Serve cautela, certo, ma i risultati sono promettenti. Non abbiamo ancora trovato una cura per la SLA, purtroppo, ma potremmo aver intrapreso la strada giusta. E con "abbiamo" si intende nello specifico la Fondazione IRCSS – Istituto Neurologico “Carlo Besta” di Milano. Grazie al finanziamento di AriSLA, Fondazione Italiana di ricerca per la Sclerosi Laterale Amiotrofica i ricercatori hanno potuto portare avanti una sperimentazione che ha coinvolto altri 24 centri e che prevede l'utilizzo di un farmaco finora usato contro l'ipertensione e al momento fuori commercio: il guanabenz. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Brain.
Il farmaco ha infatti mostrato di poter esercitare un effetto protettivo sui neuroni. Dopo studi in vitro e su animali, i ricercatori hanno voluto capire se questo beneficio fosse confermato anche sugli oltre 200 pazienti coinvolti. E quello che è emerso è che la molecola ha effettivamente prodotto un cambiamento anche dal punto di vista clinico, e dunque in un modo visibile all'esterno.
I volontari nella sperimentazione sono tutte persone affette da SLA, la cui malattia si era manifestata durante i 18 mesi precedenti. Sono stati poi suddivisi in gruppi, ai quali sono state somministrate quantità diverse di farmaco o un placebo per sei mesi. In chi aveva ricevuto la posologia più alta, la progressione della sclerosi laterale amiotrofica è stata più lenta.
Un altro dato da tenere presente è che la molecola si è dimostrata più efficace in chi era affetto dalla forma bulbare di SLA, che colpisce soprattutto i motoneuroni responsabili del movimento di quei muscoli che normalmente utilizzi per deglutire o parlare.
Dunque una buona notizia, finalmente, contro una malattia neurodegenerativa che spaventa e che conduce chi ne è affetto a una paralisi progressiva fino ad arrivare, purtroppo, al decesso.
Fonte|"The unfolded protein response in amyotrophic later sclerosis: results of a phase 2 trial" pubblicato su Brain il 26 aprile 2021