
Come ti abbiamo raccontato sulla nutrizione di genere, la medicina si sta sempre più specializzando sulle donne. Farmaci, trattamenti e conoscenze da sempre più focalizzati sul genere maschile, oggi sono valutati in relazione al corpo della donna che proprio per natura è differente e, in quanto tale, necessita di studi più approfonditi. Sapevi, ad esempio, che i sintomi femminili dell'infarto, a volte, sono diversi da quelli maschili? Beh, in occasione della Giornata del cuore del 29 settembre, abbiamo parlato di rischi, prevenzione e sintomi delle malattie cardiovascolari maschili e femminili con la dott.ssa Cecilia Fantoni, cardiologa di Humanitas Mater Domini. Nell'ultima parte dell'articolo troverai, invece, un approfondimento sulla medicina di genere legata all'alimentazione, vista come primaria fonte di prevenzione per le malattie legate al cuore, con il Dott. Federico D’Andrea, dietologo dello stesso ospedale.
Dottoressa, quali sono i rischi di soffrire di malattie cardiache nell’uomo e nella donna? Chi è più predisposto?
Più che altro dovremmo parlare di diversa protezione. I fattori di rischio sono i medesimi, pensiamo all'ipertensione, al sovrappeso, al diabete, al fumo, però la donna è più protetta fino almeno all'età della menopausa per il suo assetto ormonale, per gli estrogeni fondamentalmente. Dopo la menopausa questo vantaggio si perde e dopo i 75-80 anni la possibilità di soffrire di malattie cardiovascolari è la stessa in entrambi i sessi. Le problematiche cardiovascolari nelle donne si presentano più tardi ma, quando accade che si verificano in giovane età, hanno cause diverse da quelle del sesso maschile, talvolta con una prognosi peggiore.
Di quali patologie stiamo parlando?
Quando parliamo di malattie cardiovascolari ci riferiamo principalmente all'infarto del cuore o infarto miocardico e all'ictus cerebrale. Per spiegare la predisposizione e le differenze tra i generi, occorre partire dall'anatomia. Le arterie delle donne sono più piccole, tortuose e fragili con pareti che tendono a slaminarsi con conseguente possibilie sofferenza di cuore e cervello. Hanno spesso, inoltre, una patologica funzionalità delle loro pareti per alterato stato infiammatorio, stress emotivo o per patologie autoimmuni che sappiamo essere più frequenti nel sesso femminile. Quando questi eventi cardiovascolari colpiscono gli uomini, di solito dopo i 40 anni, accade per altre motivazioni: infarti e ictus si verificano per deposizione arteriosclerotica, cioè la presenza di placche di grasso nelle arterie. Nelle ragazze, invece, come abbiamo detto, le cause sono differenti e anche le prognosi meno buone.
Un altro fattore di rischio cardiovascolare femminile è rappresentato dalla gravidanza e dal conseguente periodo post parto. Sono momenti delicati perché estrogeni e progesterone raggiungono livelli elevati e aumentano la fragilità delle arterie. Le probabilità di avere eventi cardiovascolari sono, quindi, più elevate in questo periodo della vita femminile, così come in generale nelle donne che hanno avuto numerose gravidanze perché c'è un aumento dello stato infiammatorio per il prolungato tempo di alti livelli di colesterolo LDL.
Tutte queste patologie si manifestano nelle donne con sintomi meno chiari, più sfumati meno eclatanti di come accadono agli uomini. Questo porta a una ritardata diagnosi e a una ritardata cura che impatta negativamente sul decorso della malattia. Anche per quanto riguarda i trattamenti meccanici, come l'angioplastica coronarica che riapre l'arteria in caso di infarto, può essere siano meno efficaci nelle donne per fattori anatomici legati all'anatomia e alla dimensione delle loro arterie che sono più piccole, rigide e tortuose.
Questo può dipendere dal fatto che i trattamenti sono da sempre stati testati su campioni maschili?
Beh sì, quasi sempre la popolazione femminile è meno rappresentata di quella maschile, soprattutto quando parliamo di malattie cardiovascolari, questo anche perché, in effetti, la prevalenza di insorgenza è maggiore negli uomini almeno fino all'età avanzata. Le comunità scientifiche tendono ora a sottolineare la necessità di avere studi specifici sul genere femminile, per questo sta prendendo piede la medicina di genere. Per quanto riguarda la diversa vasomobilità delle arterie femminili, si tratta di un fattore riconosciuto solo negli ultimi anni, le nozioni sono ancora scarse, ci si sta lavorando ma le evidenze cliniche sono sicuramente minori rispetto alle patologie conosciute da 40/50 anni.
