Aveva fretta di venire al mondo, il piccolo Curtis. Quando ha cominciato a farsi largo per uscire era il 4 luglio del 2020 e i fuochi d'artificio del Giorno dell'Indipendenza brillavano nei cieli dell’Alabama e del resto degli Stati Uniti.
Curtis non aveva più voglia di aspettare, sentiva che il momento era arrivato e così la mamma, Michelle Butler, è entrata in travaglio ed è stata ricoverata d'urgenza in ospedale.
All’ora di pranzo del giorno successivo Curtis è finalmente venuto al mondo ma non poteva sapere che quello non era il suo momento giusto.
La mamma era solo alla 21esima settimana e 1 giorno di gestazione e quando è nato a Birmingham, nello Stato dell’Alabama, il piccolo Curtis Means pesava solo 420 grammi.
Era prematuro di quasi 19 settimane e i medici gli avevano dato meno dell'1% di possibilità di sopravvivere.
Erano sicuri che l’avrebbe atteso lo stesso destino toccato alla gemella C’Asya, nata insieme a Curtis ma morta dopo pochissimi minuti a causa del mancato sviluppo del suo corpo e dei suoi organi vitali.
E invece Curtis ce l’ha fatta e oggi, 16 mesi dopo, è entrato nel Guinness World Record come il bambino più prematuro al mondo mai sopravvissuto.
Il piccolo Curtis ha ribaltato il destino anche grazie alle cure del team di neonatologia dell’Università dell’Alabama di Birmingham che appena nato hanno attivato l'assistenza post-parto con respiratori, ventilatori e ossigeno.
La sera del suo primo giorno di vita i medici hanno lasciato l’ospedale quasi rassegnati all’idea che Curtis non ce l’avrebbe fatta. La mattina dopo, invece, si sono dovuto ricredere perché il piccolo era vivo e rispondeva bene al trattamento.
Da quel momento tutti hanno cominciato a sperare. Dopo essere sopravvissuto alle prime critiche 24 ore, Curtis doveva superare la prima settimana. Nel frattempo i logopedisti l’hanno aiutato ad usare la bocca e imparare a mangiare e le infermiere si prendevano cura di lui ora dopo ora monitorando i suoi segni vitali, cullandolo e facendolo addormentare.
Dopo 3 mesi di terapia intensiva gli è stato staccato il ventilatore polmonare e nell'aprile 2021, dopo 275 giorni in ospedale, Curtis Means è stato dimesso.
Oggi ha ancora bisogno di ossigeno supplementare e di un sondino per l’alimentazione ma sta bene ed è a casa insieme alla mamma Michele. Ed è pronto a iniziare finalmente il suo viaggio.
Fonte | University of Alabama at Birmingham