
Tutti a volte possiamo avere un comportamento rigido e anche un po' “masochista” a detta dell’amico di turno che ci vede saltuariamente autosabotarci. Questo può capitare ed è del tutto normale, ma sicuramente non ci impedirà di vivere una vita soddisfacente, di stare bene coi nostri cari e di raggiungere i nostri obiettivi con un po’ di sforzo e sacrifici.
Quando però il comportamento diventa troppo rigido, ci impedisce sistematicamente di vivere bene e compromette le relazioni con le altre persone allora qualcosa non va.
La personalità è come una ricetta in cucina. Se dentro una pentola mettiamo un po’ di tratti psicologici, tendenze personali, comportamenti in quantità diverse, aggiungiamo i modi in cui i genitori ci hanno insegnato a reagire di fronte al mondo, mescoliamo e cuociamo a fuoco lento, ecco che avremmo la ricetta di quello che ci contraddistingue dagli altri e che fa di noi propri noi. Gli ingredienti di questa ricetta sono:
La personalità si forma molto presto nel corso della nostra vita e i tratti che la costituiscono, proprio come gli ingredienti di una torta, si combinano tra di loro, evolvono, mutano o si smussano in base all’età, famiglia, ambiente sociale e lavorativo, dando vita a quella costellazione di comportamenti che ci rende unici (nel bene e nel male!)
Quando, per diversi motivi, gli ingredienti della torta della personalità non sono freschi o non sono buoni, il comportamento diventa rigido e disadattativo. Allora, invece di aiutarci nella vita di tutti i giorni, adattandosi in maniera fluida alle sfide e alle esperienze quotidiane, ci mette i bastoni fra le ruote.
Non riusciamo quindi ad allacciare rapporti salutari con le persone, non stiamo bene in famiglia, a lavoro o nelle amicizie. Questo è il disturbo di personalità: un modo di pensare, sentire e comportarsi che devia nettamente e in maniera molto problematica dalle aspettative sociali e culturali.
Le alterazioni riguardano:
Ricordiamo che avere dei tratti e delle caratteristiche un po’ rigide, che a volte ci fanno stare male, non vuol dire avere un disturbo della personalità. È la modalità disadattativa e il fatto di non riuscire a vivere una vita soddisfacente che fa la differenza.
Il disturbo borderline di personalità è una condizione che si contraddistingue per l’instabilità dell’immagine di sé, degli obiettivi personali, delle relazioni e degli affetti.
Le persone con questo disturbo sembrano esagerate, drammatiche, spesso sono molto impulsive, ostili, imprevedibili e tendono a correre dei grossi rischi fino a compiere gesti potenzialmente pericolosi.
Come per altri casi in medicina, le cause esatte del disturbo borderline non sono conosciute. Esistono però delle situazioni che possono aumentare il rischio di sviluppare i sintomi. Queste sono:
I sintomi del disturbo borderline di personalità cominciano di solito in adolescenza oppure nei primi anni della vita adulta e possono durare a lungo, danneggiano le relazioni interpersonali, l’immagine di sé e l’umore. Con l’avanzare dell’età il disturbo borderline può migliorare.
Secondo il DSM V (Manuale Statistico e Diagnostico dei Disturbi Mentali) i sintomi principali riguardano:
Il disturbo di personalità borderline è una malattia cronica, anche se con l’avanzare dell’età può andare incontro a remissione. La compromissione di molte aree della vita di tutti i giorni è evidente ed esiste il rischio di ideazione e comportamenti autolesivi fino al suicidio.
È quindi indispensabile consultare il medico se c’è il sospetto che qualcosa non vada – ricordandosi però che avere un tratto comportamentale come quelli descritti non significa per forza essere borderline, e che in giovane età la personalità sta ancora mutando – .
Sono quindi indispensabili il corretto inquadramento medico e il conseguente trattamento.
Purtroppo, non sempre la persona giunge all’attenzione del medico o dello specialista all’esordio dei primi sintomi ma fa passare del tempo tra esordio, visita, diagnosi e trattamento efficace. Questo, ovviamente, si deve evitare per le possibili ripercussioni sulla vita della persona e dei suoi cari.
A causa della precoce età d’insorgenza e del lungo decorso, è molto importante escludere delle altre condizioni mediche sottostanti o l'abuso di sostanze e alcol che potrebbero mimare i sintomi del disturbo borderline.
La diagnosi è clinica, cioè sono i colloqui col medico che permettono di valutare le difficoltà nel comportamento e quindi diagnosticare il disturbo.
Solitamente la diagnosi si fa quando la persona ha almeno 18 anni, poiché prima la personalità è ancora in divenire ed è controproducente catalogarla come patologica.
Il trattamento del disturbo borderline di personalità dipende dalla severità dei sintomi.
Può essere necessario un approccio multidisciplinare, cioè eseguito da diverse figure professionali come il medico di medicina generale, lo psichiatra e lo psicoterapeuta.
Esistono poi degli accorgimenti utili, da attuare insieme al piano terapeutico, che aiutano a non aggravare i sintomi; questi includono uno stile di vita improntato sul benessere fisico e mentale e sulle strategie di cura di se stessi.
Fonti| APA – American Psychiatric Association ; DSM V – Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali V edizione ; Mayo Clinic