare tutti gli sforzi.
I ricercatori della London School of Hygiene and Tropical Medicine hanno preso in esame il caso di Wuhan, la metropoli cinese da dove è partita la pandemia. Hanno stimato che se a fine marzo le restrizioni sociali dovessero essere eliminate e le scuole dovessero essere riaperte, arriverebbe una seconda ondata di infezioni con un nuovo picco previsto per agosto.
Se invece le misure di contenimento dovessero essere mantenute fino ad aprile, il nuovo picco epidemico verrebbe ritardato a ottobre, il che permetterebbe di alleggerire la pressione sul servizio sanitario. Al momento il governo cinese ha deciso di estendere il blocco della città (dove è consentito entrare, ma non uscire) fino all'8 aprile. Da giorni ormai i casi nel paese sono in forte diminuzione, e quasi tutti importati.
Il modello di previsione degli esperti è stato applicato al contesto cinese, che in questo senso è esemplare, perché è il primo che ha sperimentato le conseguenze dell'epidemia da coronavirus SARS-CoV-2 ed è il primo che si può permettere adesso di allentare le misure di isolamento sociale (sempre però con la massima cautela, per prevenire il rischio dei contagi di ritorno); lo studio rappresenta comunque un avvertimento anche per i paesi europei, inclusa l'Italia. Il messaggio è chiaro: non esiste una strategia di uscita rapida dalla quarantena. L'unica strada percorribile pare essere quella di un riapertura progressiva.
Fonte | "The effect of control strategies to reduce social mixing on outcomes of the COVID-19 epidemic in Wuhan, China: a modelling study" pubblicato su The Lancet il 25 marzo 2020.