I neuroni su microchip potrebbero diventare il nuovo segreto per colmare i “buchi” dell’Alzheimer e battere la demenza

Dispositivi grandi solo 5 millimetri quadrati, in tutti i test fino eseguiti i neuroni su microchip hanno dimostrato di funzionare allo stesso modo di quelli naturali. Una volta impiantati nel cervello dell’uomo potrebbero ricostruire la rete neurale danneggiata da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e, come una sorta di bypass, riattivare la comunicazione tra le cellule cerebrali interrotta dalla demenza.
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Kevin Ben Alì Zinati 24 Novembre 2021
* ultima modifica il 24/11/2021

Se una strada si interrompe, si costruisce un ponte per collegare le due estremità e riattivare la circolazione delle auto, giusto? Ecco, nel cervello funziona allo stesso modo. Tutti gli oltre 100 miliardi di neuroni è in connessione con altri diecimila creando una fittissima rete di comunicazione che però qualche volta si sfalda.

Il compito di riconnetterla spetta proprio ai neuroni rimasti ma quando i danni sono troppo grandi, come nel caso di malattie neurodegenerative tipo l’Alzheimer, il loro intervento potrebbe non bastare.

Il ponte non si crea e l’interruzione resta provocando l’insorgenza dei sintomi della demenza.

E se i “buchi” della rete cerebrale potessero essere ripararti da un neurone artificiale su microchip? Il condizionale in questo caso deve riferirsi solo al quando questa tecnologia arriverà anche per l’uomo perché questi dispositivi ci sono già.

Se ne discuterà al prossimo congresso dell’Associazione autonoma aderente alla Società Italiana di Neurologia per le Demenze durante una lettura promossa dall’Associazione per la Ricerca sulle demenze onlus.

I neuroni artificiali su microchip funzionerebbero allo stesso modo di un bypass alle coronarie sostituendo le funzioni delle sinapsi perse a seguito della morte delle cellule cerebrali. Potrebbe dunque battere l’Alzheimer e la demenza.

Devi immaginare questi neuroni su chip come dei quadratini di 5 millimetri quadrati che in futuro, secondo gli esperti, potrebbero essere rimpiccioliti ancora di più, fino al diametro di un capello, per poi essere impiantati nel cervello.

Fino ad oggi la loro funzionalità è stata messa alla prova in vitro, su neuroni in coltura, e in vivo sui ratti, con l’impianto nell’ippocampo, zona del cervello fondamentale per la memoria che, come sai, viene inficiata da malattie neurodegenerative come l’Alzheimer.

Tutti gli esperimenti hanno aperto la strada per il futuro perché questi neuroni artificiali hanno dimostrato di comportarsi allo stesso modo di quelli naturalmente già presenti nel tuo cervello.

Parano, cioè, la stessa lingua e sono in grado di rispondere alle variazioni delle correnti elettriche cerebrali e di trasmettere informazioni sotto forma di impulsi elettrici.

I neuroni su chip, insomma, potrebbero funzionare come un ponte per ripristinare la comunicazione interrotta nelle autostrade del nostro cervello.

Fonte | AdnKronos

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