Rimuovere la prostata per un tumore e, allo stesso tempo, applicare una protesi al pene per salvaguardare la vita sessuale del paziente. Si tratta di una circostanza abbastanza rara dal momento che nella maggior parte dei casi quest’intervento oncologico non intacca il sistema nervoso: eppure, qualche volta, può succedere.
È successo per esempio lo scorso 1 marzo quando i chirurghi dell’Ospedale di Circolo di Varese hanno effettuato per la prima volta al mondo un intervento di asportazione Robotica della prostata a causa di una neoplasia in contemporanea con l’impianto di una protesi peniena infrapubica.
Il tumore alla prostata è la prima malattia oncologica dell’uomo della quale, tuttavia, restano ancora sconosciute le cause: al momento la scienza ha individuato piuttosto dei fattori di rischio, dall’età avanzata (dopo i 50 anni, il rischio aumenta rapidamente) fino alla predisposizione genetica e a uno stile di vita poco sano, fatto di alimenti ricchi di zuccheri e grassi saturi, poca frutta e verdura e scarsa attività fisica.
Grazie allo screening e all’innovazione tecnologica oggi siamo in grado di arrivare a diagnosi sempre più precoci e rapide, curando questa patologia con ottimi risultati.
Una delle nuove possibilità di intervento è appunto la chirurgia robotica, una metodica che ci permette di tutelare e risparmiare il più possibile le strutture anatomiche. A volte però, per ragioni oncologiche, è impossibile risparmiare preservare la corretta funzionalità dei nervi durante l’intervento e succede quindi che la funzione erettile del paziente ne risulti compromessa.
Per questo i chirurghi varesini hanno sviluppato un protocollo per pazienti selezionati con una malattia di alto grado o con deficit erettile preesistente che permette di associare la procedura robotica all’impianto della protesi. Un approccio innovativo che mira, insomma, a tutelare sempre di più la qualità di vita dei pazienti.
“Questo tipo di intervento chirurgico non rientra nei LEA (i Livelli essenziali di Assistenza) e l’ASST Sette Laghi è uno dei pochi centri in Italia ad essere stato autorizzato a procedere con l’impianto di protesi peniene su un limitato gruppo di pazienti selezionati per la particolarità del loro caso clinico” ha spiegato il professor Federico Dehò, Direttore del reparto di Urologia e autore dello storico intervento.
Fonte | ASST Sette Laghi