Gli ologrammi salvano il cuore di una bambina di 6 anni: a Milano il primo intervento di questo tipo in Italia

Al Policlinico San Donato, un equipe di cardiochirurghi, guidata dal dottor Alessandro Giamberti, assieme a un team di ingegneri biomedici del Politecnico, ha portato a termine un intervento unico in Italia e tentato pochissime volte anche all’estero. Per rimuovere un tumore cardiaco, il cuore di una bambina di 6 anni è stato ricostruito interamente grazie alla realtà aumentata.
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Giulia Dallagiovanna 22 Luglio 2019
* ultima modifica il 22/09/2020
Intervista al Dott. Alessandro Giamberti Responsabile dell’Unità Operativa di Cardiochirurgia delle patologie congenite

Melissa, una bambina di 6 anni originaria dall'Albania, sta giocando in campagna. A un certo punto, improvvisamente, crolla a terra. Viene portata di corsa all'ospedale più vicino e la diagnosi è una di quelle che non si vorrebbero mai sentire: un tumore al cuore, una patologia molto rara, che i medici definiscono "inoperabile". Così, i genitori decidono di portarla in Italia nella speranza di trovare qualcuno che sappia invece come intervenire sulla loro bambina. E lo trovano. All’IRCCS Policlinico San Donato di Milano, un'equipe guidata dal dottor Alessandro Giamberti, responsabile dell’Unità Operativa di Cardiochirurgia delle patologie congenite, mette in atto un intervento innovativo, il primo in Italia di questo tipo: una ricostruzione del cuore attraverso la realtà aumentata.

Proprio così, è stato ottenuto un ologramma del muscolo cardiaco di Melissa, sul quale è stata simulata un'operazione delicata e difficilissima. "Partendo da una TAC, viene fatta una ricostruzione tridimensionale – ha spiegato a Ohga il dottor Giamberti – e, sulla base di questa, viene creato un ologramma su cui si può intervenire manualmente per mezzo di joystick. Grazie a questi strumenti è possibile simulare l'intervento. In questo caso, ci ha permesso di capire che tipo di operazione era possibile fare, senza rischiare di danneggiare parti importanti del cuore".

Forse non avrai mai sentito parlare di un tumore cardiaco. Si tratta infatti di una patologia davvero rara: “In 30 anni di carriera ho visto solo quattro tumori cardiaciha confermato il dottor Giamberti – sono molto rari, infatti solo lo 0,3% delle cardiopatie congenite rientra in questa categoria”. A Ohga ha poi spiegato meglio quali sono i rischi che questa condizione presenta: "Nel 90% dei casi, soprattutto per quanto riguarda quelli che colpiscono i bambini, sono formazioni benigne. Sono però pericolose per due ragioni: possono determinare ostruzioni oppure aritmie. Nel caso di questa bambina, le aritmie erano sempre più frequenti e le provocavano perdite di coscienza che avrebbero anche potuto determinarne la morte".

Melissa aveva una grossa massa nella parte posteriore del cuore: doveva essere rimossa senza danneggiare il resto dei tessuti

Melissa aveva infatti una grossa massa al di sotto della valvola mitralica e delle coronarie. Misurava addirittura 5 centimetri per 3. Come potrai immaginare, trattandosi del cuore, si tratta di un intervento chirurgico molto rischioso. Si possono intaccare i tessuti circostanti e provocare gravi danni al muscolo più importante del corpo. Inoltre, la letteratura scientifica era piuttosto scarsa: se la patologia è rara, non è così semplice trovare studi che descrivano casi simili a quello che si sta trattando. Così al dottor Giamberti e al dottor Massimo Chessa, suo collega, viene un'intuizione: ricostruire il cuore della bambina attraverso la realtà aumentata. Una tecnologia sul quale il Policlinico San Donato, che è centro di riferimento internazionale per la cardiochirurgia pediatrica, investe da tempo.

E l'idea si rivela giusta. Un team di ingegneri biomedici del Politecnico di Milano, composta da Francesco Sturla, Filippo Piatti, Omar Antonio Pappalardo e Giovanni Rossini, ha creato una copia identica del muscolo e il dottor Giamberti, assieme al dottor Chessa e alla dotteressa Francesca Pluchinotta, hanno potuto simulare l'intervento prima in laboratorio e poi direttamente in sala operatoria. “L’ologramma ci ha consentito di visualizzare meglio la conformazione della massa e di decidere quale fosse la miglior via d’accesso e la modalità di intervento. – ha spiegato il dottor Giamberti – In questo caso la tecnologia è stata davvero cruciale, direi salvavita, perché ci ha dato la certezza di poter enucleare il tumore, fortunatamente benigno, senza provocare danni. La rimozione era assolutamente necessaria, poiché la massa crescendo avrebbe potuto ostruire il flusso sanguigno dando origine ad aritmie, talvolta mortali”.

Melissa è stata operata il 12 giugno e ha poi subito un secondo intervento per il posizionamento di un defibrillatore a scopo precauzionale. Entrambi hanno avuto successo: oggi la bambina che era stata definita inoperabile sta bene e potrà tornare a casa.

"È stato un intervento assolutamente innovativo – precisa il dottor Giamberti – e si è basato su un metodo che è ancora a un livello primordiale. Ci sono alcune pubblicazioni dove vengono descritti approcci di questo tipo sia negli Stati Uniti che in Israele. Il capostipite del metodo, cioè la persona che ha studiato e reso pubblica l'idea di poter utilizzare gli ologrammi per gli interventi è stato proprio un cardiochirurgo israeliano. Ma in Italia non era mai stato utilizzato su un paziente pediatrico". E conclude: "Quando si entra in sala operatoria, bisogna avere assolutamente chiaro a cosa ci si troverà di fronte. Un tempo si iniziava l'intervento, si apriva e poi ci si regolava in base a come appariva la situazione. Poi sono nate l'ecografia, la TAC, la risonanza magnetica e tutti gli strumenti, come la stampa in 3D, che permettevano di avere un'idea più chiara della zona che doveva essere operata. Ma poterla addirittura ricostruire in vivo e poterci lavorare manualmente apre sicuramente degli spazi enormi per il futuro della chirurgia".

Fonte| Policlinico San Donato

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