I sintomi per riconoscere un infarto? Oltre al dolore al petto e al braccio non sottovalutare le difficoltà respiratorie

Secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista della Società Europea di Cardiologia, un paziente su quattro con un infarto del miocardio presenterebbe una sintomatologia atipica fatta di problemi respiratori oltre ad estrema spossatezza e dolore addominale.
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Kevin Ben Alì Zinati 10 Maggio 2021
* ultima modifica il 08/06/2021

Ci sono i classici campanelli d’allarme come il senso di oppressione al torace, il dolore che dal centro del petto si impossessa della spalla e del braccio o la sensazione di svenimento.

Ad indicare l’arrivo imminente di un infarto del miocardio, però, contribuiscono anche tutti quei sintomi atipici, ovvero indizi generalmente non associati a un problema cardiaco ma che è bene conoscere per scongiurare esiti “fatali”.

Ecco, tra questi ci sono le difficoltà respiratorie. Secondo un nuovo studio pubblicato sull’European Heart Journal – Acute Cardiovascular Care un paziente su quattro con un infarto del miocardio presenterebbe proprio una sintomatologia atipica fatta di problemi respiratori oltre ad estrema spossatezza e dolore addominale.

Lo dicono i numeri 

Lo studio descritto sulla rivista della Società Europea di Cardiologia ha esaminato le associazioni tra i suoi sintomi iniziali, la risposta del servizio medico e la mortalità a 30 giorni di distanza per indagare più a fondo i contorni dell’infarto.

I ricercatori del Nordsjællands Hospital, Hillerød, in Danimarca, hanno raccolto dati su tutte le chiamate fatte dai pazienti a una helpline medica e a un numero di emergenza nella regione capitale del Paese tra il 2014 e il 2018.

Nei 5 anni analizzati, oltre 7mila persone su oltre 8mila attacchi di cuore aveva presentato un dolore al petto (il 72%) mentre il 24% aveva invece fatto registrare sintomi atipici, i più frequenti dei quali erano difficoltà e problemi respiratori.

Tra i pazienti che avevano sofferto di dolore al petto, poi, il 95% e il 76% ha ricevuto un invio di emergenza dal numero di emergenza e dalla linea di assistenza medica mentre tra chi aveva lamentato sintomi atipici solo il 62% e il 17% aveva ricevuto assistenza.

La mortalità a 30 giorni tra i pazienti con attacco di cuore e dolore al petto si è attestata attorno al 5% (tra chi aveva chiamato il numero di emergenza) e del 3% (tra chi si era invece rivolto all’assistenza medica). Numeri diversi, e più alti, invece tra i pazienti con sintomi atipici: rispettivamente il 23% e il 15% erano morti entro 30 giorni.

Chi veniva colpito da un dolore al petto aveva, dunque, tre volte più probabilità di ricevere un'ambulanza di emergenza rispetto a chi, invece, aveva presentato sintomi meno “comuni”.

Maggiore consapevolezza

Ti traduco i numeri in fatti. Lo studio dei ricercatori danesi ha messo in mostra che i pazienti colpiti da un infarto non presentano sempre una sintomatologia specifica.

Le persone con una sintomatologia atipica avevano chiamato più spesso la linea di assistenza: forse perché i loro sintomi erano più lievi? Secondo i ricercatori danesi, il punto debole sarebbe invece la mancanza di consapevolezza riguardo la gravità della loro condizione.

Dal momento che in caso di arresto cardiaco è necessario intervenire in fretta, in modo da ripristinare il flusso di sangue, per i ricercatori danesi è determinante “educare” i cittadini – e il personale sanitario – al riconoscimento dei sintomi dell’infarto. Dolori al torace e al braccio sì, ma senza sottovalutare quindi anche le difficoltà respiratorie.

Fonte | "Impact of myocardial infarction symptom presentation on emergency response and survival" pubblicata il 5 maggio 2021 sulla rivista European Heart Journal – Acute Cardiovascular Care

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