Ci sono i classici campanelli d’allarme come il senso di oppressione al torace, il dolore che dal centro del petto si impossessa della spalla e del braccio o la sensazione di svenimento.
Ad indicare l’arrivo imminente di un infarto del miocardio, però, contribuiscono anche tutti quei sintomi atipici, ovvero indizi generalmente non associati a un problema cardiaco ma che è bene conoscere per scongiurare esiti “fatali”.
Ecco, tra questi ci sono le difficoltà respiratorie. Secondo un nuovo studio pubblicato sull’European Heart Journal – Acute Cardiovascular Care un paziente su quattro con un infarto del miocardio presenterebbe proprio una sintomatologia atipica fatta di problemi respiratori oltre ad estrema spossatezza e dolore addominale.
Lo studio descritto sulla rivista della Società Europea di Cardiologia ha esaminato le associazioni tra i suoi sintomi iniziali, la risposta del servizio medico e la mortalità a 30 giorni di distanza per indagare più a fondo i contorni dell’infarto.
I ricercatori del Nordsjællands Hospital, Hillerød, in Danimarca, hanno raccolto dati su tutte le chiamate fatte dai pazienti a una helpline medica e a un numero di emergenza nella regione capitale del Paese tra il 2014 e il 2018.
Nei 5 anni analizzati, oltre 7mila persone su oltre 8mila attacchi di cuore aveva presentato un dolore al petto (il 72%) mentre il 24% aveva invece fatto registrare sintomi atipici, i più frequenti dei quali erano difficoltà e problemi respiratori.
Tra i pazienti che avevano sofferto di dolore al petto, poi, il 95% e il 76% ha ricevuto un invio di emergenza dal numero di emergenza e dalla linea di assistenza medica mentre tra chi aveva lamentato sintomi atipici solo il 62% e il 17% aveva ricevuto assistenza.
La mortalità a 30 giorni tra i pazienti con attacco di cuore e dolore al petto si è attestata attorno al 5% (tra chi aveva chiamato il numero di emergenza) e del 3% (tra chi si era invece rivolto all’assistenza medica). Numeri diversi, e più alti, invece tra i pazienti con sintomi atipici: rispettivamente il 23% e il 15% erano morti entro 30 giorni.
Chi veniva colpito da un dolore al petto aveva, dunque, tre volte più probabilità di ricevere un'ambulanza di emergenza rispetto a chi, invece, aveva presentato sintomi meno “comuni”.
Ti traduco i numeri in fatti. Lo studio dei ricercatori danesi ha messo in mostra che i pazienti colpiti da un infarto non presentano sempre una sintomatologia specifica.
Le persone con una sintomatologia atipica avevano chiamato più spesso la linea di assistenza: forse perché i loro sintomi erano più lievi? Secondo i ricercatori danesi, il punto debole sarebbe invece la mancanza di consapevolezza riguardo la gravità della loro condizione.
Dal momento che in caso di arresto cardiaco è necessario intervenire in fretta, in modo da ripristinare il flusso di sangue, per i ricercatori danesi è determinante “educare” i cittadini – e il personale sanitario – al riconoscimento dei sintomi dell’infarto. Dolori al torace e al braccio sì, ma senza sottovalutare quindi anche le difficoltà respiratorie.
Fonte | "Impact of myocardial infarction symptom presentation on emergency response and survival" pubblicata il 5 maggio 2021 sulla rivista European Heart Journal – Acute Cardiovascular Care