I fattori di rischio cardiovascolare sono tutti quegli elementi presenti nella tua vita che aumentano le tue probabilità di sviluppare una malattia del cuore o dei vasi sanguigni. Sono dunque degli indizi che puoi seguire per cercare di evitare l’insorgenza di patologie come l’arteriosclerosi, le coronaropatie, gli infarti e gli ictus ma anche le trombosi o gli aneurismi aortici. I fattori di rischio cardiovascolare li puoi distinguere in due categorie: quelli non modificabili, legati dunque all’età o al sesso e i fattori modificabili, che dipendono invece dal tuo stile di vita. Saperli riconoscere è importante perché le malattie cardiovascolari sono tra le principali cause di morbosità, invalidità e purtroppo anche di mortalità in Italia.
Quando ti parlo di fattori di rischio cardiovascolare mi riferisco a una serie di elementi che caratterizzano la tua vita e che possono alzare la probabilità di sviluppare una malattia legata al cuore o ai vasi del sangue. I fattori di rischio cardiovascolare sono stati identificati con precisione e con il tempo è stato anche dimostrato che porci attenzione e ridurli aumenta le possibilità di evitare queste patologie. Come ti accennavo, i fattori di rischio cardiovascolare si dividono tra non modificabili e modificabili. Te li spiego qui di seguito:
I fattori di rischio cardiovascolare non modificabili
Si tratta di caratteristiche che ti appartengono e su cui non hai alcun “controllo”:
I fattori di rischio cardiovascolare modificabili
Sono tutte quelle caratteristiche acquisite sulle quali puoi dunque intervenire. Mi riferisco quindi ai comportamenti e allo stile di vita:
L’Istituto Superiore di Sanità ha messo a punto due strumenti per aiutarti a calcolare la possibilità di sviluppare una patologia del cuore o dei vasi. Uno di questi è la cosiddetta “carta del rischio cardiovascolare”. Sono delle tabelle con cui puoi stimare il potenziale rischio di andare incontro a un primo episodio cardiovascolare come l’infarto del miocardio o l’ictus nei successivi 10 anni di vita.
Le tabelle, divise per sesso e per presenza o meno di diabete, prendono in considerazione sei dei fattori di rischio cardiovascolare di cui ti ho parlato poco fa: sesso, diabete, abitudine al fumo, età, pressione arteriosa sistolica e colesterolemia. Deve essere usata dal medico, è valida per donne e uomini fra i 40 e i 69 anni che non hanno avuto precedenti eventi cardiovascolari e non è applicabile alle donne in gravidanza. Per fare una prova, che comunque non è ufficiale dal momento che solo un medico può darti pareri concreti, puoi scaricarla dal sito del’Iss. Basta individuare le caselle in cui rientrano i tuoi parametri e interpretare la colorazione corrispondete.
L’altro strumento messo a disposizione dall’Istituto Superiore di Sanità è il cosiddetto "punteggio del rischio individuale". In sostanza ha lo stesso scopo della carta di cui ti ho parlato qui sopra: stimare la probabilità con cui potresti andare incontro a un primo evento cardiovascolare nei 10 anni successivi. La differenza però è che il punteggio del rischio individuale prende in considerazione ben otto dei fattori di rischio che hai imparato a conoscere: oltre al sesso, l’età, il diabete, l’abitudine al fumo, la pressione arteriosa sistolica e la colesterolemia totale vengono analizzati anche l’HDL-colesterolemia e il trattamento anti-ipertensivo.
Con questa misurazione più ampia, che puoi fare sul sito dell'Istituto ma che come per la carta deve essere validata da un medico, la valutazione del rischio con il punteggio individuale è più precisa dal momento le carte sono classi di rischio globale assoluto calcolate per categorie di fattori di rischio e considerano intervalli di valori per colesterolemia e pressione arteriosa mentre il punteggio individuale tiene conto di valori continui per colesterolemia, HDL-colesterolemia, età e pressione arteriosa e offre una stima puntuale del rischio cardiovascolare. E poi anche perché il punteggio individuale è applicabile a un range di popolazione più ampio dal momento che comprende anche persone tra i 35 e i 69 anni.
Fonti | Humanitas; Progetto Cuore – Istituto Superiore di Sanità