Gli anticorpi monoclonali entrano tra le terapie contro il Covid-19: l’Aifa dà luce verde a Regeneron ed Eli Lilly

La Commissione tecnico scientifica dell’Agenzia Italiana del farmaco ha autorizzato l’utilizzo degli anticorpi monoclonali “americani” in fase precoce e in pazienti ad alto rischio. Il target di riferimento sono perciò gli ultrasettantenni e i pazienti fragili come gli oncologici, gli immunodepressi o i cardiopataci.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Kevin Ben Alì Zinati 4 Febbraio 2021
* ultima modifica il 08/02/2021

Luce verde: gli anticorpi monoclonali entrano tra i trattamenti per curare i pazienti infetti e malati di Covid-19. La Commissione tecnico scientifica dell’Aifa ha approvato gli anticorpi monoclonali prodotti dall’azienda Regeneron e quelli di Eli Lilly che, come ti avevamo raccontato, sarebbero in grado di ridurre la mortalità del 70%.

L'aveva confermato nei giorni scorsi il presidente di Aifa Giorgio Palù in una recente intervista, spiegando che ora "ci sono dati inoppugnabili" che certificano come siano "un'arma potente se somministrata nelle prime fasi d'infezione, ai primi sintomi, prima che l'infezione progredisca". Ora l'ha confermato anche il Ministro della Salute Roberto Speranza"Sulla base delle indicazioni dell’Agenzia Italiana del Farmaco e del parere del Consiglio Superiore di Sanità ho appena firmato il decreto che autorizza la distribuzione, in via straordinaria, degli anticorpi monoclonali – ha scritto su Facebook – Così abbiamo, insieme ai vaccini, una possibilità in più per contrastare il covid 19″.

Per ora, l’ok dell’Agenzia Italiana del farmaco segue il modello del Canada e degli Stat Uniti e prevede quindi il loro utilizzo in fase precoce (entro 72 ore dalla comparsa dei sintomi) e in pazienti ad alto rischio. Il target di riferimento dei due anticorpi monoclonali Regen-Cov e Bamlanivimab sono perciò gli ultrasettantenni e i pazienti fragili come gli oncologici, gli immunodepressi o i cardiopataci.

Un’accelerata importante 

Ti stai chiedendo perché c’è tanto entusiasmo per l’approvazione dei due anticorpi monoclonali contro il Covid-19? Si tratta di una terapia mirata contro la malattia che fornisce al paziente alte concentrazioni di anticorpi già formati e dunque già pronti a contrastare il virus. Ecco perché devono essere somministrati in fase precoce: per affrontare il Covid nella sua fase più "gestibile".

Gli anticorpi monoclonali potrebbero diventare, insomma, un potente alleato dei nostri vaccini. L’aveva spiegato anche il dottor Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei Medici, quando in una nota per sollecitarne l’autorizzazione da parte di Aifa li aveva definiti “un booster, una macchina ausiliaria che permetterà di concludere, con meno urgenza, la campagna vaccinale, sostenendo i pazienti che via via si ammaleranno".

Le nuove terapie aiuterebbero quindi a ridurre le ospedalizzazioni, migliorare i risultati clinici e aiutare a “condurre a termine la campagna vaccinale in un tempo più flessibile”. Per Anelli, gli anticorpi monoclonali sarebbero stati, in sostanza, una boccata d'ossigeno.

A chi sono destinati?

Ad inizio del mese di febbraio l'Aifa ha pubblicato il parere in cui la Commissione Tecnico Scientifica ha specificato le indicazioni terapeutiche per gli anticorpi monoclonali. I pazienti a cui possono essere somministrati devono avere più di 12 anni, risultare positivi al Covid-19 e non devono essere ospedalizzati né sottoposti a ossigenoterapia: i sintomi della malattia devono essere di "grado lieve-moderato" e "di recente insorgenza" (dunque presenti da 10 giorni e non oltre) e devono possedere "almeno uno dei fattori di rischio", tra i quali:

  • Indice di massa corporea uguale o superiore a 30
  • Malattia renale cronica
  • Diabete non controllato
  • Immunodeficienze primitive o secondarie
  • Età superiore ai 65 anni
  • Malattia cardio-cerebrovascolare (sopra i 55 anni)
  • BPCO e/o altre malattie respiratorie croniche (sopra i 55 anni)

I monoclonali, in sostanza, sono rivolti a quei pazienti che con malattia lieve e moderata che risultano ad alto rischio di sviluppare una forma grave di Covid-19.

In più, gli esperti dell'Agenzia hanno chiarito che il nuovo trattamento dovrà essere somministrato per infusione endovenosa in un tempo di 60 minuti, seguiti da altri 60 di osservazione, tutto "in un setting che consenta una pronta ed appropriata gestione di eventuali reazioni avverse gravi".

Quali sono stati approvati? 

L’approvazione di Aifa riguarda due tipi di anticorpi monoclonali: Regen-Cov, prodotto dall’azienda Regeneron e il Bamlanivimab, creato invece da Eli Lilly. Forse il primo ti suona familiare perché è diventato famoso dopo essere stato utilizzato come trattamento anti-Covid dall’ormai ex presidente americano Donald Trump.

In fatto di efficacia, Regen-Cov sarebbe in grado anche di ridurre il 50% il rischio di infezione e, allo stesso tempo, ridurrebbe la carica virale degli infetti. Bamlanivimab, invece, avrebbe un'efficacia del 72% nel ridurre il rischio di ospedalizzazione per i pazienti con una sintomatologia moderata.

Che cosa sono?

Quando ti parlo di anticorpi monoclonali mi riferisco a degli anticorpi prodotti a partire da una singola linea di linfociti B (un singolo clone, quindi) prodotta in coltura in laboratorio. Sono diretti verso alcune citochine, recettori per citochine o antigeni di superficie espressi da cellule rilevanti del sistema immunitario.

Fin dall'inizio della pandemia sono stati studiati come terapia per contrastare Sars-CoV-2. In sostanza, sono costruiti apposta per legarsi direttamente alla proteina Spike, quella che il virus utilizza per entrare nelle cellule, impedendo così sia l’ingresso che la replicazione. Accanto ai due "americani" che sono ad oggi gli unici al mondo già autorizzati, anche l'Italia è al lavoro per realizzare degli anticorpi monoclonali propri.

Prima ti ho spiegato che questo trattamento fornisce al paziente alte concentrazioni di anticorpi già pronti e capaci di respingere il virus: questo però non vuol dire che gli anticorpi monoclonali possano sostituire l’azione protettiva del vaccino. Lo scudo offerto dura solo qualche mese e non è comunque efficace quanto quello garantito da un vaccino.

Fonte | AdnKronos; Aifa

Contenuto validato dal Comitato Scientifico di Ohga
Il Comitato Scientifico di Ohga è composto da medici, specialisti ed esperti con funzione di validazione dei contenuti del giornale che trattano argomenti medico-scientifici. Si occupa di assicurare la qualità, l’accuratezza, l’affidabilità e l’aggiornamento di tali contenuti attraverso le proprie valutazioni e apposite verifiche.
Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.