I test rapidi arrivano in farmacia, Conasfa e Federfarma Lombardia: “Solo con linee guida per garantire la nostra sicurezza”

Il ministro della Salute l’ha dichiarato durante la riunione fra Stato e regioni giovedì 22 ottobre, annunciando anche che il Governo sta lavorando per una convenzione con i medici di base per permettere loro di effettuare i tamponi rapidi. Le rappresentanze del mondo dei farmacisti applaudono l’iniziativa così come la presidente di Conasfa Ballerini che, però, chiede subito un protocollo per tutelare i professionisti.
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Kevin Ben Alì Zinati 23 Ottobre 2020
* ultima modifica il 16/12/2020
In collaborazione con Dr. ssa Silvera Ballerini e Dr.ssa Annarosa Racca Presidente Conasfa, Federazione delle Associazioni farmacisti non titolari; Presidente Federfarma Lombardia

Dopo i sierologici, il nuovo passo sarà portare i test antigenici nelle farmacie e anche negli studi dei medici di base. È l’ipotesi su cui sta lavorando il Governo che potrebbe diventare realtà molto presto. L’ha annunciato il ministro della Salute Roberto Speranza durante la conferenza tra Stato e Regioni avvenuta in videoconferenza nella giornata di giovedì 22 ottobre: “In farmacia si fanno già i test sierologici in alcune regioni – ha spiegato il ministro – proviamo a fare una sperimentazione come sta avvenendo a Trento per effettuare gli antigenici anche in farmacia”. Non solo, perché si sta lavorando anche a una convenzione con i medici di base per permettere loro di effettuare i tamponi rapidi.

Una scelta importante 

Che i test rapidi stessero diventando sempre più importanti in questo scenario di emergenza era diventato chiaro. Ti avevamo raccontato di come il Governo si fosse già impegnato nell’acquisto di grandi quantità di test rapidi, il commissario straordinario Arcuri aveva infatti annunciato l’arrivo di 5 milioni di dispositivi, raddoppiati a 10 milioni nelle ultime ore. In più, nelle scorse settimane, diverse regioni si erano già mosse in autonomia in questo senso: ti avevamo raccontato del nuovo test rapido di cui il Veneto voleva dotare i propri medici di famiglia, delle sperimentazioni nelle scuole delle Lombardia e dell’antigenico (o il molecolare) necessario per rientra a scuola in Toscana.

Oggi i test rapidi sembrano invece pronti a diventare una soluzione nazionale. Le parole del ministro Speranza aprono così nuove importanti prospettive per provare a parare la pesante seconda ondata di contagi in modo organico e organizzato. Portare i test antigenici nelle farmacie e negli studi dei medici di base potrebbe davvero consentire di snellire le procedure di tracciamento dei contagi decongestionando così anche il sistema. Pensa alle difficoltà dei medici, dei pediatri e dei laboratori oggi con il costante aumento delle positività e al peso che l’epidemia di influenza stagionale può aggiungere tra malati da curare e la confusione delle sintomatologie.

Medici di famiglia, Conferenza Stato-Regioni e sindacati si incontreranno lunedì per trovare un accordo sui test rapidi in carico ai medici di medicina generale. La sensazione è cheti vada verso un'adesione volontaria.

Piemonte e Trentino modelli 

La strada che sembra voler intraprendere il Governo era già stata inforcata dal Trentino. La regione del governatore Alberto Cirio mercoledì 21 ottobre aveva annunciato il via ufficiale all’utilizzi di 2,4 milioni di test rapidi negli ospedali e nei pronto soccorso, per lo screening nelle scuole e nella Rsa oltre che per testare il personale sanitario, le forze dell’ordine.

Inoltre, il test è stato anche messo a disposizione dei cittadini che, prenotandolo in farmacia, potrebbero poi effettuarlo direttamente a casa , con un infermiere a domicilio, oppure nei laboratori pubblici o privati.

In caso di positività poi, ha spiegato la regione, il paziente verrebbe prima sottoposto al tampone molecolare per la conferma della positività mentre un risultato negativo verrebbe poi inserito in una piattaforma Covid per gestire il tracciamento.

Prima ancora era stata la provincia di Trento a dare il via ufficiale ai test rapidi ai medici di base. Era il 14 ottobre quando, in una nota, si leggeva che grazie all’accordo con i rappresentanti sindacali di categoria, i medici di medicina generale potevano già effettuare tamponi rapidi antigenici nasofaringei in libera professione, presso il proprio studio e l’adesione era su base volontaria.

