Che il cambiamento climatico stia già alterando la geografia delle malattie a cui eravamo abituati è un fatto già noto. Ti basti guardare a cosa succede in Italia, con popolazioni di zanzare diventare sempre più “locali” e malattie tropicali come la dengue sempre più familiari.
Il clima che cambia tuttavia potrebbe anche essere il motore per nuove e concrete epidemie virali. Una, per esempio, potrebbe essere quella guidata dagli enterovirus.
Lo sostiene uno studio condotto da ricercatori della Brown University, dell’Università di Princeton e della Johns Hopkins e pubblicato su Nature Communications in cui viene spiegato che climate change e temperatura rovente influiscono concretamente sullo sviluppo e la proliferazione di questi virus.
Ne hai sicuramente sentito parlare: sono agenti virali a Rna capaci dipendere di mira la popolazione più giovane, bambini in articolar modo, provocando la malattia mani, piedi e bocca e la poliomielite.
Il punto di partenza dei ricercatori è stata la consapevolezza, fin qui mai messa in discussione, che i focolai di malattia mani-piedi-bocca sono tipici dei mesi estivi.
La HFMD, come sai, causa febbre e l’insorgenza di fastidiose bollicine acquose sul palato, sulle mani e sulle piante dei piedi così come sul palato e sulla mucosa orale, quindi in bocca e sulla lingua. Stesso discorso per i casi storici di poliomielite, osservati negli Stati Uniti proprio durante l’estate.
Per molto tempo appunto i fattori scatenanti di queste malattie sono rimasti poco chiari ma poi il gruppo di ricerca statunitense ha messo sotto la lente d’ingrandimento il ruolo del clima e i particolare del grande caldo a cui siamo sempre più esposti.
“A latitudini più elevate osserviamo grandi epidemie di HFMD ogni due o tre anni – ha spiegato Saki Takahashi, coautore e professore associato di epidemiologia alla Johns Hopkins University che per lungo tempo ha studiato le dinamiche delle epidemie di enterovirus sia in Cina che in Giappone – ma più vicino ai tropici osserviamo epidemie due volte l'anno: i nostri risultati sono in grado di catturare questi modelli su larga scala”.
Per dimostrare che la temperatura esterna aveva un ruolo in tutto questo i ricercatori hanno utilizzato un modello epidemiologico che mescolava insieme i dati sul caldo insieme ad altri fattori demografici, in particolare la tempistica dei semestri scolastici.
In questo modo sono stati in grado di sporgere le due epidemie di HFMD all'anno nella Cina meridionale. Nelle località più settentrionali, l'effetto della temperatura prevale e l'effetto della scuola scompare.
"Abbiamo scoperto, anche dopo aver controllato altri fattori, che la temperatura sembra aumentare la trasmissione dell’enterovirus. Fondamentalmente, vediamo un effetto di dimensioni simili per la poliomielite storicamente e per i sierotipi di enterovirus più recenti che causano HFMD” ha spiegato la prima autrice Rachel Baker, John and Elizabeth Irving Family Assistant Professor Climate and Health presso la Brown University.
Lo studio, insomma, non fa solo chiarezza sul ruolo dei fattori ambientali e demografici della trasmissione dell'enterovirus. Sottolinea, in maniera importante, le implicazioni del cambiamento climatico per la futura circolazione di questi agenti virali. E l'urgenza di agire più in fretta.
Fonte | "Increasing intensity of enterovirus outbreaks projected with climate change" pubblicato il 31 luglio 2024 sulla rivista Nature Communications