Parlando di sintomi differenti, quali sono i sintomi dell'infarto nelle donne?
I sintomi che devono insospettire sono un dolore gravativo al torace, un "peso", irradiato tipicamente a collo e mandibola più che alle braccia come invece più frequentemente accade negli uomini, spesso associato a nausea, pallore cutaneo, sudorazione fredda e mancanza di respiro. Spesso il dolore al petto non è chiaramente manifesto nelle donne, ma sono ben presenti i sintomi di accompagnamento (nausea, sudorazione fredda, mancanza di respiro, …) che vanno tempestivamente riconosciuti.
A livello preventivo, come devono agire donne e uomini?
Le buone regole di condotta e alimentare sono le stesse: smettere di fumare, mantenere un buon peso-forma, fare una regolare alimentare e attività fisica aerobica. Con la menopausa, la donna cambia assetto ormonale, prende peso e può sviluppare ipertensione e diabete. É un momento delicato che a cui le donne devono prestare attenzione anche facendo degli esami specifici: è necessario controllare la pressione, fare esami del sangue mirati per verificare i livelli di colesterolo e glicemia e sottoporsi a una visita cardiologica con elettrocardiogramma per valutare il proprio profilo di rischio.
Vediamo ora il ruolo dell'alimentazione. Come possiamo sfruttarla a nostro vantaggio per ridurre al minimo i fattori di rischio? Ne abbiamo parlato con il dott. Federico D’Andrea, dietologo di Humanitas Mater Domini.
Dottore, abbiamo parlato di sintomi e di malattie cardiovascolari, ma l'alimentazione come si inserisce nella prevenzione?
Una buona alimentazione può aiutare a mantenere una buone salute cardiovascolare nel tempo e la prevenzione deve partire dall'infanzia. Una delle prime cose da controllare è il peso perché se aumenta aumentano anche i fattori di rischio. Sarebbe bene seguire le regole base della dieta mediterranea con una proporzione definita tra i nutrienti: 55% delle calorie come carboidrati complessi, ancora meglio se integrali, 15% almeno di proteine e 30% come lipidi che devono essere vegetali e che contribuiscono a ridurre il rischio cardiovascolare. Poi servono vitamine e sali minerali che servono per un buono stato di salute generale. Per dare un'idea più precisa, calcoliamo su 14 pasti settimanali, la carne 2 o 3 volte a settimana e il pesce lo stesso, sostituibili anche con proteine vegetali, e frutta e verdura 5 porzioni al giorno o comunque facciamo in modo di assumerli regolarmente nei pasti principali.
Ci sono alimenti che andrebbero evitati dopo i 65 anni?
Non bisogna eccedere in alcuni elementi definiti problematici, burro e carne rossa sono stati molto bersagliati ma in modo non sempre corretto perché ogni cosa andrebbe inserita nelle modalità giuste. Diciamo che sarebbe meglio ridurre dopo i 65 anni gli alimenti ricchi di grassi saturi e i grassi animali. Il controllo fondamentale rimane comunque quello del peso perché andando avanti con l'età e dopo i 40 anni c’è un aumento ponderale progressivo. Questo perché nel tempo mangiamo sempre gli stessi alimenti dimenticandoci che la capacità di consumo delle calorie del nostro corpo cala.
E per le donne quali sono i fattori a cui prestare attenzione?
La dieta deve essere equilibrata soprattutto dopo la menopausa perché il grasso, da che si localizzava in cosce e glutei, inizia a localizzarsi sull'addome come accade negli uomini. Questo è un fattore di rischio per infarto e angina (riduzione temporanea dell'afflusso di sangue al cuore, ndr). Attenzione, quindi, al peso e all'assunzione di grassi animali.
Ci sono alimenti che possono fungere da protezione contro le malattie cardiovascolari?
I frutti rossi, così come gli alimenti ricchi di antiossidanti, possono essere utili, ma non ci sono prove sicure. Si è parlato anche del resveratrolo contenuto nel vino rosso, ma non ci sono valutazioni certe. Quello che fa male in realtà è l'eccesso, non l'elemento in sé.