Epatiti acute gravi nei bambini: le ipotesi sulle cause e quanti sono i casi

Continuano a salire i casi di epatite acuta grave dall’origine sconosciuta rinvenuti soprattutto in pazienti pediatrici con meno di 6 anni. Il principale indiziato resta un adenovirus, ma oggi si indaga anche sull’ipotesi della doppia infezione e dell’attivazione immunitaria mediata da superantigene. Vediamo cosa significa.
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Giulia Dallagiovanna 31 Maggio 2022
* ultima modifica il 31/05/2022

Si sta ancora indagando sui casi di epatite acuta dall'origine sconosciuta, che sono stati segnalati tra i pazienti pediatrici a partire da marzo. Oggi a livello globale, gli episodi sono quasi 700, di cui 125 in Europa. L'ultimo bollettino dell'ECDC, però, risale al 19 maggio ed è probabile che nel frattempo altri bambini abbiano mostrato i sintomi di questa infiammazione del fegato. Purtroppo, in tutto il mondo sono anche stati registrati 14 decessi e diversi trapianti di fegato resi necessari dalle complicanze della patologia.

Bisogna comunque ricordare che stiamo parlando di una malattia che si sta ancora verificando raramente, pur se con un'incidenza insolita rispetto alla norma. Niente panico, quindi, solo allerta. Quello che preoccupa più che altro è la mancata individuazione di una causa, anche se l'ipotesi più probabile continua a essere un adenovirus, forse arrivato in concomitanza o subito dopo l'infezione da SARS-Cov-2.

Quanti casi sono emersi finora?

Come ti anticipavamo all'inizio dell'articolo, al momento il conteggio è fermo a quasi 700 casi totali di epatite acuta grave. Di questi, almeno 125 si sono verificati in 14 Paesi dell'Unione europea, ma il sistema di sorveglianza europea (TESSy) parla già di 276, tutti classificati come "probabili" e nessuno come correlato epidemiologicamente.

L'Italia, in particolare, è lo Stato che ne ha segnalati di più: 35. Almeno 26 di questi hanno avuto bisogno di un ricovero in ospedale. Seguono la Spagna, con 26, e il Portogallo, con 12. Il Regno Unito appare però ancora più in difficoltà, con 197 bambini colpiti, di cui 34 emersi in una sola settimana. Undici di loro sono stati sottoposti a trapianto e putroppo un paziente è deceduto.

Quando sono sorti i primi casi?

I primi episodi di epatite acuta sono stati segnalati negli Stati Uniti già alla fine del 2021. Si trattava di 9 bambini dell'Alabama che mostravano i sintomi di questa infiammazione, ma erano risultati negativi ai test per i virus che di norma la provocano (dall'A all'E). Due di loro hanno poi avuto bisogno di un trapianto di fegato. In Europa, però, abbiamo inziato a parlarne solo con l'emergere del problema nel Regno Unito. Era già marzo 2022 quando in Scozia venivano registrati 10 bambini con epatite acuta grave e dall'origine sconosciuta. Anche in questo cluster si era reso necessario almeno un trapianto.

Questi due cluster epidemiologici avevano molte caratteristiche in comune – ha spiegato Mara Canazi, epatologa e gastroenterologa pediatrica presso l’Azienda Ospedaliera Università di Padova, durante un webinar sul tema organizzato da AISF (Associazione italiana per lo studio del fegato): – rappresentavano un picco rispetto all’incidenza delle epatiti acute di quelle zone geografiche; riguardavano bambini piccoli sotto ai 6 anni; avevano forme severe con evoluzione verso l’insufficienza epatica con necessità di trapianto di fegato, non erano riconducibili a infezioni da virus epatotropi maggiori (A-E) né alle comuni cause di epatite acuta in età pediatrica".

A quel punto l'Organizzazione mondiale della sanità ha lanciato l'allerta internazionale e le segnalazioni hanno cominciato ad arrivare da ogni parte del globo. Ma, precisa AISF, si parla davvero di focolai epidemici solo per quanto riguarda Alabama e Regno Unito, mentre nel resto d'Europa e negli altri Paesi si tratta più che altro di un aumento anomalo di episodi, che per il momento rimangono comunque ancora sporadici.

Quanti trapianti sono stati eseguiti?

Il trapianto di fegato è una delle questioni che spaventa di più quando si parla di queste epatiti acute tra i pazienti pediatrici. Da quanto è emerso finora, le probabilità che si debba arrivare all'intervento variano dal 5% al 12%, in base naturalmente alla casistica e al paziente che contrae l'infiammazione. In Alabama però si è arrivati al 20%. "Questi numeri sono comparabili a quelli dei bambini con insufficienza epatica acuta in cui il rischio di trapianto di fegato può raggiungere il 20-30%, ma nettamente superiori a quelli comunemente osservati nei casi di epatite acuta di origine virale in età pediatrica", ha precisato Canazi.

