Ernia ombelicale: quali sono i sintomi e come curarla

L’ernia ombelicale è una fuoriuscita di una porzione d’intestino attraverso i muscoli addominali. E’ facilmente riconoscibile da un rigonfiamento dell’intestino e, per fortuna, nella maggior parte dei casi si tratta di una fuoriuscita di piccole dimensioni. Vediamo insieme quali sono le cause e come curarla.
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Dott. Albert Kasongo Medico vaccinologo
29 Luglio 2020 * ultima modifica il 13/04/2021

Con il termine ernia, in medicina, s’identifica la protrusione di un viscere (un organo interno) dalla cavità in cui è normalmente contenuto, attraverso un’apertura anomala. Per ernia ombelicale, dunque, intendiamo la fuoriuscita di una porzione d’intestino, generalmente piccola, attraverso i muscoli addominali, che si manifesterà con un rigonfiamento dell’ombelico.

La classificazione per dimensione

Possiamo avere 3 tipi di ernie :

  1. Ernia di piccole dimensioni: diametro inferiore ai 2 cm
  2. Ernia di medie dimensioni: diametro compreso fra 2 e 4 cm
  3. Ernia di grandi dimensioni: diametro superiore ai 4 cm

Sintomi

La presenza di sintomi varia sulla base della gravità della condizione. In linea di massima, un'ernia ombelicale si presenta come un rigonfiamento soffice dalle dimensioni variabili, che almeno inizialmente è di solito indolore ma che tende a diventare più evidente in seguito a colpi di tosse, starnuti o altri sforzi fisici. Se con il tempo il rigonfiamento si allarga, allora comincerà a provocare una sensazione di fastidio che può arrivare anche al dolore vero e proprio. Inoltre, i sintomi potrebbero anche includere dei disturbi intestinali.

Può anche accadere che l'ernia ombelicale sia asintomatica, ma segnalata da un gonfiore localizzato che si nota maggiormente sotto sforzo.

Cause

Come già detto, l’ernia si forma a causa di un cedimento della struttura che solitamente contiene il viscere. In questo caso avviene per un cedimento dei muscoli della parete addominale che può crearsi per diversi motivi :

  • Nei neonati: mancata chiusura dei muscoli addominali attraverso cui passava il cordone ombelicale;
  • Negli adulti: obesità, aumento di pressione all’interno dell’addome, interventi chirurgici, asciti, traumi, gravidanze multiple.

Va poi sottolineato che nei bambini le ernie ombelicali rappresentano in vari casi un difetto congenito, che interessa circa l'80% dei neonati nati prematuri e il 20% di quelli nati a termine.

Diagnosi

Per la diagnosi è sufficiente spesso una visita medica (accurata anamnesi ed esame obiettivo), durante la quale è possibile capire se il paziente ha un'ernia ombelicale semplicemente chiedendogli di comprimere i muscoli addominali oppure di tossire: così facendo, il medico potrà riconoscere la protrusione nei pressi dell'ombelico. In alcuni casi, tuttavia, sono richiesti esami diagnostici più specifici come ecografia e raggi X per l’eventuale valutazione del rischio di complicazioni.

Complicanze

In alcuni casi l'ernia ombelicale può anche dare origine a delle complicanze, che ovviamente non vanno sottovalutate. È il caso ad esempio dell'ernia ombelicale incarcerata, che non può essere ridotta spontaneamente, ma la conseguenza più grave è lo strozzamento, che si verifica quando lo strangolamento delle strutture vascolari che irrorano il tessuto causa il blocco dell'afflusso di sangue e quindi una necrosi: per questo motivo, un'ernia ombelicale strozzata richiede un intervento chirurgico urgente.

Cura

Nei bambini le ernie ombelicali hanno tendenza a regredire spontaneamente, in alcuni casi si ricorre all’uso di bande elastiche per contenere l’ernia. Nel caso di condizioni più gravi (grosse dimensioni, dolore, complicanze) si può ricorrere all'intervento chirurgico, spesso raccomandato negli adulti per prevenire eventuali complicanze.

Occasionalmente, dopo aver valutato la situazione il medico può provare a fare rientrare l'ernia esercitando una lieve pressione sull'addome, una manovra che però non bisognerebbe mai eseguire da soli.

L'intervento

Come già anticipato, accade spesso che, per le dimensioni eccessive dell'ernia o magari perché è fastidiosa e causa dolore, la terapia chirurgica sia la soluzione consigliata ai pazienti adulti. In questi casi, l'operazione è piuttosto semplice e viene eseguita in day-hospital, realizzando una piccola incisione intorno all'ombelico e ricollocando l'ernia all'interno dell'addome, per poi suturare il tutto ed eventualmente rinforzare la parete addominale per ridurre il rischio di recidiva. Nella maggior parte dei casi, questo intervento viene svolto in anestesia locale. Anche il decorso post-ospedaliero è di solito piuttosto agevole: si verrà dimessi nel giro di poche ore e bisognerà fare attenzione a evitare sforzi esagerati per almeno una settimana, potendo riprendere l'attività lavorativa dopo 10-15 giorni e aspettando fino a 20 giorni per ricominciare a praticare sport.

Un'altra soluzione è rappresentata dall'intervento in laparoscopia, una tecnica chirurgica poco invasiva che permette di osservare i tessuti interni dell'addome e viene sfruttata soprattutto quando le ernie ombelicali presentano dimensioni importanti, anche per evitare di lasciare al paziente una cicatrice poco gradevole dal punto di vista estetico. Si tratta di un'operazione eseguita in anestesia generale, che attraverso una telecamera consente di visualizzare il tessuto fuoriuscito, fatto rientrare grazie all'inserimento di una rete di materiale sintetico che impedisce le recidive.

In gravidanza

In gravidanza si può andare incontro a una condizione che prende il nome di diastasi addominale e che consiste in un’eccessiva separazione della parte destra da quella sinistra del muscolo retto addominale. Questa condizione è generata dal continuo accrescimento dell’utero che spingendo dall’interno crea una pressione tale da determinare questa “apertura” che darà luogo a erniazione. È una situazione che solitamente ha una risoluzione spontanea.

Prevenzione

Non esistono strategie preventive specifiche per prevenire l'ernia ombelicale, specialmente quando il problema è congenito e dunque presente fin dalla nascita. Tuttavia, oltre a restare a riposo nelle due settimane successive ad un eventuale intervento chirurgico, mantenere un peso normale ed evitare frequenti sforzi fisici molto intensi può aiutare a evitare la comparsa del problema.

Laureato in Medicina e Chirurgia all’Università degli studi “Aldo Moro” di Bari, ha maturato esperienza in numerosi ambiti collaborando con diverse altro…
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