Dalla pandemia al Climate Change, dall’intelligenza artificiale a Marte: ecco gli uomini e le donne che hanno segnato la scienza del 2021: la classifica secondo Nature

Nell’annuale classifica stilata da Nature spiccano personalità scientifiche che hanno avuto un ruolo diretto nella pandemia, dall’individuazione di nuove varianti, all’organizzazione delle campagne vaccinali fino alla divulgazione di informazioni sicure e affidabili nel caos dei social media. Tra i 10 nomi della scienza del 2021 spazio anche a chi ha studiato il rapporto causa-effetto tra gli eventi climatici estremi e il Climate Change, l’etica dell’intelligenza artificiale e chi ha spedito la prima sonda cinese su Marte.
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Kevin Ben Alì Zinati 27 Dicembre 2021
* ultima modifica il 27/12/2021

Seppur in termini e implicazioni diverse, anche il 2021 è stato l’anno della scienza. Dodici mesi fa rappresentava la lanterna con cui tutti quanti, scienziati ma anche noi cittadini, cercavamo di fare luce nel caos buio di Sars-CoV-2.

In quello che sta per concludersi invece è diventato ancora una volta l’alleato per prenderci una parziale rivincita sul virus. Grazie alla scienza siamo stati in grado di mettere i vaccini e abbiamo scoperto le diverse varianti, il “trucco” con cui Sars-CoV-2 cerca di sfuggirgli.

Forse perché amplificato dalla nostra maggior “sensibilità scientifica”, forse perché il tempo a disposizione per fare marcia indietro e tentare di salvare il Pianeta si sta drasticamente esaurendo, fatto sta che la scienza nel 2021 è stata ancora una volta il megafono per richiamare l’attenzione sull’urgenza della crisi climatica avvicinando sempre più persone alla causa.

Ma la scienza, nell’ultimo anno, ha parlato anche di successi scientifici e tecnologici raggiunti nel campo dell’esplorazione spaziale, dell’etica dell'intelligenza artificiale, della tutela della biodiversità, della realizzazione di modelli predittivi per eventi climatici estremi, della lotta alla discriminazione sanitaria.

Come ogni anni la rivista Nature ha raccolto tutti i magari traguardi scientifici dell’anno stilando la classifica dei dieci personaggi scientifici più importanti del 2021 che li hanno firmati.

Winnie Byanyima

Nature la definisce la “vaccine warrior”, ovvero guerriera dei vaccini. Nome azzeccatissimo visto che da anni combatte affinché tutti i paesi del mondo, specialmente quelli più poveri posano avere accesso equo a questi farmaci.

Si tratta di una sfida molto difficile: Winnie Byanyima ha vissuto l’epidemia di AIDS e le difficoltà di accesso ai farmaci salvavita sperimentate da zone come l’Uganda, suo paese d’origine. Ancora prima dell’arrivo della pandemia, sapeva che questa disparità avrebbe comportato danni non indifferenti a centinaia di migliaia di persone nel mondo.

Lei è Winnie Byanyima. Photo credit: Erich Bartlebaugh/BuzzFeed New​s/eyevine

Con Sars-CoV-2 le difficoltà si sono acuite ancora di più. Mentre molti Paesi ricchi hanno cercato di porvi rimedio puntando sulle donazioni di vaccini, Winnie Byanyima spingeva perché le aziende creassero sistemi di distribuzione per portarli dove mancavano.

I suoi sforzi sono stati però invai. Aziende come Pfizer e Moderna si sono aggrappate ai diritti di proprietà intellettuale e i paesi ricchi hanno acquistato la maggior parte delle dosi. Al punto che ci sono Stati, come l’Italia, che sono avanti con le terze dosi, mentre solo il 6% circa delle persone nei paesi a basso reddito ha ricevuto una singola dose di vaccino.

La voce di Winnie Byanyima tuttavia non ha mai smesso di farsi sentire e nel maggio di quest’anno è riuscita, insieme a diversi colleghi, a portare gli Stati Uniti ad appoggiare la proposta del Sudafrica e dell'India di rinunciare alle protezioni legate alle proprietà intellettuali sui vaccini anti-Covid per rafforzare la capacità produttiva e un’equa distribuzione.

Friederike Otto

Ricercatrice climatica al Grantham Institute for Climate Change and the Environment di Londra e tra i fondatori del World Weather Attribution, Friederike Otto è quella che Nature chiama una “detective del tempo”.

Friederike Otto negli ultimi 7 anni di ricerca si è concentrata sugli eventi meteorologici estremi come ondate di calore, alluvioni, allagamenti, tsunami. A spingerla fu soprattutto la straordinaria ondata di caldo che ha investito il Canada e il nord-ovest degli Stati Uniti a luglio, battendo tutti i record di temperatura e uccidendo centinaia di persone.