La causa è un adenovirus?

Il principale indiziato è stato fin da subito un adenovirus, un virus che di norma provoca raffreddori e mal di gola ma che in questo caso potrebbe essere arrivato fino al fegato. L'UK Health Security Agency (UKHSA), in particolare, ha svolto diversi studi su questi casi ed è arrivata alla conclusione che i virus tipici dell'epatite (A, B, C, D, ed E) sono da escludere, così come le altre cause più note di questa infiammazione. Analisi di laboratorio hanno poi confermato che nel 75% dei casi è stato rinvenuta la presenza di un adenovirus, prevalentemente di tipo F41. Le stesse indagini in Italia hanno fatto emergere questo patogeno nel 47% dei casi. Positivi all'adenovirus erano poi risultati anche i primi pazienti in Alabama.

Saremmo dunque di fronte a un'altra anomalia, dal momento che l'adenovirus si è già mostrato in grado di arrivare a intaccare il fegato, ma solo in pazienti immunocompromessi. I bambini presi in considerazione invece erano sani. Una delle ipotesi avanzate, dunque, è che il virus abbia mutato diventando più aggressivo a livello epatico. Un'altra possibilità è che dopo due anni di mascherine e distanziamento, con scarsa esposizione ai virus comuni, il sistema immunitario sia risultato più debole e meno in grado di constrastare le infezioni.

Non dobbiamo tra l'altro dimenticare che stiamo parlando di un patogeno abbastanza comune, che causa circa il 10% di tutte le sindromi para-influenzali che colpiscono bambini e neonati. Inoltre, la trasmissione avviene sia attraverso i droplets, che tramite oggetti contaminati, ma anche per via oro-fecale. Insomma, se pensiamo alle abitudini dei bimbi più piccoli che toccano qualsiasi superficie e poi si mettono le mani in bocca non sarà difficile capire con quanta velocità possa diffondersi questo virus.

Potrebbe trattarsi di una doppia infezione?

L'Organizzazione mondiale della sanità sta infine vagliando una terza ipotesi: quella della doppia infezione di SARS-Cov-2 e adenovirus, dopo che il primo era stato scartato dalla lista dei potenziali responsabili. In un articolo di The Lancet, dove si discute di questa possibilità, si spiega che alcuni bambini potrebbero aver contratto il Covid, magari in forma asintomatica, ma non aver eliminato completamente il virus. L'arrivo di un secondo patogeno avrebbe dunque sovrastimolato il sistema immunitario e innescato un processo chiamato attivazione immunitaria mediata da superantigene. In poche parole, le difese immunitarie avrebbero reagito in modo troppo "violento" e dato il via a una serie di effetti a cascata che sarebbero arrivati a danneggiare il fegato.

La terza ipotesi è quella di un'attivazione immunitaria mediata da superantigene, ovvero una sovrastimolazione delle difese

Questa teoria spiegherebbe anche come mai una buona parte di pazienti è in realtà risultata negativa al test per il SARS-Cov-2. "Se il virus non viene più rilevato, non è detto che non ci sia un reservoir", ha presisato a tal proposito Giuseppe Remuzzi, direttore dell'Istituto Mario Negri. L'idea quindi è che il Coronavirus sia rimasto annidato nell'intestino e abbia continuato a produrre proteine, mantenendo stimolato il sistema immunitario del paziente. Nello specifico, l'organismo avrebbe attivato le cellule T, che a loro volta avrebbero liberato una grande quantità di citochine (ricorda che proprio la tempesta di citochine provoca l'infiammazione grave nei pazienti Covid). D'altronde adenovirus e Covid hanno circolato assieme per diversi mesi.

Naturalmente serviranno ulteriori indagini per capire come mai si stiano verificando queste epatiti. Tu dovrai far caso soprattutto a febbri sospette in tuo figlio, accompagnate da ittero e disturbi gastroinstestinali. A quel punto chiama subito il vostro pediatra di famiglia oppure porta il bambino in pronto soccorso. E ricorda: nessun allarme, al momento si tratta ancora di casi sporadici.

Fonti| Istituto superiore di sanità; Ars Toscana; UKHSA; ECDC
            "Hunt begins for the cause of acute hepatitis cases" pubblicato su The Lancet il 7 maggio 2022; 
            "Severe acute hepatitis in children: investigate SARS-CoV-2 superantigens" pubblicato su The Lancet        Gastroenterology and Hepatology il 13 maggio 2022; 

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