Ne senti parlare da venerdì, da quando cioè Alex Zanardi, atleta e campione paralimpico, è rimasto vittima di un incidente molto grave che lo ha costretto a un ricovero in terapia intensiva all'ospedale Scotte di Siena. Il professor Giuseppe Olivieri, primario di Neurochirurgia presso la struttura, lo ha subito fatto presente: lo sportivo era arrivato con un trauma cranico facciale importante e con un fracasso facciale. Già il nome ti farà capire la situazione alla quale si sono trovati davanti i medici, ma proviamo a capire meglio di cosa si tratti nello specifico e soprattutto come si possa intervenire per provare a risolvere la situazione.
Si parla di fracasso facciale, quando la maggior parte delle ossa del viso sono rotte. E con "la maggior parte", si intende davvero quasi tutte le componenti dello scheletro che contribuiscono a sostenere i muscoli della tua faccia. E quindi fronte, naso, orbite oculari, zigomi, mascella e mandibola. Il trauma che hanno subito è stato infatti così violento dall'aver provocato una frattura.
Come puoi immaginare, la situazione è grave. Anzi, si tratta del quadro peggiore che si possa presentare quando si parla di fratture del volto. E a complicare ulteriormente le cose c'è anche il fatto che spesso queste fratture sono multiple e instabili, perciò i frammenti che si staccano possono muoversi e finire con il deformare il viso.
Il trattamento del fracasso facciale è piuttosto intuibile: serve un intervento chirurgico. Lo scopo dell'operazione è naturalmente quello di ricomporre le fratture che si sono create e quindi cercare di riportare le ossa del viso nella loro posizione originale, detta riduzione. Per quanto è possibile. A questo punto le parti spezzate devono essere fissate per favorirne la ricomposizione e per far questo si ricorre a viti interne e placche.
Quello di cui abbiamo parlato nel paragrafo precedente è un intervento d'urgenza. La prognosi quindi dipende dalle condizioni del paziente e da quanto e come il suo corpo sia in grado di reagire. Al momento infatti i medici che hanno in cura Zanardi non si sbilanciano: non si sa ad esempio se le capacità visive sono ancora intatte e come apparirà il quadro neurologico una volta che l'atleta verrà risvegliato dal coma farmacologico. Purtroppo in questi casi si può solo attendere e sperare che le conseguenze non siano drammatiche.
Fonte| Azienda ospedaliero universitaria di Ferrara