Lei è Friederike Otto. Photo credit: Joakim Stahl/SvD/TT/Alamy

Fino a pochi anni fa, alla domanda se eventi di questi genere sarebbero stati possibili senza il cambiamento climatico, gli scienziati avrebbero avuto più di una difficoltà a rispondere con certezza.

Grazie ai modelli computazionali sviluppati dal team di Friederike Otto, oggi siamo in grado di stabilire con stretta connessione causa-effetto che una simile ondata di caldo sarebbe stata impossibile senza il cambiamento climatico indotto dall’uomo.

Zhang Rongqiao

Zhang Rongqiao è uno dei primi esploratori di Marte. Non ci ha (ancora) messo fisicamente piede, l’ha fatto con il “suo” Tianwen-1, il rover cinese atterrato in sicurezza sulle pianure sabbiose e ramate del pianeta rosso.

Lanciato il 23 luglio 2020, Tianwen-1 è arrivato su Marte a febbraio, dopo un un viaggio di 475 milioni di chilometri. Nel mese di maggio ha aperto il portellone e ha lasciato cadere il lander e il rover che da allora stanno inviando dati e informazioni preziosissime per la comprensione di un pianeta mai esplorato prima.

Lui è Zhang Rongqiao. Photo credit: Sun Zifa/CNSphoto

In qualità di capo progettista, Zhang Rongqiao è responsabile del coordinamento di un team di decine di migliaia di persone che hanno allestito e gestito la missione cinese su Marte e, in un certo senso, è un po’ il “papa” della “conquista” cinese del pianeta rosso.

Grazie a questa missione, la Cina è diventata la seconda nazione, dopo gli Usa, ad inviare un rover su Marte (tristemente famoso per aver mandato in fumo metà di tutte le missioni internazionali) e il primo paese a inviare un orbiter, un lander e un rover su Marte in una sola spedizione.

Timnit Gebru

Nata in Etiopia da genitori eritrei, Timnit Gebru è fuggita dal suo Paese durante la guerra civile quando era solo un’adolescente ed è arrivata negli Stati Uniti come rifugiata.

Ha preso un dottorato di ricerca alla Stanford University in California e nel 2018 è entrata a far parte di Google come ricercatore nel capo dell'etica dell'intelligenza artificiale. La sua brillante carriera nel colosso del web si è però quando criticò l’azienda per i potenziali pregiudizi dei suoi grandi modelli linguistici, ovvero quei software di intelligenza artificiale che genera una prosa fluente e utilizzati nei motori di ricerca.

Lei è Timnit Gebru. Photo credit: Djeneba Aduayom

Anche se Google ha smentito il licenziamento, Timnit Gebru ha sempre sostenuto che quanto le è successo non è stata solo una dimostrazione di mancanza di rispetto nei suoi confronti ma anche un grave problema di discriminazione.

Così ha deciso di dar continuità alla propria ricerca in modo autonomo e lo scorso 2 dicembre ha dato vita al Distributed Artificial Intelligence Research Institute, un istituto di ricerca che si occupa di etica dell’Intelligenza Artificiale senza dipendere dai grandi set di dati e dalla potenza di calcolo detenuti dalle grandi aziende tecnologiche.

Tulio de Oliveira

Il nome di Tulio de Oliveira potresti averlo sentiti questi ultimi giorni. È stato lui, lo scorso 25 novembre, ad annunciare la scoperta di una nuova forma di Sars-CoV-2: la variante Omicron.

De Oliveira è il direttore della piattaforma sudafricana per l'innovazione e il sequenziamento della ricerca KwaZulu-Natal ed è tra gli scienziati che l’anno scorso avevano scoperto un'altra variante del virus, la Beta.

Lui è Tulio de Oliveira. Photo credit: Rogan Ward for Nature

Questa doppia occasione di annunciatrice di “brutte notizie” gli ha fatto guadagnare la scherzosa nomea di fornire sempre e solo cattive notizie poiché, come già successo per Beta, anche con Omicron sono arrivati nuovi divieti di viaggi e restrizioni per il Sudafrica.

A parte la pandemia, però, Tulio de Oliveira ha avuto ruolo decisivi anche nell’individuazione di altri agenti patogeni alla base di malattie gravi e pericolose come la dengue o la Zika.

John Jumper

John Jumper e i suoi colleghi di DeepMind a Londra hanno messo a punto un sistema di intelligenza artificiale indagare le strutture di quasi tutte le proteine, delle loro pieghe e caratteristiche, semplice al pari di una ricerca sul web.

L’obiettivo era quello di creare uno strumento in grado di fornire una previsione della struttura proteica così preciso e accurato da poter fornire un supporto fondamentale al mondo della biologia e soprattutto a quello della medicina.

