Gli USA premiano anche la ricerca italiana: quest’anno un importante riconoscimento è stato assegnato alla dottoressa Pasculli

L’American Association for Cancer Research premia ogni anno il lavoro dei giovani ricercatori e quest’anno nella lista è comparsa anche una ricercatrice italiana, Barbara Pasculli, che ha partecipato a uno studio sui biomarcatori predittivi per il trattamento del tumore al seno con PARP-inibitori. Negli anni però sono diversi gli italiani che hanno ricevuto il prestigioso riconoscimento.
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Giulia Dallagiovanna 23 Settembre 2020
* ultima modifica il 23/09/2020
Intervista alla Dott.ssa Barbara Pasculli biologa ricercatrice presso la Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo

Viene assegnato ogni anno e a volte i vincitori sono italiani. Ma come spesso accade nel nostro Paese, tendiamo a ignorare o a sottovalutare i risultati che vengono raggiunti. Proprio qui, dove per guadagnarsi un riconoscimento da parte dell'American Association for Cancer Research bisogna fare spesso il doppio dello sforzo, rispetto ai ricercatori di altri Paesi.

Il premio è destinato ai giovani ricercatori e quest'anno tra i vincitori c'era anche la dottoressa Barbara Pasculli, biologa ricercatrice, che da quasi 10 anni lavora alla Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo. Nel suo curriculum, un dottorato all'Università di Bari e un anno e mezzo trascorso a Houston, in Texas. Il riconoscimento è stato assegnato all'abstract di uno studio sui biomarcatori predittivi per il trattamento del tumore al seno con PARP-inibitori. E alla dottoressa abbiamo chiesto di spiegarci meglio di cosa si trattasse.

Dottoressa Pasculli, il riconoscimento che ha appena ricevuto è prestigioso…

L'American Association for Cancer Research riunisce la parte di comunità scientifica che si occupa di questo ambito a livello mondiale e mette i rappresentati in contatto tra loro. È un punto di riferimento per tutto, perciò ricevere un riconoscimento di questo tipo è davvero lusinghiero. Quando viene inviato un abstract di uno studio infatti viene valutato assieme a quelli di tantissimi altri autori, provenienti da tutto il mondo e la commissione è composta da commissari che rappresentano i più importanti esponenti di questo ramo di studio.

La dottoressa Barbara Pasculli assieme alla coordinatrice dello studio sui PARP–inibitori per trattare il tumore al seno metastatico, la dottoressa Paola Parrella

Bisogna dire che vengono premiati di frequente anche colleghi italiani e lo hanno ricevuto anche persone che lavorano assieme a me. E quando accade è sempre motivo di orgoglio perché l'Italia non sempre riceve riconoscimenti di questo livello, anche se vengono pubblicati studi di qualità e spesso con il doppio degli sforzi.

Potrebbe spiegarci meglio cosa sono e come funzionano i PARP-inibitori?

I PARP-inibitori sono una categoria di farmaci approvata da diverso tempo come terapia contro il carcinoma ovarico. Da qualche tempo ci sono però studi clinici già avviati che ne prevedono l'applicazione per forme tumorali molto aggressive, come il cancro al seno metastatico, resistente ad altri trattamenti. Il nostro studio quindi si colloca all'interno di una corrente di altre sperimentazioni, alcune di queste anche italiane. Lo scopo è quello di ampliare il campo di applicazione di questi farmaci molecolari, che si stanno dimostrando molto efficaci.

E voi in particolare di cosa vi state occupando?

Noi cerchiamo proprio di capire se i PARP-inibitori possano essere utili contro altre forme di cancro, magari anche in una fase più precoce e non solo per quei pazienti che non rispondo alle altre terapie. Più nello specifico, all'interno del nostro laboratorio cerchiamo di identificare nuovi biomarcatori, cioè delle molecole che quando sono presenti ci posano indicare che il paziente potrebbe rispondere bene a questo farmaco.

E al momento quali risultati avete ottenuto?

È importante sottolineare che il nostro è uno studio preliminare ed è stato effettuato su modelli in vitro. Ci sono dati che ci portano a pensare che queste micromolecole, in gergo microRNA, abbiano un ruolo importante nel meccanismo di azione di questi farmaci e potrebbero essere utili, ma sono necessari ancora diversi passaggi prima di arrivare a conclusioni definitive.

Continuerà a lavorare a questo studio?

Questo studio è stato un punto di partenza e ora vogliamo approfondire il campo. Non ci concentreremo su una sola micromolecola, ma prenderemo in considerazione tutte quelle presenti nelle cellule umane e verificheremo se possano interagire con i meccanismi sui quali agisce il farmaco, magari aumentandone l'efficacia.

Credits photos: Ufficio stampa Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni

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