Silenziosi ma efficacissimi, i tuoi più importanti alleati sono gli anticorpi. Sì, perché sono le molecole che si attivano e combattono i microrganismi estranei che si insinuano nel tuo organismo. Ridurre la comunicazione della scienza a una semplice metafora guerresca o paragonare la medicina a un mondo dominato solo da buoni e cattivi non è sempre funzionale, eppure in questo caso sono immagini che calzano in modo perfetto. Gli anticorpi, o immunoglobuline secondo la definizione scientifica, sono infatti le tue barriere di difesa. Probabilmente sai che ci sono diversi tipi di anticorpi e che alcuni, una volta sviluppati, possono sopravvivere dentro di te per tutta la vita: forse però non sapevi che le immunoglobuline sono dotate di una “memoria” che le aiuta a ricordarsi e quindi a riconoscere i virus, i batteri e tutti i microorganismi pericolosi con cui sono già venuti in contatto: in questo modo, se si dovessero ripresentare, il tuo sistema immunitario saprebbe come proteggerti da queste infezioni o malattie.
Gli anticorpi, che puoi aver sentito chiamare anche come immunoglobuline, sono delle molecole costituite in parte da una proteina e poi da zuccheri. Gli anticorpi sono coinvolti nella risposta immunitaria, cioè nell’azione di difesa che il tuo organismo mette in atto in presenza di microrganismi estranei, i cosiddetti antigeni.
Le immunoglobuline si trovano sulla superficie dei linfociti B da cui poi si originano. Quando un antigene invade il tuo corpo, queste molecole attivano il linfocita che comincia a riprodursi differenziandosi nelle cosiddette plasmacellule. Queste, a loro volta, danno vita a nuovi anticorpi che si mescolano nel plasma e non distruggono subito l’antigene ma si legano ad esso rendendolo visibile ai “radar” del sistema immunitario.
Come ti dicevo all’inizio, anticorpi e sistema immunitario hanno una sorta di memoria che permette loro di conservare informazioni sull’antigene appena combattuto da utilizzare nel caso di un secondo “attacco”: avendo già conosciuto il microrganismo estraneo, il sistema immunitario in sostanza saprebbe già come reagire e attiverebbe subito gli anticorpi specifici, e quindi più efficaci, per quell’antigene.
Oltre a immunoglobuline, avrai sentito chiamare gli anticorpi anche con nomi e sigle differenti. Questo perché esistono cinque classi di anticorpi prodotti dall’uomo:
Può succedere che il medico ti prescriva un esame specifico per valutare i tuoi anticorpi. Si tratta di un esame del sangue e questi test servono per osservare i livelli delle immunoglobuline che sono implicate in una determinata malattia: possono quindi aiutare in fase di diagnosi per esempio di infezioni, malattie autoimmuni, tumori o anche allergie. Puoi distinguere due diverse categorie di test: quantitativi e qualitativi.
I test quantitativi, come il test ELISA, sono in grado di rendere conto della quantità di anticorpi presenti nell’organismo. Si tratta di esami che vengono effettuati con un prelievo di sangue successivamente analizzato in laboratorio. Le immunoglobuline analizzate da questi test quantitativi sono le IgG, le IgA e le IgM.
I test qualitativi, conosciuti anche come test rapidi, permettono invece di osservare in particolare le concentrazioni di due tipi di anticorpi: IgM e IgG. Puoi immaginare queste test come quelli per la misurazione della glicemia per i diabetici: con una lancetta sterile monouso applicata sulla punta del dito si preleva una goccia di sangue che viene inserita poi nella cassetta del test su cui, in pochi minuti, appariranno delle lineette in corrispondenza del tipo di anticorpo presente.
Un esito negativo del test significa che il tuo organismo non è stato esposto al virus e che quindi ne sei comunque suscettibile, l’esito positivo, invece, dimostra che il sistema immunitario ha visto e conosciuto l’antigene. Come ti ho spiegato prima, le IgM e le IgG hanno tempi di vita diversi per questo se il test dovesse colorare solo la lineetta delle IgM significa che il contatto con l’antigene estraneo è avvenuto molto recentemente, se invece vi sono le IgG o entrambi gli anticorpi allora il contatto è più “vecchio": qualche giorno o settimana.
Fonti | Humanitas; Fondazione Cesare Serono; Centro Medico Sant'Agostino