Il carbone attivo sbianca i denti? Sì, ma attenzione ai rischi

Vorresti che i tuoi denti siano più bianchi e il tuo sorriso più luminoso, ma lo smalto tende al giallino ed è macchiato. Che cosa puoi fare? Esistono molti rimedi naturali, ma devi essere cauto nell’usare il carbone attivo, perché la sua capacità abrasiva potrebbe avere degli effetti collaterali non da poco.
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Valentina Rorato 29 Aprile 2022
* ultima modifica il 13/05/2022

Il carbone attivo è diventato di tendenza per la salute, non solo in termini di salute alimentare, ma anche nelle cure dentistiche. Devi fare, però, molta attenzione, perché potrebbe effettivamente essere pericoloso per i tuoi denti.

Cos’è

Il carbone attivo è una polvere nera fatta di materiale bruciato. È usato per prevenire l'avvelenamento perché è abbastanza poroso da assorbire alcune tossine e non fa male una volta ingerito e arrivato nello stomaco. Questo ingrediente può essere somministrato sia agli animali che all'uomo. E negli anni, proprio perché non tossico e ben tollerato, è diventato un ingrediente popolare in molti cibi e saponi.

Quando, però, viene utilizzato per lavare i denti ha lo scopo di sbiancare perché il carbone serve a rimuovere le macchie, in modo meccanico, e a rendere il tuo sorriso più luminoso. E non deve nemmeno essere incluso nel dentifricio: alcune persone comprano semplicemente la polvere e la usano come farebbero con il bicarbonato di sodio.

Il motivo per cui il carbone attivo è un ingrediente schiarente sta nella sua grana: è fatto di granelli fini e abrasivi, che consumano le macchie. Come anticipato, è molto simile al bicarbonato di sodio, che inoltre non è raccomandato da molti dentisti. È dunque un prodotto abrasivo e ciò significa che alla lunga può consumare lo smalto, rendendoli più sensibili e vulnerabile alle carie.

La polvere di carbone ha un certo effetto abrasivo e quindi può favorire lo sbiancamento dei denti per eliminazione di colorazioni superficiali acquisite. Non è in grado di eliminare le colorazioni profonde, ma potrebbe essere di aiuto per combattere l’alitosi. Tuttavia, non esistono ancora studi scientifici affidabili (randomizzati e controllati) che confermino entrambe queste caratteristiche, anche perché la disponibilità del prodotto sotto forma di pasta dentifricia è relativamente recente” afferma Edoardo Baldoni, professore ordinario di Malattie odontostomatologiche all’Università degli studi di Sassari.

Sempre con l’uso costante del carbone sui denti, rischi anche che la dentina all'interno dei tuoi denti a un certo punto inizi a mostrarsi. E devi sapere che ha un colore più scuro rispetto allo smalto e di conseguenza la tua dentatura diventerà un nocciola, decisamente poco piacevole.

Come si usa senza rischi

L’effetto nocivo del carbone è cumulativo. Ciò significa che non devi rinunciare alle sue proprietà sbiancanti, ma semplicemente che devi usarlo poco. Alcuni dentisti sostengono che un’applicazione al mese sia sicura. Inoltre, il dentifricio al carbone fine, se stai attento, non causerà danni, rispetto invece alla polvere. La verità è che esistono metodi migliori per lavarsi i denti e che tutte le forme di sbiancamento a casa sono pericolose in una certa misura.

Come si sbiancano i denti?

Il consiglio è quello di fare prima di tutto una seduta di igiene orale per eliminare placca, tartaro e macchie. “Poi si possono valutare tre possibilità: la prima è l’impiego prolungato di dentifrici sbiancanti, facendo attenzione a evitare quelli troppo abrasivi che potrebbero, alla lunga, danneggiare lo smalto.  La seconda è quella di utilizzare prodotti chimici sbiancanti sotto forma di pennellini applicatori, striscioline o mascherine da applicare sui denti per alcuni minuti ogni giorno, fino a raggiungere la colorazione desiderata. Il prodotto migliore e la modalità più idonea devono essere consigliati individualmente dall’odontoiatra o dall’igienista dentale. La terza possibilità consiste nel sottoporsi a sedute professionali di sbiancamento con l’impiego di sostanze a base di perossidi a maggior concentrazione, con l’aiuto o meno di luci a particolari frequenze, che consentono in tempi più rapidi l’eliminazione di decolorazioni anche profonde e persistenti. Nessuna di queste sostanze danneggia lo smalto dentale, al massimo può comparire una transitoria sensibilità agli stimoli termici”, ha concluso il professor Baldoni.

Fonte | Dottoremaeveroche

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