Se la madre è vaccinata, anche il neonato sviluppa gli anticorpi. Si tratta di un'ottima notizia dal momento che all'inizio della campagna vaccinale si era preferito attendere prima di somministrare il farmaco a donne incinte, perché gli studi non fornivano abbastanza dati in proposito. Ora lo dimostra uno studio pubblicato sull'American Journal of Obstetrics and Gynecology, ma anche la vita reale: a Padova due bambine nate da mamme immunizzate presentano già le difese contro la malattia da SARS-Cov-2.
Le madri di Padova sono due dottoresse: l'immunologa Anna Parolo e la ginecologa Valeria Bernardi. Per questo motivo, sono state tra le prime persone a ricevere il vaccino, mentre erano ancora in piena gestazione. Le soluzioni di cui stiamo parlando, come forse potrai immaginare, sono quelle di Pfizer-BioNTech e di Moderna.
Nate rispettivamente il 9 e il 16 marzo, entrambe le bambine stanno bene. Non solo: tutte e due, in pratica, risultano già vaccinate. Attraverso placenta e cordone ombelicale, le madri hanno trasmesso gli anticorpi alle neonate e così sono venute al mondo già pronte per fronteggiare il Coronavirus. Un vero simbolo di speranza, oltre che un dato scientifico molto importante. "Le due bimbe – ha commentato il dottor Gianfranco Juric Jorizzo, responsabile dell'équipe di Medicina Prenatale dell'Ulss 6 – sono le prime in Italia nelle quali sono stati isolati gli anticorpi su sangue neonatale alla nascita. Infatti gli studi internazionali, ad oggi, si sono basati solamente sugli anticorpi del cordone ombelicale".
Questa notizia però non arriva del tutto inaspettata alle orecchie degli addetti ai lavori. Si era infatti già a conoscenza dei risultati di un'analisi americana fatta su 131 donne in età riproduttiva, di cui 84 in gravidanza e altre 31 in allattamento. Tutte loro hanno ricevuto uno dei due vaccini a mRNA che abbiamo a disposizione e dall'esame sierologico è risultato che avevano sviluppato una quantità di anticorpi molto elevata.
Altre indagini hanno però scoperto come quegli stessi anticorpi erano presenti anche nel cordone ombelicale e nel latte materno. Il fortissimo sospetto che potessero raggiungere il neonato e andare a costituire parte delle sue difese c'era già. E ora, con la vicenda di Padova, ne abbiamo la conferma.
Nonostante entrambi i vaccini si siano dimostrati sicuri ed efficaci, sembra che quello di Moderna produca una maggiore concentrazione di IgA, quelle che poi si trasferiscono al bambino. Per questo motivo, si potrebbe anche pensare di dedicare quello alle donne in gravidanza.
Nel frattempo tutte le case farmaceutiche stanno cominciando a testare i propri vaccini sui minori, così come richiesto da FDA ed EMA. Pfizer ha già avviato le somministrazioni a un piccolo gruppo di bambini che hanno tra i 5 e gli 11 anni, Moderna invece guarda già al periodo compreso tra i 6 mesi e gli 11 anni. In entrambi i casi si attendono per la prossima settimana i dati relativi alle vaccinazioni sugli adolescenti che hanno tra i 12 e i 18 anni. Nello Stato di Israele ci sono già 600 ragazzini immunizzati e nessuno di loro sembra aver mostrato effetti collaterali gravi.
Gli ultimi sono AstraZeneca e Johnson&Johnson. Quest'ultima si appoggia anche all'Ospedale pediatrico Buzzi di Milano per la propria sperimentazione. I tempi dei testi saranno più o meno questo: entro l'estate dovremmo sapere se tutti i vaccini sono efficaci sui ragazzini maggiori di 12 anni ed per la fine del 2021 potremo anche capire se si possano utilizzare sui bambini più piccoli oppure no.
Fonti| Ansa; "COVID-19 vaccine response in pregnant and lactating women: a cohort study" pubblicato sull'American Journal of Obstetrics and Gynecology il 25 marzo 2021