Un’operazione record e mai provata prima in Europa, un tentativo che gli stessi chirurghi hanno definito un “salto nel vuoto”. E un successo doppiamente grande. Lo scenario era questo: Francesco (un nome di fantasia) aveva compiuto i suoi 18 anni pochi giorni prima che la pandemia esplodesse e l’Italia finisse in lockdown ma il Coronavirus era riuscito comunque a raggiungerlo e, in poco più di un mese, gli aveva bruciato i polmoni, danneggiandoli in modo irreparabile. L’unica soluzione possibile era ricorrere a un trapianto di polmoni, un percorso che era stato tentato solto in Cina. Un’altra via non c’era. Così i chirurghi del Policlinico di Milano sono riusciti a organizzare l’operazione in sinergia con vari centri trapianti nazionali e regionali e a salvare Francesco. Che oggi, dieci giorni dopo, è sveglio, reattivo e pronto per la riabilitazione.
Francesco ha iniziato ad accusare una febbre molto alta intorno al 2 marzo, dopo Codogno ma prima dei decreti e del lockdown. Nel giro di pochi giorni la situazione peggiora e il 6 marzo viene ricoverato nella terapia intensiva nella tensostruttura del San Raffaele di Milano. L’infezione viaggia veloce e in due giorni, Francesco deve essere intubato. I suoi polmoni combattono contro Sars-Cov-2 ma il virus riesce ad avere la meglio, tanto che Francesco deve essere subito collegato alla macchina ECMO per la circolazione extracorporea. I medici si consultano, riflettono, ipotizzano. E poi arriva l’idea, l'azzardo necessario: trapiantare entrambi i polmoni di Francesco.
Nessuno in Occidente ci aveva mai provato, solo i medici cinesi avevano portato a termine operazioni simili, e in Europa la notizia dello stesso intervento avvenuto in Austria, in quelle frenetiche ore, non era ancora arrivata. Trovare un donatore compatibile è una sfida complicata in condizioni normali, in tempi di Covid ancora di più, e il tempo stringe. Perché Francesco continua a peggiorare e il suo organismo arriva vicinissimo ad esaurire completamene le risorse. Secondo i medici i suoi polmoni in alcune aree apparivano completamente distrutti e i danni agli alveoli erano irrimediabili. La svolta arriva all’inizio di maggio, quando gli organi di un deceduto di un’altra regione, e soprattutto negativo al Coronavirus, vengono trovati compatibili con Francesco. Ma la situazione è delicata: l’operazione è complicata, non è mai stata tentata prima e in più i chirurghi devono operare indossando tutti i dispositivi di protezione necessari, dai soprascarpe alle visiere, che rendono più complicati i movimenti.
Tutto, però, procede secondo i piani, e l’operazione è un successo. Francesco viene scollegato dalla circolazione extracorporea, viene anche trattato con il plasma iperimmune e finalmente, dopo dieci giorni, è tornato ad aprire gli occhi. Ora lo attende la fisioterapia e la riabilitazione visti i 58 giorni passati bloccato a letto, intubato. Ma il peggio è passato. Ora può iniziare anche la sua ripartenza.
Fonti | Regione Lombardia; Policlinico di Milano