Effetto Rebound: ecco cosa può succedere quando sospendi all’improvviso i trattamenti farmacologici

Noto anche come fenomeno di rimbalzo, l’effetto Rebound è una condizione di malessere fisico in cui può incorrere chi subisce la ricomparsa o il forte aumento dei sintomi di una patologia dopo la sospensione o la drastica riduzione di farmaco prescritto proprio per tenere sotto controllo quella determinata malattia.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Marzo 2023
* ultima modifica il 07/03/2023
In collaborazione con il Dott. Alberto Kasongo Medico vaccinatore presso il Centro medico Santagostino di Milano

Sospendere un trattamento farmacologico quando non è il momento, o in modo brusco e non controllato, può avere diversi effetti collaterali (anche seri) per la tua salute. Uno di questi è il cosiddetto “Effetto Rebound”.

Nota anche come “fenomeno di rimbalzo”, si tratta di una condizione di malessere fisico in cui una persona subisce la ricomparsa o il forte aumento dei sintomi di una patologia in seguito alla sospensione (o alla drastica riduzione) di farmaco prescritto proprio per tenere sotto controllo quella determinata malattia.

Cos’è e cause

L’Effetto Rebound si può verificare quando una persona affetta da una determinata malattia sospende l’assunzione dei trattamenti farmacologici prescritti appositamente per curare quella patologia.

Il cosiddetto “effetto rimbalzo” si registra specialmente se lo stop arriva nel momento sbagliato, quindi quando il percorso terapeutico non è ancora giunto a conclusione, oppure in modo errato, se avviene cioè in maniera drastica e non graduale.

I farmaci, come sai, funzionano interagendo con il nostro corpo il quale, con il tempo, tende ad “abituarsi” alla loro azione. Se il trattamento viene sospeso all’improvviso, l’organismo necessiterà dunque di tempo per “disabituarsi” alla sua presenza e riprendere il proprio funzionamento.

Tempo durante il quale potrebbero insorgere disturbi e effetti collaterali “di rimbalzo”, appunto, innescati proprio dalla sospensione delle terapie.

Per interrompere l’assunzione di molti farmaci è necessario quindi “scalare” le dosi, riducendone cioè gradualmente il consumo fino a portarlo a zero. È il caso, per esempio, degli psicofarmaci e degli antidepressivi: farmaci salvavita utilizzati per curare condizioni come i disturbi dell’umore, la depressione o il disturbo bipolare.

È con la sospensione di questi farmaci che di solito può verificarsi l’Effetto Rebound. Chi ne dovesse soffrire andrebbe incontro a un inasprimento della propria malattia, con una sintomatologia uguale e a volte anche peggiore di quella provata prima dell’inizio del trattamento.

Questo effetto "paradosso" si può manifestare non solo con la sospensione ma anche con uso sbagliato e prolungato di alcuni farmaci. "Andare oltre i dosaggi e la posologia raccomandata per l'utilizzo di antidepressivi, benzodiazepine o triptani, prescritti contro la cefalea, può dar luogo a un Effetto Rebound" ha spiegato il dottor Albert Kasongo, medico vaccinatore presso il Centro medico Santagostino di Milano.

Sintomi

L’Effetto Rebound causato dalla repentina e improvvisa sospensione dei trattamenti per una malattia può provocare sintomi che, per natura, sono spesso associati a quelli dell’astinenza.

Sto parlando, per esempio, di un stato depressivo anche più aggressivo di quello sperimentato nella fase precedente all’inizio delle terapie. A questo vanno uniti gli attacchi di panico, stati ansiosi e insonnia oltre a mal di testa e alterazioni sensoriali.

Diversi pazienti possono andare incontro anche a una forte tensione muscolare che può provocare difficoltà nei movimenti, dal camminare fino al parlare in modo corretto.

Le prime avvisaglie dell’Effetto Rimbalzo solitamente si presentano a distanza di pochi giorni dalla sospensione dei farmaci e come hai capito a volte può consistere in una sintomatologia anche più forte di quella che i farmaci avrebbero dovuto controllare.

Nel caso di un Effetto Rebound dovuto a uso sbagliato e prolungato di sostanze come antidepressivi, benzodiazepine o triptani, il dottor Kasongo ci ha spiegato che la sintomatologia può anche essere peggiorativa, "con sintomi come stanchezza, confusione, vertigini e grosse difficoltà nei movimenti". 

Tutte queste manifestazioni, tuttavia, sono solitamente di breve durata e reversibili, ovviamente se trattati nel modo corretto.

Trattamenti

Se la patologia lo consente, un paziente può interrompere o sospendere definitivamente un trattamento farmacologico: l’importante, come hai capito, è che lo stop avvenga secondo le modalità più sicure e corrette e che sia concordato con il proprio medico.

Deve essere dunque lo specialista a strutturare il percorso di sospensione di uno o più farmaci prevedendo, dove necessario, una riduzione graduale dei dosaggi in modo che il cervello possa riacquistare il proprio equilibrio.

Compito del medico sarà poi capire e valutare le ragioni che spingono una persona a voler abbandonare una terapia. Se, insomma, si tratta di una scelta dovuta al fatto che un paziente si sente meglio e quindi pensa di non aver più bisogno di trattamenti oppure l’opposto: se dunque il farmaco cui è stato sottoposto gli sta effettivamente provocando effetti collaterali dannosi e pericolosi.

Fonte | RxList

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