Fai un respiro e ti dirò se sei positivo: l’Fda statunitense ha approvato il primo test “del palloncino” per diagnosticare il Covid-19

Il dispositivo, delle dimensioni di un bagaglio a mano ed eseguibile in spazi come studi medici, ospedali e gazebo montati ad hoc per i test, è in grado di rilevare cinque composti organici volatili associati a SarS-CoV-2 ed eventualmente presenti nel respiro.
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Kevin Ben Alì Zinati 15 Aprile 2022
* ultima modifica il 15/04/2022

Prima con l’analisi di campioni prelevati attraverso tamponi molecolari o i test antigenici rapidi da naso e bocca. Poi abbiamo cominciato a ricercare Sars-CoV-2 anche con i test salivari, che in pochi minuti analizzavano la carica virale contenuta, appunta, nella tua saliva.

Ora negli Stati Uniti si potrà sapere se una persona è positiva e infetta addirittura dal suo stesso respiro.

La Food and Drug Administration statunitense ha appena autorizzato – sempre per uso emergenziale – il primo test diagnostico per il Covid-19 in grado di identificare tracce virali attraverso la rilevazione dei composti chimici associati all’infezione presenti nei campioni di respiro.

Un’immagine di come funziona i test del respiro per la diagnosi del Covid–19. Photo credit: InspectIR.

Il test, chiamato InspectIR Covid-19 Breathalyzer, ricorda un po’ i “breath test” che ti avevamo raccontato per la diagnosi della steatosi epatica. Delle dimensioni di un bagaglio a mano ed eseguibile in spazi come studi medici, ospedali e gazebo montati ad hoc per i test, sfrutta la tecnica della gascromatografia-spettrometria di massa per separare e identificare le miscele chimiche e rilevare cinque composti organici volatili associati a Sars-CoV-2.

Per facilità di utilizzo e rapidità assomiglia però anche agli ormai stranoti test rapidi. Breathalyzer, infatti, è in grado di dare un risultato in meno di tre minuti.

Responso tanto veloce quanto affidabile. Secondo quanto riferisce la Fda, l’efficacia e l’affidabilità del dispositivo sono state analizzate in un ampio studio con 2.409 persone, comprese quelle infette e sintomatiche e chi invece non mostrava alcun sintomo.

Nello studio, il test avrebbe dimostrato di avere una sensibilità del 91,2% (corrispondente alla percentuale di campioni positivi correttamente identificati) e una specificità del 99,3% (la percentuale, cioè, di campioni negativi riconosciuti correttamente).

I ricercatori statunitensi hanno anche osservato che in una popolazione caratterizzata dal solo 4,2% di persone positive, il dispositivo avrebbe avuto un valore predittivo negativo del 99,6%. Significa che chi viveva in zone dove il Covid-19 era poco presente, veniva testato e riceveva un risultato negativo, poteva stare quasi sempre certo di essere negativo per davvero.

Diverso il discorso in caso di positività. Quando il test rileva la presenza di marcatori associati al virus e restituisce un risultato positivo, questo deve essere comunque confermato da un tampone molecolare.

Il nuovo capitolo nella rilevazione del Coronavirus, insomma, va all'insegna di metolologie sempre più veloci e meno invasive.

Fonte | Fda

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