Enfisema polmonare: la nuova concreta speranza sono le protesi impiantate nei bronchi

Durante il XXIII Congresso della Società Italiana di Pneumologia appena conclusosi a Catania, gli esperti hanno certificato l’utilità, l’efficacia, la minor invalidità rispetto alla chirurgia (e anche la crescente diffusione in Italia) delle valvole endobronchiali per contrastare l’enfisema polmonare, una patologia per cui oggi non esiste un vero e proprio trattamento definitivo.
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Kevin Ben Alì Zinati 9 Novembre 2022
* ultima modifica il 09/11/2022

C’è una nuova speranza, concreta, per il trattamento degli enfisemi gravi e molto gravi.

Le valvole endobronchiali, ovvero delle protesi posizionate nei bronchi, non solo allevierebbero i sintomi della patologia, in particolare l’affanno, ma garantirebbero a chi ne soffre miglioramenti clinici reali e misurabili.

È una delle novità appena presentate al XXIII Congresso della Società Italiana di Pneumologia appena conclusosi a Catania. Qui, oltre a certificarne l’utilità e l’efficacia, gli pneumologi ne hanno constatato anche la crescente diffusione in Italia, sull’onda di paesi come USA, Germania, Francia, Regno Unito e Australia dove questi innovativi dispositivi sono già ampiamente impiegati.

Quando senti parlare di enfisema devi pensare a una malattia respiratoria progressiva a danno degli alveoli polmonari. Quando si aggrava, questa patologia finisce per ridurre la quantità di ossigeno che si può assorbire con ogni respiro e con il passare del tempo può anche inficiare in modo grave la respirazione stessa.

In Italia, l’enfisema è abbastanza diffuso. Pensa che ha una prevalenza di 2,6 milioni di persone, con un’incidenza di 300mila nuovi casi all’anno e un alto tasso degenza ospedaliera e di mortalità.

Secondo i dati Istat, la bronco-pneumopatia cronica ostruttiva, di cui l’enfisema è una manifestazione, nel nostro Paese colpirebbe il 5,6% degli adulti sarebbe responsabile del 55% dei decessi per malattie respiratorie.

Sfortunatamente oggi non esiste una cura in grado di arrestare o ritardare l’evoluzione dell’enfisema. L’approccio chirurgico, che prevede la riduzione chirurgica di volume polmonare o anche il trapianto dell’organo, per molto tempo ha rappresentato la principale metodica di intervento.

Accanto alla chirurgia, esiste anche un trattamento farmacologico. Si tratta della somministrazione di farmaci broncodilatatori e antinfiammatori inalatori, la riabilitazione respiratoria e l’ossigenoterapia.

A partire dalla loro introduzione nel 2003, però, le valvole endobronchiali hanno via via rivoluzionato l’approccio terapeutico all’enfisema, proponendosi come alternativa più sicura e meno invasiva rispetto all’intervento chirurgico.

Posizionate per via endoscopica nei bronchi, infatti, sono in grado di ridurre il volume del lobo polmonare maggiormente colpito dall’enfisema permettendo al tessuto sano di espandersi in maniera corrispondente.

In pratica, durante l’inspirazione, queste valvole impediscono l’ingresso di aria nel lobo trattato e, durante l’espirazione, permettono la fuoriuscita dell’aria intrappolata, portando ad una diminuzione del volume del lobo.

“Grazie al progressivo impiego delle valvole endobronchiali contiamo di poter evitare la morte prematura e di migliorare la qualità della vita di pazienti con capacità respiratorie seriamente compromesse per i quali, ad oggi, non esistono trattamenti soddisfacenti” ha spiegato il prof Giuseppe Failla, Direttore dell’U.O.C. Servizio Pneumologia Interventistica dell’AORN Cardarelli di Napoli.

Fonte | XXIII Congresso della Società Italiana di Pneumologia – Comunicato Stampa

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