I test antigenici, ben presto, diventarono ben presto realtà anche in due farmacie della Provincia, che avevano quindi aderito alle sperimentazione. All’indomani dell’annuncio del ministro Speranza, il presidente Maurizio Fugatti aveva espresso l’intenzione di allargare questa sperimentazione ad altre farmacie che già si sarebbero dette disponibili. In più, Trento sarà anche il primo territorio a fornire ai propri farmacisti una formazione per eseguire il test rapidi: “Per effettuare i tamponi in farmacia serve la presenza di un infermiere, la cui reperibilità è difficile – ha spiegato Fugatti in una nota – Abbiamo quindi chiesto al Ministero di consentire ai farmacisti di partecipare ad una formazione che consenta loro di effettuare poi i tamponi. Il ministro Speranza oggi ci ha risposto positivamente.

E i farmacisti? 

La risposta da parte delle principali rappresentanze del mondo dei farmacisti di fronte alla nuova possibilità annunciata dal Governo non si è fatta attendere. La Fofi, si è detta soddisfatta del fatto che in tempi brevi sarà possibile effettuare i tamponi rapidi antigenici nelle farmacie. Già alla fine dell’estate, infatti, la Federazione “in vista della ripresa della didattica in presenza, aveva chiesto che i farmacisti fossero coinvolti nelle campagne di screening del personale e della popolazione scolastica (allora attraverso i test sierologici) così come è stato fatto nella Provincia autonoma di Bolzano e poi in Emilia Romagna”.

L’arrivo dei test rapidi piace anche perché suona come il riconoscimento del ruolo strategico e determinante che le farmacie svolgono sul territorio: “I farmacisti si sono sempre resi disponibili a fare tutto quanto necessario per collaborare al contrasto della pandemia forti della loro professionalità e della capillarità dei loro presidi, e anche durante il lockdown non hanno mai fatto mancare il loro supporto alla collettività”. Anche Federfarma ha accolto positivamente la possibilità di effettuare i tamponi rapidi in farmacia dal momento che rappresenta “un’importante opportunità per i cittadini e per il Servizio sanitario nazionale, in quanto consente di snellire le procedure di tracciamento dei contagi in questa fase molto delicata”.

Il plauso arriva sì, ma fino a un certo punto. La dottoressa Silvera Ballerini, presidente della Associazione Nazionale Professionale Farmacisti Non Titolari, ha infatti sottolineato che le farmacie "sono pronte a tutto ciò che può essere utile e d’aiuto per la popolazione e nel rintracciare i contagi, a patto però che sia previsto un protocollo specifico”. Ricordi cosa ho scritto sopra a proposito del corso di formazione che nella provincia di Trento sarà messo a disposizione dei farmacisti che vorranno aderire alla sperimentazione con i test rapidi? La dottoressa Ballerini si riferisce a questo: “delle linee guida per i dipendenti e anche i titolari affinché possano eseguire i test in sicurezza. Nel caso di un tampone rapido la distanza verrebbe meno, quindi è necessario che i farmacisti abbiano tutte le protezioni, i camici monouso, i guanti e le visiere adeguate per restare lontani dai rischi”.

È la stessa linea di pensiero di Federfarma Lombardia, cristallizzata dalle parole della sua presidente. La dottoressa Annarosa Racca si è detta infatti a favore di "una farmacia che debba fare prevenzione, debba fare screening di massa come già facciamo per il colon-retto: credo fortemente, insomma, a una farmacia che come primo presidio del Servizio Sanitario Nazionale dispensi farmaci e offra anche servizi. In questa fase emergenziale siamo sempre stati aperti, abbiamo aiutato i cittadini a proteggersi e li abbiamo aiutati, stampando le ricette oppure portando i farmaci direttamente a casa".

Però, nelle parole della presidente, c'è un però. "Ad oggi noi farmacie non siamo dei luoghi giusti per effettuare i test rapidi perché non siamo organizzati per i contatti ad alto rischio. Come gestiremmo il caso positivo che sicuramente troveremmo con un tampone? Non abbiamo gli spazi, in quasi tutte le farmacie è impossibile creare un percorso differenziato Covid". Secondo la dottoressa Racca, una soluzione migliore potrebbe essere "collaborare con le Regioni facendo da tramite per i pazienti e prenotando per loro i test, da effettuare però a casa, con infermieri e personale qualificato. Non siamo ancora organizzati per farli all’interno della farmacie". 

Ultimo aggiornamento effettuato il 26/10/2020 da Kevin Ben Alì Zinati 

Fonti | Conferenza Stato-Regioni; Federfarma 

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