Fibrosi polmonare idiopatica: nuovo farmaco sperimentale rallenta la malattia

I dati emersi da uno studio di sperimentazione di fase II, i cui esiti sono stati pubblicati sul “New England Journal of Medicine”, ha dimostrato l’efficacia di un nuovo farmaco sperimentale di rallentare la perdita di funzionalità polmonare nei pazienti affetti da fibrosi polmonare idiopatica.
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Valentina Rorato 19 Maggio 2022
* ultima modifica il 19/05/2022

Un farmaco sperimentale è in grado di rallentare la perdita di funzionalità polmonare nei pazienti con fibrosi polmonare idiopatica, una malattia cronica, progressiva e che a oggi causa il decesso della gran parte dei pazienti entro 5 anni dalla diagnosi. Si tratta di un inibitore orale preferenziale della fosfodiesterasi 4B e pare funzionare indipendentemente dall'uso di terapia antifibrotica di base.

Lo studio

Lo studio di fase 2 ha arruolato 147 adulti con fibrosi polmonare idiopatica che sono stati assegnati in modo casuale a un inibitore preferenziale orale del sottotipo della fosfodiesterasi 4B (la sigla è PDE4B ed è denominato BI 1015550) con dose di 18 mg o placebo due volte al giorno. Il trattamento è continuato per 12 settimane, seguito da un periodo di follow-up di 1 settimana.

La terapia con l'inibitore della PDE4B sembrava stabilizzare la funzione polmonare indipendentemente dalla terapia antifibrotica di base, mentre la funzione polmonare nel gruppo placebo era notevolmente ridotta, secondo i risultati presentati all'American Thoracic Society International Conference e simultaneamente pubblicati sul New England Journal of Medicine.

Dopo 12 settimane dall'inizio del trattamento, le differenze tra i due gruppi erano evidenti. I pazienti nel gruppo placebo andavano in corso a un peggioramento della funzionalità polmonare che, alla spirometria, era quantificata in un calo di 81,7 mL nella capacità vitale forzata, cioè il volume di aria massimo espirato. In quelli trattati con la nuova molecola, invece, si osservava addirittura un lieve miglioramento dei parametri respiratori (+5.7 mL).

I pazienti che hanno partecipato allo studio avevano un'età pari o superiore a 40 anni con fibrosi polmonare idiopatica diagnosticata. La maggior parte erano uomini: l'età media era di circa 70 anni e più di tre quarti erano bianchi. I pazienti potevano continuare la loro terapia con nintedanib o pirfenidone se avevano assunto una dose stabile per almeno 8 settimane prima dello screening. Tra i pazienti in terapia di base, nintedanib è stato utilizzato dal 53% dei pazienti a cui è stato assegnato l'inibitore della PDE4B e dal 68% a cui è stato assegnato il placebo, mentre il 46,9% e il 32%, rispettivamente, erano in trattamento con pirfenidone.

"Attualmente, ci sono due farmaci antifibrotici approvati – nintedanib e pirfenidone – che rallentano ma non fermano la progressione della fibrosi. C'è un'esigenza clinica insoddisfatta di trattamenti aggiuntivi che possono essere utilizzati da soli o in combinazione con le terapie antifibrotiche esistenti", ha affermato il primo autore dello studio Luca Richeldi, direttore della Pneumologia della Policlinico Gemelli di Roma e ordinario di Pneumologia all'Università Cattolica del Sacro Cuore. "È incoraggiante. Questi dati preliminari mostrano che il trattamento con BI 1015550 rallenta il tasso di declino della funzionalità polmonare, sia nei pazienti che non sono in trattamento con farmaci antifibrotici sia in quelli che stanno assumendo le terapie disponibili".

Fonte | "Trial of a Preferential Phosphodiesterase 4B Inhibitor for Idiopathic Pulmonary Fibrosis" pubblicato su New England Journal of Medicine il 15 maggio 2022.

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