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Disturbi del sonno nei bambini: quali sono e cosa devono fare i genitori per aiutarli a dormire

Già a partire dall’età di 1 o 2 anni, i bambini possono mostrare difficoltà ad addormentarsi oppure risvegliarsi frequentemente durante la notte. I disturbi del sonno colpiscono infatti un bambino su 4 al di sotto dei 5 anni: le cause possono essere fisiologiche, dai primi incubi allo svezzamento, oppure legate ad una serie di paure che emergono durante la crescita.
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Alessandro Bai 18 Luglio 2022
* ultima modifica il 04/09/2022
Con la collaborazione del Dott. Massimo Luca Castellazzi medico chirurgo specialista in Pediatria

Dormire bene rappresenta un aspetto fondamentale per fare sì che i bambini crescano in salute e che il loro sviluppo cognitivo avvenga correttamente, ma specialmente se sei una neo mamma o un neo papà saprai bene che i disturbi del sonno sono un'esperienza piuttosto comune in questo percorso di maturazione e che possono presentarsi già dall'età di 1 o 2 anni.

Il sonno dei bambini può essere disturbato da varie cause e fattori, che possono andare da uno stato di eccitazione dovuto ad una giornata ricca di eventi alla paura del buio o ai primi incubi che il bambino comincia a fare intorno ai 2-3 anni, magari a causa di una sensazione d'ansia legata alla propria consapevolezza che aumenta gradualmente.

Naturalmente un buon sonno è importante tanto per i bambini quanto per i genitori, che quindi devono sapere come intervenire per gestire le difficoltà a dormire dei piccoli e per aiutarli a superarle.

I disturbi del sonno nei bambini

I disturbi del sonno si presentano molto spesso durante la crescita dei bambini: pensa che secondo i dati riportati dalla Società Italiana di Pediatria (SIP) colpiscono 1 bambino su 4 al di sotto dei 5 anni e il 10-12% dei bambini nella fascia che va dai 6 anni fino all'adolescenza.

I neonati fino ai 3 mesi riescono infatti a dormire anche 5 ore di seguito, ma poi entrano in una fase, che può durare per i primi anni di vita, caratterizzata da frequenti risvegli durante la notte e resistenza o difficoltà ad addormentarsi, disturbi che spesso sono legati alle esperienze che i bambini affrontano durante il loro sviluppo o ai sentimenti che provano rispetto ad un grado di autonomia che diventa sempre maggiore e all'evoluzione della relazione con i loro genitori.

I disturbi del sonno dovuti alla paura del buio o ai primi incubi sono fisiologici entro i 3 anni e rappresentano un segnale dello sviluppo mentale del bambino.

Con l'aumentare dell'età, tuttavia, abitudini che favoriscono una scarsa igiene del sonno, come la ripetuta esposizione a luci artificiali o l'utilizzo prolungato dei dispositivi elettronici, specialmente prima di addormentarsi, sono in grado di provocare problemi a dormire, o anche vera e propria insonnia, che possono durare fino all'adolescenza e anche oltre.

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I bambini possono faticare ad addormentarsi per diverse cause, alcune legate alla loro crescita, come i primi incubi o la dentizione.

Cause

Come ti dicevo, il sonno dei bambini può essere disturbato per via di alcune tappe normali della loro crescita, ma anche per diverse paure, come quella dell'abbandono o del distacco dai genitori, che impediscono al piccolo di lasciarsi andare in modo sereno senza il timore di ritrovarsi privati al risveglio delle cose più care, un aspetto fondamentale per poter dormire bene.

Tra le cause e i fattori che possono togliere il sonno ai bambini ci sono:

  • Dentizione: a partire dai 6 mesi circa fino ai 2 anni crescono i denti da latte e il dolore si fa sentire maggiormente nelle ore notturne, disturbando il sonno del bambino.
  • Resistenza ad andare a dormire: i bambini vogliono diventare indipendenti ed essere sempre più autonomi, anche se sono così piccoli. Tuttavia, fare i conti con l’abbandonarsi al sonno e il distacco dai genitori rendono il momento di andare a dormire un po’ complicato. Spetta a mamma e papà aiutare il proprio bambino ad addormentarsi sereno, magari cantandogli una ninna nanna, stabilendo un rituale del sonno, accompagnandolo con un suo giocattolo preferito o dandogli il bacino della buonanotte.
  • Risvegli notturni frequenti: se nei primi mesi di vita i risvegli notturni sono normali e dovuti al fatto che i più piccoli entrano ed escono rapidamente dalla fase REM (la fase in cui si sogna), passando spesso dal sonno leggero a quello pesante, intorno ai 9 mesi si aggiunge anche l’ansia da separazione e la paura dell’estraneo, due aspetti che possono causare i risvegli notturni. Anche un cambiamento delle proprie abitudini, la fase dello svezzamento o l’inizio dell’asilo nido, o ancora, il rientro della mamma al lavoro, possono portare a risvegliarsi di notte e frammentare il sonno.
  • Disturbi respiratori del sonno: in alcuni casi a interrompere il sonno del bambino possono essere anche alcune condizioni che ne disturbano la corretta respirazione, come la sindrome delle apnee ostruttive che può causare ripetuti risvegli.