Lui è John Jumper. Photo credit: Alecsandra Dragoi for Nature

Saper prevedere le strutture proteiche dalla loro sequenza di amminoacidi, infatti, può aiutare a studiare l’uomo in modo più approfondito, a comprendere gli elementi costitutivi delle cellule e soprattutto le caratteristiche delle malattie arrivando, un giorno, allo sviluppo di nuovi farmaci e terapie più efficaci.

Victoria Tauli-Corpuz

Victoria Tauli-Corpuz ha trascorso diversi anni in giro per il mondo a cercare di convincere governi, ambientalisti e fondazioni filantropiche che i popoli indigeni sono i migliori custodi delle foreste e di una grossa fetta di biodiversità.

Per tanto tempo la situazione è rimasta sempre la stessa ma lo scorso ottobre, poco prima dell'inizio della Cop26 di Glasgow, qualcosa è cambiato.

Lei è Victoria Tauli–Corpuz. Photo credit: Annie Ling/The New York Times/ Redux/eyevine

Diverse nazioni ricche e più di una dozzina di organizzazioni filantropiche hanno deciso di impegnarsi a fornire 1,7 miliardi di dollari per aiutare i popoli indigeni di tutto il mondo a preservare le foreste, proteggere la biodiversità e prevenire il riscaldamento globale.

E gran parte del merito va proprio a Victoria Tauli-Corpuz, leader indigeno delle Filippine che ha servito per sei anni come relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni.

Guillaume Cabanac

C’è un’altra pandemia che ci coinvolge tutti quanti da vicino, esasperata ancora di più con l’arrivo di Sars-Cov-2, ovvero quella di fake news. Queste, purtroppo, non invadono solo il “nostro” internet e i giornali o siti che seguiamo ma anche l’editoria scientifica.

Ebbene sì: anche quello che dovrebbe essere il tempio sacro dell’informazione a carattere scientifico viene invece spesso violato e profanato. Qui entra in gioco Guillaume Cabanac che ormai dal 2015 tenta di scovare ed eliminare articoli scientifici mal tradotti, scritti in maniere impropriecopiati di sana pianta o addirittura falsi.

Lui è Guillaume Cabanac. Photo credit: Frédéric Scheiber for Nature

Per riuscirci, Cabanac ha creato un sito web per tenere traccia del problema del proliferare e insieme al suo tema, fino ad oggi ha individuato quasi 400 frasi “torturate”, quindi tradotte male, in più di 2mila articoli, inclusi quelli in riviste di editori importanti come Elsevier e Springer Nature.

Meaghan Kall

Epidemiologa del governo britannico, Meaghan Kall ha contribuito in modo decisivo a un documento informativo tecnico su una variante di Sars-CoV-2 che lo scorso gennaio si stava diffondendo velocemente nel sud-est dell'Inghilterra.

Ma Meaghan Kall ha fatto di più: in diversi post su Twitter ne ha analizzato i punti chiave.

Lei è Meaghan Kall. Photo credit: Jessica Hallett/Nature

Nella caos di paura, confusione e disinformazione che divampava sul web a proposito del virus e delle sue varianti, l’epidemiologia britannica ha deciso di continuare le sue pubblicazioni Twitter diventando quindi un punto di riferimento umano e autorevole nel mare mosso dei social in grado di disinnescare fake news e fornire risposte il più accurate possibile.

Janet Woodcock

Janet Woodcock è un ex medico che per laghi tratti della sua sua carriera ha fatto parte della Food and Drug Administration gestendo il Center for Drug Evaluation and Research, l’ente responsabile della sicurezza ed efficacia del farmaci immessi in commercio.

Negli anni Janet Woodcock ha contribuito a modernizzare il processo di valutazione dei farmaci introducendo progetti per l'approvazione dei farmaci abbinati a test diagnostici e si è fatta promotrice di un maggior ruolo dei pazienti nel processo di approvazione.

Lei è Janet Woodcock. Photo credit: Stefa​ni Reynolds/The New York Times​/eyevine

Pochi giorni dopo l’elezione di Joe Biden a presidente degli Stati Uniti, è stata nominata commissario ad interim della Fda e in questo periodo ha dovuto attraversare situazioni particolarmente complesse.

Una, ovviamente, l’avanzamento della campagna vaccinale anti-Covid e l’approvazione delle terze dosi a tutti i cittadini. L’altra, forse meno nota, riguarda la controverso approvazione dell’aducanumab per il trattamento del morbo di Alzheimer: si tratta di un farmaco che nonostante avesse dimostrato di essere in grado di ridurre le proteine ​​amiloide-β aggrovigliate nel cervello delle persone con la malattia, non sembrava migliorarne la funzione cognitiva o i sintomi.

Fonte | Nature

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