Incubi e Pavor nocturnus

Meritano i capitoli a parte gli incubi, ovvero sogni paurosi o angoscianti, che si presentano a partire dai 2 anni nel 30% dei bambini durante la fase REM e possono causare risvegli notturni. Il bambino grida, chiama aiuto e il suo risveglio è associato a un rapido ritorno della vigilanza, anche se poi il sogno può essere conservato tra i ricordi del bambino come un'esperienza molto intensa. Gli incubi possono rappresentare dei tentativi di elaborare un evento angosciante, specialmente se si ripetono ogni notte e se persistono nel tempo, ma anche uno sfogo per un periodo di particolare stress o cambiamento.

In questa categoria rientra anche un'esperienza leggermente diversa dall'incubo, chiamata Pavor nocturnus, o terrore notturno. Questi episodi accadono soprattutto tra i 3 e 8 anni durante la fase di sonno non REM e consistono in uno stato di veglia soltanto parziale da parte del bambino, che però non sembra accorgersi della presenza di altre persone attorno a lui e comincia a gridare, agitarsi e dibattersi in modo anche violento, con battito cardiaco e respirazione accelerati. Tuttavia, i bambini che vivono esperienze di terrore notturno si addormentano da soli dopo pochi minuti, come se nulla fosse successo, e al risveglio ricordano poco o nulla di quanto accaduto. Anche se la scena può essere molto impressionante da vedere per i genitori, è raccomandato non svegliare i bambini per evitare di farli spaventare ancora di più.

Cosa fare

Anche se i disturbi del sonno sono abbastanza comuni nei bambini, il ruolo dei genitori è estremamente importante sia per fare sì che il piccolo si senta sicuro e protetto prima di "abbandonarsi" al passaggio tra veglia e sonno, sia per gestire la sua emotività e consapevolezza che cambiano lungo le diverse fasi della sua crescita. Per farlo, è necessario dare una certa regolarità alle routine dei bambini, che vanno modificate sempre con grande cautela, oltre a stabilire e far rispettare una serie di buone abitudini che aiutano ad addormentarsi, come:

  • Stabilire un orario a cui andare a letto che il bambino deve rispettare ogni sera
  • Separare la fase di alimentazione serale da quella di addormentamento
  • Evitare che il bambino dorma ripetutamente in ambienti diversi
  • Proibire l'utilizzo di tablet o altri strumenti elettronici prima di andare a dormire

Di fronte alle difficoltà ad addormentarsi dei propri figli, alcuni genitori potrebbero vedere una soluzione nel co-sleeping, ovvero la pratica di accogliere i bambini nel lettone di mamma e papà, o comunque nella stessa stanza. Se in questo modo è possibile smorzare alcune delle paure del bambino, allo stesso tempo si rischia di abituare il piccolo a non addormentarsi da solo, rendendo ancora più difficile un successivo distacco. Insomma, alla scelta di permettere ai bambini di dormire con i genitori sono associati diversi vantaggi e svantaggi, che vanno valutati attentamente a seconda della situazione.

Il parere dell'esperto

Abbiamo sentito il parere sull'argomento del Dottor Massimo Luca Castellazzi, medico chirurgo specialista in Pediatria:

"I disturbi del sonno nel bambino non sono da sottovalutare, poiché possono avere delle ripercussioni sulle attività della vita quotidiana non solo del bambino, ma anche dei genitori. Cercare di affrontare in maniera corretta i disturbi del sonno è dunque molto importante, per questo, alcune semplici regole possono aiutarci a migliorare la qualità del sonno. Innanzitutto è importante cercare di rispettare l'orario dell'addormentamento tutte le sere e far dormire il bambino sempre nello stesso ambiente, che dovrebbe essere il più confortevole possibile (poche luci, silenzioso o al massimo con una musica dolce di sottofondo). In questo modo si costruiscono dei "rituali" di avvicinamento al sonno che il bambino impara e rispetterà volentieri. La notte è fatta per dormire, quindi cercate di separare bene le attività che vostro figlio fa di giorno da quelle che fa la sera. Un altro utile consiglio è quello di evitare l'utilizzo di strumenti elettronici dopo cena, in quanto riducono la produzione di melatonina, che aiuta nella fase di addormentamento, e comunque rendono più "agitati" i bambini. I pasti serali dovrebbero essere leggeri e non dovrebbero essere proposte ai bambini bevande contenenti teina, caffeina o cioccolata dopo le ore 16 perché sono sostanze eccitanti. Se il bambino si sveglia nel cuore della notte, provate a non correre subito a prenderlo in braccio, cercate invece di tranquillizzarlo e soprattutto non cedete alla tentazione di portarlo con voi nel lettone. Anche da qui passa la strada per il raggiungimento dell'autonomia del bambino".

Fonti | Società Italiana di Pediatria; Ospedale Bambino Gesù

(Pubblicato da Gaia Cortese il 12-11-2018
Modificato da Alessandro Bai il 18-7-2022)

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